Secondo la maggioranza dei giudici Corte Suprema con la definizione di “bestialità” si deve intendere un “rapporto sessuale completo” tra uomo e animale che presuppone la penetrazione.
Il reato di bestialità, legato alla sodomia con gli animali, seppur introdotto con il codice penale del 1892, non è mai stato definito chiaramente in maniera da comprendere qualsiasi tipo di atto sessuale tra uomini e animali.
La sentenza legittima gli atti sessuali tra uomini e animali, rappresenta emblematicamente la deriva “animalesca” della nostra società. Una folle e suicida corsa contro mano che, negando l’esistenza di una natura umana, passa in maniera logica e coerente dalla transizione di genere alla transizione di specie, per arrivare infine all’aberrante giustificazione del sesso intra specie.
L’unica ad prendere ribellarsi a questa è Rosalie Abella, l’unico giudice dissidente, che ha cercato in tutti i modi di convincere la Corte a negare il ricorso, ricordando come:
“Gli atti con gli animali che hanno uno scopo sessuale sono intrinsecamente uno sfruttamento al di là che si verifichi o no la penetrazione”.
Evidentemente è stata inascoltata e “Gender” e “animalismo” stringono così un’alleanza ideologica di ferro per promuovere nella società il loro distruttivo piano rivoluzionario che vuole portare l’uomo al livello della bestia.
Mascia Pitti | Notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook