Da oggi anche in Canada si potrà ricorrere al suicidio assistito: lo scorso 7 giugno il Senato ha votato sì alla legge, che già era passata alla Camera. La legge – in una versione più “morbida” rispetto a quella proposta all’inizio – arriva dopo la sentenza della Corte Suprema del Canada del febbraio 2015, che aveva dichiarato incostituzionale la legge fino ad allora in vigore, che vietava la possibilità di ricorrere al suicidio medicalmente assistito.
Un netto cambiamento di rotta del governo liberale di Justin Trudeau, che fa del Canada uno dei pochi paesi al mondo in cui i medici sono legalmente autorizzati ad assistere i pazienti a morire. Il suicidio medicalmente assistito è infatti legale in alcuni stati americani e in pochi paesi europei, fra cui Lussemburgo, Svizzera, Paesi Bassi e Belgio. Nel febbraio del 2014 il Belgio è diventato il primo al mondo ad aver eliminato i limiti d’età per l’eutanasia legale. Restrizioni rimangono invece nella legge canadese, che permette di ricorrere al suicidio medico assistito soltanto a pazienti adulti consenzienti e responsabili, affetti da mali incurabili e irreversibili, la cui morte è ragionevolmente prevedibile e che siano cittadini canadesi. Non potranno farne richiesta i malati cronici, i minori e le persone affette da disabilità mentale .
Una legge che arriva dopo molte discussioni e voci contrarie, fra cui quelle delle chiese e delle comunità religiose, che hanno preso la parola per chiedere al governo di non arrivare ad una decisione che ha così tante implicazioni morali, etiche, mediche e sociali. In una conferenza convocata a Ottawa lo scorso aprile , i rappresentanti della conferenza dei vescovi, dell’Alleanza evangelica del Canada, del Consiglio canadese degli imam, dell’Esercito della Salvezza e delle comunità ebraiche hanno espresso un fermo ‘no’ a suicidio assistito ed eutanasia. Prima di pensare all’aiuto a morire – sostengono – bisognerebbe occuparsi di migliorare le cure palliative e i servizi di sostegno per disabili e per persone affette da malattie mentali. In questione anche la libertà di coscienza degli operatori della sanità.
«Noi siamo convinti – aveva dichiarato in quell’occasione Bruce Clemenger, presidente dell’Alleanza evangelica del Canada, che raggruppa più di 7mila chiese nel Paese – che il solo modo di aiutare le persone a morire con dignità sia di far sì che siano assistite con amore e sollecitudine, fornendo loro delle cure che comprendano il controllo del dolore e un sostegno psicologico, spirituale e affettivo». «Insieme, con le nostre diverse comunità di fede – aveva concluso il pastore Clemenger – siamo risoluti a impegnarci per alleggerire il dolore in tutte le sue forme, ma mai sopprimendo le persone sofferenti».
Foto: via pixabay.com
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