Il Boom delle Suore incinte

Schermata-2015-01-24-alle-11.39.18Fino a qualche decennio fa la notizia di una suora che trasgrediva il voto di assoluta castità destava scalpore e indignazione presso la popolazione Cristiana che, essendo in maggioranza cattolica (religione di Stato) veniva indottrinata da un vangelo personalizzato vaticanista secolare molto umanista e poco reale, ben lontano dalla verità semplice  e chiara  dell’Evangelo di Cristo.

Oggi le cose  sembrano prendere una piega diversa e anche nel mondo cattolico più radicato piccoli spiragli di luce incominciano a penetrare negli animi più predisposti a riceverla, ma questa viene ancora vissuta con  grande difficoltà da sacerdoti e suore cattoliche  in quanto trovano opposizione nella mentalità settaria e secolare interna al loro ambiente, e questo  spesso li induce  a nascondere e nascondersi da sentimenti naturali per paura del pregiudizio che potrebbe  colpirli,  e da questo loro timore  derivano a volte conseguenze anche pericolose per la loro  incolumità fisica e morale.

Citiamo  solo alcuni dei tantissimi episodi recenti di cui si è occupata  la Cronaca: – Una Suora ha  partorito un bambino nell’ospedale Bartolomeo Eustachio di San Severino Marche, in provincia di Macerata. La notizia si è diffusa solo nelle ultime ore, ma il parto sarebbe avvenuto tra martedì e mercoledì. La suora, di origine sudamericana, era arrivata in un convento di clausura della provincia di Macerata nel giugno scorso e sarebbe molto giovane. La monaca, secondo quanto racconta il quotidiano Il Gazzettino, era arrivata nel pronto soccorso dell’ospedale Bartolomeo Eustachio accompagnata da alcune consorelle perché lamentava forti dolori al ventre. I medici che l’hanno visitata, però, si sono subito accorti che la suora era incinta. L’ecografia nell’ospedale ha confermato la diagnosi tra l’incredulità dei presenti, soprattutto delle altre monache arrivate in ospedale con la giovane suora. La monaca a quel punto è stata condotta al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale dove ha dato alla luce un bimbo. Per il momento sulla vicenda né l’ospedale né il monastero hanno rilasciato dichiarazioni.

Il 17 gennaio ’14 – “Non sapevo di essere incinta, avevo solo un forte mal di pancia” è quanto avrebbe riferito ai primi soccorritori la suora di 32 anni  che ha partorito un bambino all’ospedale di Rieti un bambino di 3,5 kg. La notizia è riportata dal Messaggero. Salvadoregna, 32 anni, di un convento cittadino, la donna sarebbe arrivata al Pronto soccorso dell’ospedale San Camillo De Lellis accusando forti dolori all’addome, dopo che le consorelle avevano cominciato a manifestare preoccupazione per le sue condizioni e chiamato un’ambulanza del servizio 118. Giunta al nosocomio, è arrivata la sorprendente constatazione della gravidanza; tanto che nel certificato di ricovero, forse per un eccesso di scrupolo, sarebbe stato scritto “sospetta gravidanza in suora”. Quindi il parto. Nonostante la riservatezza del caso, la notizia è comunque circolata, ripresa sopratutto dai social network. Per adesso dall’ospedale ci si limita ad un laconico “no comment”.

Il 12 aprile ’14 –  Proteste questa mattina davanti al Tribunale di Ancona per contestare la scelta dei giudici nel noto caso della bambina di due anni e mezzo riconsegnata alla madre naturale, una suora di origine congolese. Oltre duecento persone si sono radunate davanti al palazzo di giustizia del capoluogo delle Marche con fischietti, cartelloni e palloncini rossi a forma di cuore per protestare contro i giudici che hanno deciso di riaffidare la piccola alle cure della mamma naturale dopo un primo via libera all’adozione della piccola. Il passo indietro dei giudici, sancito da una sentenza della Cassazione, era arrivato dopo che la suora, rimasta vittima di una violenza sessuale da parte di un sacerdote durante una missione all’estero, aveva espresso un ripensamento sul caso. Il tribunale infatti gli aveva dato ragione e la donna, nonostante in un primo momento aveva rinunciato alla neonata, si è vista riconoscere il diritto al ripensamento.

Allora, il Capo della Chiesa cattolica nel tentativo di prevenire e  arginare gli scandali, che fa’? Prende provvedimenti, alla sua maniera utilizzando parole calde e rincuoranti ma, soprattutto, non dettate da una volontà divina (Parola di Dio), ma secondo la sua parola personale: Suore: siate madri, non zitelle! “La consacrata è madre, deve essere madre e non zitella”, ha detto anche il Papa spiegando il senso della castità come “carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”. “La castità per il Regno dei cieli – ha spiegato il Papa – mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio”. “Questa gioia della fecondità spirituale – l’augurio di Papa Francesco alle suore – animi la vostra esistenza, siate madri, come figura di Maria Madre. (angelus  di Bergoglio: Vaticano – domenica  8  maggio 2013)

Ma cosa dice nella realtà la Parola di Dio? Matrimonio e celibato in 1°Corinzi 7:1-40. Avendo in 1°Corinzi 6:12-20, parlato delle relazioni illegittime tra uomo e donna, Paolo tratta delle relazioni legittime. In una lettera della chiesa di Corinto, gli erano state sottoposte varie questioni relative al matrimonio ed al celibato. Il lievito del Vangelo portato in mezzo alla corrotta società pagana di Corinto vi aveva fatto sentire la sua santificante influenza; e, come spesso accade, i convertiti, nel romperla coi loro passati disordini e nello studiarsi di conservarsi puri in mezzo ad un ambiente impuro, si spingevano oltre il segno. Il celibato non era egli, per il cristiano, il più sicuro baluardo contro la immoralità? E non farebbero meglio gli sposi cristiani di astenersi totalmente da ogni connubio carnale? I genitori che avevano ragazze nubili dovevano, sì o no, maritarle? E nel caso di separazione tra coniugi, o di matrimoni divenuti misti, qual era la condotta da tenere? A talune di queste domande l’Apostolo risponde in modo reciso, conscio com’è d’interpretare una regola divina; ad altre egli risponde con un semplice parere, cercando di tener conto delle circostanze quali gli apparivano in allora, ma riservando la libertà d’apprezzamento e di condotta di ciascuno.
Il capitolo si può dividere in tre sezioni:
a) In 1°Corinzi 7:1-9 l’Apostolo dichiara che l’astinenza da ogni commercio carnale, per quanto sia bella in sé stessa, non si può consigliare se non a quei celibi che hanno il dono della continenza, ed in via eccezionale, ai coniugi che vogliono attendere per un tempo a preghiere speciali.
b) In 1°Corinzi 7:10-24 egli insiste sul dovere dei cristiani di non rompere il vincolo matrimoniale ed, in genere, di perseverare nella vocazione terrena in cui li ha trovati l’appello divino.
c) In 1°Corinzi 7:25-40 Paolo espone ai padri di famiglia le ragioni che, nelle attuali circostanze, gli fanno ritenere preferibile, per le loro fanciulle, la vita celibe; ed estende, in ultimo, il suo consiglio anche alle vedove cristiane.
(1°Corinzi 7:1-9) LA REGOLA E L’ECCEZIONE
L’astinenza da ogni commercio carnale, per quanto bella in sé, non si può consigliare se non ai celibi che hanno il dono di continenza, ed ai coniugi in casi eccezionali. La regola resta la vita coniugale normale.
Quanto alle cose di cui mi avete scritto, In una lettera che sottometteva all’Apostolo diverse altre questioni 1°Corinzi 8:l; 12:l; 16:1, egli [è] bene per l’uomo di non toccar donna, cioè di non aver con donna alcuna, relazione carnale, che d’altronde sono legittime solo nel matrimonio. (Cfr. per l’espressione «toccar donna» Genesi 20:4,6; Proverbi 6:29). Girolamo forzava manifestamente il senso di questa frase quando scriveva a Gioviniano: «Se è cosa buona il non toccar donna, è dunque cosa cattiva il toccarla». Una tale conseguenza, oltre all’essere contraria al fatto della istituzione divina del matrimonio Genesi 2, vien ripudiata esplicitamente da Paolo con le dichiarazioni di 1°Corinzi 7:9,28,36. «Se anche prendi moglie, tu non pecchi e se la vergine si marita non pecca».

La parola di Paolo va interpretata non solo in armonia coll’insegnamento generale della Scrittura sul matrimonio, ma con quello dato altrove dallo stesso Apostolo, 1°Corinzi 11:3,12; Efesini 5:22-33; 1°Timoteo 4:3. In ispecie, dobbiamo tenere conto delle spiegazioni ch’egli ne fornisce in questo captiolo 7. Gli si domanda dai Corinzi se non sarebbe meglio astenersi totalmente da ogni commercio carnale, ed egli, considerando le cose dal punto di vista della vita superiore dello spirito in cui ha da realizzarsi un giorno l’ideale umano, risponde: Sì: «è bene per l’uomo di non toccar donna».

È bene, perchè a questo connubio carnale si connettono quasi inevitabilmente, nello stato presente, delle concupiscenze che tendono ad affievolire la vita spirituale di comunione con Dio Galati 5:16-17; 1°Pietro 2:11; mentre, l’astinenza assoluta può giovare a rendere più intensa la vita superiore. Cristo, il secondo Adamo ch’è spirito vivificante, ha dato l’esempio d’una vita perfetta nello stato di celibato. «I figliuoli di questo secolo sposano e son maritati; ma coloro che saran reputati degni d’ottenere quel secolo e la resurrezione dei morti, non isposano e non son maritati» Luca 20:34-36. Inoltre, il celibato offre il vantaggio di lasciare una maggior libertà per il servizio del Signore 1°Corinzi 7:32-34; e, nei tempi calamitosi, risparmia al cristiano afflizioni ed angosce 1°Corinzi 7:26,29,40.

Non è dunque da stupire se Paolo, che considera prossima la venuta del Signore Gesù, esprime il desiderio che tutti i credenti vivano nella totale astinenza, restando come lui, celibi. Però, ad una condizione: cioè che tutti abbiano il dono di continenza, poichè un’astinenza forzata sarebbe piena di pericoli morali. Nella pratica, siccome un tal dono è raro, e sono grandi le tentazioni che circondano i Corinzi, egli consiglia il matrimonio, e nel matrimonio, la normale, per quanto casta, convivenza coniugale.

Il matrimonio, quindi, è un fondamento centrale della Parola di Dio in quanto istituzione dalla quale  deriva la procreazione e la costruzione della Famiglia. La castità è una decisione  personale che può essere intrapresa esclusivamente da chi ha il dono raro della continenza e non deve essere forzata poiché dalla forzatura scaturisce il pericolo della tentazione che induce  al peccato.
Pertanto, le suore che non possedendo in se il dono della continenza sono cadute nel peccato fuori dal matrimonio, possono tranquillamente correggere il loro errore contraendo matrimonio con il partner con le quali si sono unite nella carne, accettando di morire  nella vecchia creatura quindi decidendo di rinascere in Cristo consacrando la loro nuova famiglia nel nome Santo di Gesù.

Francesco Comito – notiziecristiane.com


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