La lista dei paesi più terribili coi cristiani secondo Aiuto alla Chiesa che soffre: dall’Arabia Saudita alla Corea del Nord passando per India e Siria.
Dopo l’appuntamento di Roma una settimana fa, anche a Milano è stato presentato il più recente rapporto in lingua italiana sulla libertà religiosa a cura di Aiuto alla Chiesa che soffre, quest’anno intitolato Perseguitati e Dimenticati e concentrato sulla situazione dei 13 paesi dove le condizioni dei cristiani sono più difficili: Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord, Egitto, Eritrea, India, Iran, Iraq, Nigeria, Pakistan, Siria, Sudan e Turchia. Non a caso sede dell’incontro è stata l’aula delle conferenze stampa presso la Regione Lombardia: da tempo l’ente di governo del territorio è sensibile al tema delle persecuzioni contro i cristiani nel mondo, al quale hanno dedicato mostre, convegni e iniziative di mobilitazione, come hanno avuto modo di sottolineare l’assessore regionale alle Culture, Identità e Autonomie Cristina Cappellini e il governatore Roberto Maroni in persona, presente all’evento. Fra le più recenti si ricordano il convegno Help Christians, durante il quale la stessa scritta venne riprodotta in formato gigante sul grattacielo Pirelli che è una delle sedi regionali, e la mostra fotografica “Cristiani perseguitati” nello spazio espositivo del Palazzo Lombardia.
A Milano come a Roma era presente Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei copti cattolici, che ci ha tenuto a presentarsi come «testimone non di una Chiesa vittima, ma di una Chiesa viva che testimonia la sua fede in un grande paese a maggioranza musulmana». Prima di lui hanno parlato Alessandro Montemuro e Alfredo Mantovano, rispettivamente direttore e presidente di Aiuto alla Chiesa che soffre Italia. Ricorrendo a metafore di tipo medico-sanitario, Monteduro ha spiegato che il fondamentalismo islamico non è l’unico virus che diffonde la malattia della persecuzione anticristiana: ad esso vanno aggiunti quello del nazionalismo religioso, esploso in India negli ultimi anni sull’onda dell’ascesa al potere del partito nazionalista indù, e quello dell’ateismo di Stato derivante dall’ideologia comunista, virulento in Corea del Nord e in Cina. Di fronte a questa patologia della vita contemporanea resta inerte il ricercatore che più possibilità avrebbe di sviluppare i vaccini: l’Occidente, dedito agli affari con alcuni dei paesi dove più intensa è la persecuzione: Monteduro ha citato gli accordi commerciali fra Pakistan e Unione Europea del valore di 4 miliardi di euro all’anno e quelli degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita per la vendita di armi per un valore di 110 miliardi dollari.
Mantovano ha insistito sulla seconda parola del titolo del Rapporto: “dimenticati”. Facendo degli esempi. Ha ricordato il progetto di Aiuto alla Chiesa che soffre per la ricostruzione delle località abitate dai cristiani nella Piana di Ninive occupate per più di due anni dall’Isis e oggi in via di faticosa ricostruzione: nonostante l’importanza dell’intervento, che avrà un bilancio pari a 250 milioni di dollari, i quotidiani italiani non hanno dato nessun risalto alla notizia. All’opposto, la pubblicità data al caso Asia Bibi su molti quotidiani italiani ha contribuito, fra altre cose, fino ad oggi a evitare che fosse eseguita la sentenza capitale per blasfemia contro di lei.
Fra le notizie più interessanti presenti nella scheda del Rapporto che è stata consegnata alla stampa, la valutazione che in 11 dei 13 paesi studiati dal Rapporto la situazione è peggiorata nel periodo 2015-2017 rispetto al biennio precedente, mentre quella di Arabia Saudita e Corea del Nord, già pessima, è rimasta identica. In India dopo la vittoria alle elezioni del Bharatiya Janata Party, il partito del primo ministro Narendra Modi, gli attacchi contro i cristiani si sono moltiplicati: 365 atti di violenza nel 2016 e ben 316 nei soli primi cinque mesi del 2017.
Il patriarca copto cattolico Sidrak ha spiegato che le violenze contro i cristiani sono in prevalenza opera di persone ignoranti manipolate da gruppi politico-religiosi salafiti e da paesi stranieri, e che la questione educativa a tutti i livelli è centrale per vincere gli atteggiamenti negativi verso i cristiani ancora presenti in Egitto. «Il presidente al-Sisi sta facendo pressione su Al Azhar perché l’università modifichi il suo discorso religioso, ma è importante che cambi non solo il discorso ufficiale, ma il modo di pensare di chi insegna ad Al Azhar, e per questo ci vottà tempo e lo sforzo di tutti gli egiziani colti, musulmani e cristiani». Sidrak ha enfatizzato il contributo della piccola Chiesa copta cattolica (330 mila fedeli in un paese di 95 milioni di abitanti) che gestisce 170 scuole dove gli studenti musulmani sono leggermente in maggioranza, e dalle quali sono usciti anche alti dirigenti dello Stato. Ha infine ricordato che tutti gli edifici religiosi cristiani e le proprietà private di cristiani distrutte dagli estremisti durante la sollevazione dell’agosto 2013 sono state restaurate a spese dello Stato.
Estratti dei capitoli del Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre possono essere trovati sul sito internet dell’associazione (www.acs-italia.org).
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