Nelle chiese perseguitate girava un racconto che, specialmente per i cristiani sofferenti a causa della fede, era motivo di consolazione.
In un bosco c’erano tre giovani alberi. Pregarono insieme che un giorno, invece di marcire nel bosco, dal loro legno venisse ricavato qualcosa di utile. Il primo albero disse: “Vorrei diventare una mangiatoia in cui possano mangiare le bestie stanche dopo una giornata di lavoro”. Dio lo ascoltò e da lui venne ricavata una speciale mangiatoia, in cui un giorno venne posto il Figlio di Dio. Vide gli angeli vegliare sul fanciullo, ascoltò Maria cantare delle ninne nanne e i pastori inginocchiarsi davanti a quel bambino. Quale altro albero ha mai avuto un destino migliore?
Il secondo albero pregò che dal suo legno potesse essere costruita una barca. La sua preghiera fu esaudita. Un giorno su quella barca vi salì un predicatore: il Figlio di Dio. La barca sentì Gesù insegnare e parlare con parole piene di amore e di sapienza. Durante una violenta tempesta la barca stava per capovolgersi, ma Gesù sgridò i venti e il mare e si fece gran bonaccia. Era valsa la pena per l’albero di morire.
Il terzo albero non sapeva cosa voler diventare. Altri decisero al suo posto. Ne ricavarono una grande croce che doveva servire come strumento di tortura. L’albero ci rimase male. Un giorno, però, su quella croce venne inchiodato il Figlio di Dio. A differenza delle altre croci non si sentirono né lamenti, né imprecazioni, ma parole di perdono, parole compassionevoli. Il legno capì ì che il suo contributo alla crocifissione di Gesù era servito alla salvezza dell’umanità e così fu ripieno di gioia.
Noi non cerchiamo l’afflizione: potremmo benissimo farne a meno. Dobbiamo però sapere che ogni cosa coopera per il bene di coloro che amano Dio. E se la accettiamo diventa tuttavia una fonte di gioia e di pace.
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