Nell’ottobre 2011 viene fondato a Vienna il Centro Internazionale Re Abdullah bin Abdulaziz per il Dialogo Interreligioso e Interculturale (KAICIID) che nasce dalla cooperazione tra Arabia Saudita, Austria e Spagna. “Fondatore osservatore” è la Santa Sede.
Basterebbero queste informazioni per porsi e porre per lo meno qualche interrogativo. Come è possibile che un centro sponsorizzato dall’Arabia Saudita possa promuovere il “dialogo interreligioso e interculturale”? Un centro davanti al quale da ormai un anno, ogni venerdì attivisti per i diritti umani manifestano per ottenere la liberazione del blogger saudita Raif Badawi, condannato a mille frustate e a dieci anni di carcere, per avere fondato un sito di pensatori liberali? Come è possibile che i governi austriaco e spagnolo, ma soprattutto la Santa Sede, possano accettare l’ipocrisia di uno Stato dove i diritti umani vengono regolarmente calpestati, dove i non musulmani non possono esercitare liberamente il loro credo e dove si applica il diritto penale islamico nella sua interpretazione più rigida?
Purtroppo anche le ultime iniziative del Centro non solo fanno aumentare i dubbi sulle vere finalità dell’istituzione, ma soprattutto confermano l’ipocrisia dello Stato saudita. Il 7 marzo 2014 l’Arabia Saudita metteva ufficialmente al bando l’organizzazione dei Fratelli musulmani, probabilmente per compiacere il regime di El Sisi di cui era diventata uno dei principali sostenitori. Tuttavia nessuna misura particolare viene attuata per reprimere o limitare le attività della Fratellanza nel Regno. Nel febbraio 2015 Nihad Awad, direttore del Council on American-Islamic Relations (CAIR) ideologicamente schierato con i Fratelli musulmani, partecipa alla Conferenza Internazionale Islamica Anti-terrorismo alla Mecca e sul proprio account Twitter commenta: “Onorato di parlare alla Conferenza Internazionale Islamica #Antiterrorismo alla #Mecca. Discussione profonda. Grande incontrare molti amici e compiere la umra.” Nel giugno 2015 Wikileaks pubblica documenti sauditi in cui si conferma sia il sostegno diretto del Regno saudita a molti personaggi chiave della Fratellanza sia indiretto, come nel caso di Rached Ghannouchi, leader del partito Ennahdha, per il quale il Ministro dell’informazione ha chiesto alla stampa saudita una sorta di silenzio stampa e ha consigliato di non attaccarlo. Nel 2015 la Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE), con base a Bruxelles e ideologicamente affiliata alla Fratellanza, organizza un viaggio ufficiale per nuovi convertiti in Arabia Saudita. Il video in cui la FIOE narra l’evento conferma altresì che il viaggio premio si è svolto grazie alla sponsorizzazione della società saudita Al Muhaidib. Si tratta di singoli eventi, ma non certo casuali in un paese dove tutto e tutti sono monitorati e controllati sia in entrata che in uscita. D’altronde nel marzo 2015, il ministro degli Esteri Saud bin Faisal dichiarava, in un’intervista rilasciata a Samar Mogren, che il suo paese non aveva alcun problema con i Fratelli musulmani, ma solo con “un piccolo gruppo affiliato a questa organizzazione”.
Le recenti attività del KAICIID, questa volta non in Arabia Saudita, ma sul territorio europeo, confermano che i rapporti tra la terra natale di Maometto e la Fratellanza sono tutt’altro che cessati. Il 27 agosto il Centro per il Dialogo Interreligioso e Interculturale ha lanciato il Consiglio della leadership Islamo-Ebraica (MJLC) per “promuovere attivamente la protezione della libertà religiosa in Europa” in altre parole per equiparare anti-semitismo all’islamofobia. Stupisce come un paese in cui i libri di testo non hanno mai riservato parole cordiali nei confronti dei cristiani e degli ebrei, voglia promuovere in Europa la libertà religiosa. Tuttavia stupisce ancora di più la presenza tra i partners dell’iniziativa di Islamic Relief Worldwide (IRW) e la presenza all’evento di lancio della piattaforma di Ibrahim El-Zayat. El Zayat è uno dei principali attori della Fratellanza in Germania, Austria e a livello internazionale che fino allo scorso luglio è stato il chairman di IRW e che è ancora nel direttivo di Islamic Relief UK, Ireland and South Africa. Il legame stretto tra IRW e l’ambito della Fratellanza è confermato dalla sua storia e dal fatto che la sua dirigenza ha sempre avuto legami molto stretti con il movimento fondato da Hasan al-Banna: Ahmed al-Rawi, ex presidente della FIOE e ex presidente della Muslim Association of Britain, ne è stato presidente dal 1992 al 2000; Ibrahim El-Zayat stesso ne è stato Chairman fino allo scorso luglio; Essam al-Haddad, membro fondatore di IRW, ne è stato presidente fino alla sua assunzione come consigliere di Mohammed Morsi e ora si trova nelle carceri egiziane. Tanti fili di IRW conducono alla Fratellanza così come tanti fili della Fratellanza conducono all’Arabia Saudita.
Il legame tra il KAICIID e la Fratellanza locale è confermato anche dall’elenco dei Fellows dell’istituzione per l’anno accademico 2015/2016 in cui figura anche Mabrouka Rayachi che appartiene all’Ufficio preposto all’Educazione (Schulamt) dell’Islamische Glaubensgemeinschaft in Österreich (IGGiÖ), ideologicamente schierata con i Fratelli musulmani anche se oggi guidata da Fuat Sanaç, più vicino alla versione turca del movimento rappresentata dal Milli Gorus. Ma ancora una volta il legame con il Milli Gorus passa attraverso Ibrahim El-Zayat che è sposato con la nipote del fondatore del movimento turco Necmettin Erbakan.
Arabia Saudita, Qatar, Fratelli musulmani sono quindi attori ben presenti e attivi in Europa e sono purtroppo considerati partners affidabili dai nostri governi, a livello politico ed economico, e anche dalla Santa Sede. Quanto appena esposto e soprattutto la triste realtà di chi vive in quei paesi e di chi ha conosciuto da vicino le strategie della Fratellanza, dovrebbe condurre a una riflessione sulla sincerità dei loro intenti e sulla sincerità di iniziative volte a chiedere libertà in Europa e non ingerenza in questioni interne qualora si rammenti loro la reciprocità.
di Valentina Colombo | Lanuovabq.it
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