Vogliamo parlare insieme della solitudine, realtà che mette paura, un vero e proprio tabù. Parleremo delle conseguenze di una vita vissuta in solitudine.
La solitudine non è soltanto una condizione esteriore, visibile, quanto piuttosto una situazione interiore, profonda dell’anima, che è la sede dei nostri sentimenti. Dando uno sguardo intorno a noi scopriamo tanta gente sola, che tuttavia non ammette di esserlo e cerca di spiegare i suoi malesseri in vari modi: la colpa della malinconia, delle circostanze, perfino delle condizioni atmosferiche, pochi confesseranno semplicemente di sentirsi soli dentro.
Di solito si pensa che essere soli è una conseguenza dell’età avanzata, ma questo accade perché gli anziani sono gli unici ad ammetterlo apertamente. È certamente una condizione indesiderata che impensierisce coloro i quali si avvicinano alla terza età.
La solitudine
L’argomento “anziani soli” è tra i più dibattuti di questi tempi, la società intera si è mossa e si muove, anche se lentamente, per migliorare lo stato sociale degli anziani; se non altro se ne parla in televisione, alla radio, se ne scrive sui giornali, ma la solitudine resta un male interiore difficile da alleviare. Le persone anziane, dal canto loro, danno la colpa di questo disagio alle famiglie, che li abbandonano a strutture sociali il più delle volte insufficienti. Ma la solitudine dell’anziano non è in realtà la conseguenza della consapevolezza di essere vicini al termine della vita? Quando non ci sappia-mo spiegare cosa accadrà di noi dopo la resa estrema del nostro corpo, ci
chiudiamo nella solitudine e nella depressione!
Ad ogni modo, la solitudine non colpisce solo loro, gli anziani. Quanti adulti, presi dai loro problemi e dalle varie faccende della vita, non si rendono conto di essere soli. Certo, sono circondati da tante persone, le incontrano per la strada, nei negozi, sui posti di lavoro, in ufficio, ma tutto questo accade con una assenza totale di calore umano, nell’indifferenza dei più. Gli “adulti distratti” non comunicano più neppure in famiglia, il marito e la moglie si rifugiano in se stessi , nella depressione, e finiscono per cercare soddisfazione e ristoro in lenimenti micidiali quali l’alcool, gli psicofarmaci.
La soluzione a cui volgono tante coppie in crisi è la separazione, il divorzio, un’altra grave piaga della società di oggi. Certamente per i giovani che sperano nel domani è un dolore, una delusione, una sconfitta, vedere la propria famiglia che si sfascia, o coppie giovani che si dividono.
La solitudine è un malessere che tocca i giovani più di quanto noi immaginiamo! Per giunta, questa situazione, la gioventù è largamente incompresa, la maggior parte degli adulti non ritiene importante la solitudine del giovane. Ed ecco che essi si rivolgono a rimedi come la droga, l’alcool, i vizi, le compagnie poco raccomandabili (le uniche tanto disponibili).
Il vuoto interiore si allarga sempre di più, abbiamo bisogno di un amico, di un’amica, ma nessuno è disposto ad ascoltarci o semplicemente a farci compagnia. La conseguenza è che alcuni giovani sentendosi soli arrivano a togliersi la vita! Quanto sarebbe stata preziosa la vicinanza di un amico, quanto sarebbe stato buono non essere soli!
Il Vangelo di Giovanni ci descrive un incontro molto significativo: quello tra Gesù e la Samaritana. Il testo narra che Gesù, dovendo ritornare in Galilea dalla Giudea, invece di passare per la Perea passò per la Samaria, facendo un percorso poco conveniente per un israelita, poiché non correva buon sangue tra i Giudei e i Samaritani. Ma Gesù ben sapeva che una donna sola e bisognosa di aiuto Lo avrebbe incontrato. Una donna con una cattiva reputazione, che aveva avuto cinque mariti ma che ora era sola, pur vivendo con un altro uomo.
Gesù conosceva tutto, e sapeva anche che gli errori di questa donna l’avevano emarginata, isolata. Chissà in quale situazione morale era quella Samaritana, ma il Signore le andò incontro e placò la sua sete d’amore dandole l’acqua della vita, dandole il perdono dei peccati. Gesù portò quella donna a chiederGli “dell’acqua che scaturisce in vita Eterna”, poiché ella aveva riconosciuto in Lui il Messia, il Salvatore del mondo, il Ristoratore delle anime, il Principe della Pace.
Quella donna lasciato il suo secchio vicino al pozzo corse a chiamare i concittadini per mostrare loro Gesù: anche noi lasciato il secchio “dell’acqua arida” offertaci dal mondo, corriamo per invitare chi attorno a noi è solo ed ha bisogno di Gesù. Poiché, in fondo, sono “i nostri peccati che costituendo una barriera tra noi e Dio ci rendono soli”. Gesù disse a quella donna: “se tu conoscessi il dono di Dio…” E il dono di Dio, noi lo conosciamo: è Cristo Gesù. La donna samaritana realizzò tutto questo, aveva trovato in Cristo la risposta alla sua solitudine e piena di allegrezza corse a raccontare alla città intera che aveva trovato il Messia, colui che dona pace, risolve i problemi, libera dai peccati e dalla solitudine.
La soluzione alla solitudine dell’uomo è Gesù, quando l’avremo profondamente sperimentato potremo dire con i concittadini della Samaritana: “Non è più a motivo di ciò che tu dici perché crediamo che abbiamo udito da noi, e sappiamo che Gesù è veramente il Salvatore del mondo”.
Martina Cardini
Tratto da: http://www.tuttolevangelo.com/
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