Con il racconto di Lazzaro e del ricco malvagio in Luca 16:19-31, nell’aldilà – si evidenzia la sorte, attuale e permanente, di tutti gli empi e, dei salvati.
” […] oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché quelli che vorrebbero passar di qui a voi non possano, né di là si passa da noi” (v.26).
“E’ ben nota l’obiezione, a proposito di quest’ultimo testo, secondo la quale si riferirebbe ad una parabola che non può essere presa come fondamento per una dottrina. Occorre notare, però, che se il linguaggio usato da Gesù è “parabolico”, in quanto deve trattare l’argomento dell’aldilà, non esistono gli elementi caratteristici che distinguono una parabola. Infatti, Gesù parla di un uomo che si chiamava Lazzaro e di un ricco; è un fatto reale del mondo invisibile sul quale il Signore toglie il velo del mistero” (Francesco Toppi).
Gesù scese fra i morti pentiti e redenti, insieme con il ladrone penitente, al quale il Figliuolo di Dio aveva fissato quell’appuntamento glorioso: “Io ti assicuro che oggi tu sarai con me in Paradiso (Luca23:43).
Tre giorni dopo la Sua morte, Dio “Lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che Egli fosse da essa trattenuto” (Atti 2:24). Il Cristo vittorioso ha trionfato sull’avversario e ha infranto le porte della morte. “Salito in alto, Egli ha portato con sé dei prigionieri, e ha dato dei doni agli uomini”(Efesini 4:8). Frattanto, per quanto la morte continui ad esistere, essa diventa la porta della vita per coloro che accettano Cristo.
Tutti i commentatori degli Scritti Sacri hanno qui veduto l’affermazione che il Figliuolo di Dio ormai glorificato aveva liberato dallo “Sheol”, o il Seno di Abramo, i morti credenti e li aveva condotti con Sé in cielo.
Da quel tempo in avanti, tutti coloro che muoiono nella fede, invece di scendere nel soggiorno dei morti, salgono direttamente presso al Signore.
L’apostolo Paolo esclamava: “Infatti per me il vivere è Cristo e il morire è guadagno. Ho desiderio di partire e essere con Cristo, perché è molto meglio” (Filippesi 1:21-23).
Se il morire era: “comunque” uno scendere nello “Sheol” e non un salire in cielo, perché per Paolo il morire era guadagno? Che fretta c’era di dover abbandonare questa terra? Paolo avrebbe dovuto aspettare ad oggi più di 1950 anni e starebbe ancora nello “Sheol” e, stesse ancora aspettando. Ma lui dice: ” Ho desiderio di partire e essere con Cristo, perché è molto meglio”. Qual era la ragione? Perché Paolo sapeva che, Cristo con la Sua morte e resurrezione, aveva trionfato sulla morte; e la morte non aveva più il potere di trattenere i redenti. La morte entrò nel mondo con il peccato, ma fu sconfitta quel giorno al Calvario. Le anime dei salvati prima dell’avvento di Cristo non potevano usufruire di questa grazia, in quando, benché morti nella fede, aspettavano a Colui che avrebbe sconfitto la morte. Ad Abramo, la sua ubbidienza, fu messa in conto di giustizia, ma se Cristo sarebbe sceso dalla croce, anche Abramo, il padre della fede periva. Il Sangue dei tori e dei becchi, coprivano i peccati, ma non li cancellavano. Con il trionfo del Cristo Crocifisso, Dio liberò tutti i “prigionieri” e li portò con sé in gloria (Efesini 4:8).
“Siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore (poiché camminiamo per fede e non per visione); ma siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore”
( 2 Corinzi 5:6-8).
Rimane tuttavia chiaro che lo stato attuale dei morti, siano essi credenti o empi, non è che provvisorio. I primi, fin d’ora, sono nel riposo e nella beatitudine presso a Dio, aspettando la loro resurrezione e regno per l’eternità.
“Bisogna notare attentamente che i giusti non otterranno la loro ricompensa finale, né gli empi avranno la loro punizione finale, che dopo la loro rispettiva risurrezione; sia gli uni che gli altri sono in uno stato intermedio, in attesa che i loro corpi risuscitano ed essi ricevano il loro premio o la loro condanna definitivi. I Cristiani che si dipartono da questo mondo vanno “a stare con il Signore”, ma non ricevendo la loro ricompensa finale. Lo stato intermedio dei giusti è uno stato di riposo (Apocalisse 14:13), di attesa (Apocalisse 6:10-11), di attività (Apocalisse 7:15) e di santità (Apocalisse 7:14) Anche gli empi passano attraverso uno stato intermedio, nel quale attendono la loro posizione finale; la riceveranno dopo il giudizio del Trono Bianco, quando la morte e l’Ades saranno vuotate (traduzione letterale) nel lago di fuoco (Apocalisse 20:14)” (Myer Pearlman).
Ma come far coincidere che i morti in Cristo sono con Dio in paradiso, e loro corpi giacciono nella polvere? Al momento della morte di un credente, il suo corpo va nella tomba, l’anima si stacca dal corpo e sarà dal momento del distacco solo lei a godere delle beatitudine presso Dio. Ricordiamoci che noi siamo trini com’è Dio, per cui abbiamo, il corpo, l’anima e lo spirito. Lo spirito torna al Padre che lo ha donato, l’anima (redenta) andrà in cielo, e ” […] Il corpo sarà seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale” (1 Corinzi 12:42-44). Questa parte però, deve ancora compiersi e quando avverrà, l’anima salvata, nella prima resurrezione dei santi, sarà fusa con il corpo glorificato donatoci da Dio. Come sarà fatto questo corpo non lo conosciamo ancora, ma abbiamo fede e crediamo in Dio. Ma comunque, sarà un corpo non più soggetto al peccato, alle tentazioni, malattie, tribolazioni, invecchiamento ed altro. Ma soprattutto un corpo celestiale. E ricordiamoci anche quello che disse l’Apostolo Giovanni:
“Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è” (1 Giovanni 3:2).
Anche i rapiti saranno mutati all’istante, cioè, il loro corpo sarà mutato da corruttibile a incorruttibile, da corpo naturale a corpo spirituale. In quell’istante l’anima avrà un nuovo corpo per sempre, un corpo glorificato. (1Tessalonicesi 4:17).
La Bibbia è molto chiara è va letta insieme con la guida dell’Autore, Lo Spirito Santo. Non tutto Dio ci può svelare oggi come dice Giovanni, non fosse altro perché non capiremo tutto, ma un giorno si. Speculare significa far nascere sette e divisioni, e questo non proviene dal Signore, ma dall’uomo e dal suo orgoglio o dalla sua ostinatezza. Se qualche cosa non l’afferriamo subito, leggiamo le Scritture, andiamo a Dio, e Egli ci guiderà in tutto quello che è comprensibile per l’uomo. Perché la verità ci sono cose che non comprenderemo mai vivendo in un corpo umano. Abbiamo bisogno di attraversare il “fiume”, come dice John Bunyan nel suo “Pellegrinaggio del Cristiano”, per capire il tutto e, forse nemmeno. Diceva un vecchio predicatore, non basterà l’eternità per scandagliare i misteri profondi e gloriosi di Dio.
Ferrentino Francesco La Manna | notiziecristiane.com
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