Aprire gli occhi alla verità, vederla e volerla vedere, per ciò che è. Esiste evidentemente una “realtà ” che non vediamo, che non tocchiamo.
Una dimensione che a volte si! percepiamo che ci scuote e ci coinvolge, una verità che volendo è possibile vedere anche con gli occhi…
Nella verità che è percepibile nello spirito tutto viene sublimato, ogni sensazione assume pienezza e eccellenza in ogni sua forma.
Il profumo è soave. I colori sono esaltati da luce divina, i suoni superano le membrane dell’orecchio e arrivano direttamente nell’intimo, facendo vibrare le corde dello spirito e collegano a Dio. Nella dimensione della verità non ci sono filtri, distorsioni, tutto è originale nella sua essenza. Una dimensione dove non c’è mistificazione, dove l’amore è Amore!
Amore meravigliosamente narrato nel capitolo quinto del Cantico dei Cantici.
L’amore di Dio verso i suoi.
Per coloro che ha creato, per coloro che lo cercano intimamente, per coloro che gli sono simili geneticamente, per coloro che gli sono popolo, figli, fratelli o sposa, e che per essere tali devono manifestare la propria vera natura senza alterazioni.
CC 5:1 Sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia;
ho còlto la mia mirra e i miei aromi;
ho mangiato il mio favo di miele;
ho bevuto il mio vino e il mio latte.
Amici, mangiate, bevete, inebriatevi d’amore!
In tutta la Bibbia si parla di ciò…
Esiste una verità da scoprire, dalle scaglie che cadono dagli occhi dell’Apostolo Paolo sulla via di Damasco, alle tante rivelazioni raccontate dalla Genesi, all’Apocalisse.
La prima la troviamo nella Genesi, Adamo si scopre nudo, senza la “copertura” di Dio siamo vulnerabili.
Ma questa verità non è scientifica, filosofica, teologica o mistica, come tutte le verità, la verità è semplice e sotto gli occhi di tutti.
Altra cosa è applicarla, metterla in pratica, divincolarsi dal mondo, ma per questo abbiamo Gesù.
Scopriamo che esiste una dimensione dove tutto è più vero, più reale della materia, la dimensione dell’Amore Divino, dove è possibile asserire:” In verità, in verità vi dico…” Ovvero in una verità assoluta.
È questa una dimensione in cui ciò che conta è l’essenza delle cose. Non il loro aspetto, o il fatto che siano rare o preziose come gioielli, il loro vero valore sta’ nel contenuto della loro vera essenza.
È un lavoro difficile da fare, scoprire se stessi e staccarsi di dosso, costumi, tradizioni, abitudini, radici genetiche, che come ventose di un tentacolo stacchiamo da una parte e si avvinghiano ancora di più dall’altra.
La verità è l’immagine della purezza che gli uomini conquistano seguendo il cammino verso Dio.
Egli, correzione su correzione, insegnamento su insegnamento indica ciò che è superfluo, che non gli appartiene, ciò che non può essere presentato davanti a Lui.
Non essendoci davanti a Dio nessun parametro umano che possa servire di valutazione, poiché le cose degli uomini sono carnali e impure, dobbiamo interpretare al meglio la “nostra vera forma” il nostro contenuto Divino, ovvero cercare di essere noi stessi (ciò che il Signore a creato quando ci ha formati nel grembo di nostra madre) il più possibile.
Per fare ciò è indispensabile toglierci di dosso tutte quelle rappresentazioni, quelle interpretazioni dell’aspetto mondano e materiale che impersonifichiamo. Tutto ciò che in qualche modo è legato al carattere, alla personalità, che negli anni si è formato in noi usando il mondo come “stampo”
Cantico dei Cantici 5:2 Io dormivo, ma il mio cuore vegliava.
Sento la voce del mio amico che bussa e dice:
«Aprimi, sorella mia, amica mia,
colomba mia, o mia perfetta!
Poiché il mio capo è coperto di rugiada
e le mie chiome sono piene di gocce della notte».
3 Io mi sono tolta la gonna; come me la rimetterei ancora?
Mi sono lavata i piedi; come li sporcherei ancora?
4 L’amico mio ha passato la mano per la finestra,
il mio amore si è agitato per lui.
5 Mi sono alzata per aprire al mio amico,
e le mie mani hanno stillato mirra,
le mie dita mirra liquida,
sulla maniglia della serratura.
6 Ho aperto all’amico mio,
ma l’amico mio si era ritirato, era partito.
Ero fuori di me mentr’egli parlava;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato;
l’ho chiamato, ma non mi ha risposto.
7 Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata,
mi hanno battuta, mi hanno ferita;
le guardie delle mura mi hanno strappato il velo.
8 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio amico,
che gli direte?
Che sono malata d’amore.
I FIORI DI COLLOQUINTIDE
1Re 6:18 Il legno di cedro, nell’interno della casa, presentava delle sculture di frutti di coloquintide e di fiori sbocciati; tutto era di cedro, non si vedeva neppure una pietra.
Nel mio immaginario i fiori di coloquintide, che ornavano pareti, tendaggi e capitelli avrebbero dovuto essere, splendidi e preziosi. Più di gigli, di narcisi o orchidee, poi ho fatto una ricerca e mi sono accorto del fatto che sono fiori semplicissimi, non hanno per nulla una forma stravagante, colorazioni con sfumature inimmaginabili, non sono appariscenti, esotici, o che altro, insomma fiori di cetriolo ne’ più ne’ meno. Infatti coloquintide è il nome scientifico di una pianta della famiglia delle cucurbitacee parente stretta della zucca dello zucchino o più ancora del cetriolo.
Poco per ornare le colonne del tempio o il palazzo di Salomone?
Chi si sognerebbe di arrivare in Chiesa e porre sul pulpito un bel mazzo di fiori di zucca! Nessuno, credo?
Troppo poco? No! Niente affatto il pregio sta nella sua purezza, nella sua umiltà. Un metallo prezioso non è tale per via dell’oggetto che se ne produce, ma per il suo contenuto di purezza. Diamanti, oro, argento, o altri metalli sono se stessi sempre. L’oro è oro fuori è oro dentro, è oro in ogni sua molecola.
Matteo 23:16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l’oro del tempio, resta obbligato. 17 Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che santifica l’oro? 18 E se uno, voi dite, giura per l’altare, non importa; ma se giura per l’offerta che c’è sopra, resta obbligato. 19 Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che santifica l’offerta?
Ora ciò che noi siamo o dimostriamo di essere, pur inconsapevolmente, sembra più l’offerta che non l’altare. Ci sforziamo di aderire al Signore, anche se questo è essere avvinghiati dalla legge stessa. Mettendo in pratica ciò che conosciamo intellettualmente, ma non cercando di scoprire o riscoprire quel fondamento che Dio ha posto in noi.
Eticamente corretto, socialmente utile, spiritualmente castrante, così tendiamo ad essere confusi anche quando immaginiamo l’offerta della vedova, la trasformiamo in denaro, ritenendo tutto giusto e concordiamo sulla grande offerta di cuore. Ma simbolicamente quell’unico denaro rappresenta l’essenza di ciò che siamo, senza aggiungere o togliere, senza apparire e senza trattenere.
Chi moltiplica è uno solo, colui che dice a chi ha sarà aggiunto e a chi non ha sarà tolto anche quel poco.
Marco 12: 41 Sedutosi di fronte alla cassa delle offerte, Gesù guardava come la gente metteva denaro nella cassa; molti ricchi ne mettevano assai. 42 Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli che fanno un quarto di soldo. 43 Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri: 44 poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere».
Nella Bibbia mille sono le similitudini erbacee… il grano e la pula. Le zizzanie, frutti, fichi o vite.
Giovanni 15:1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. 2 Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. 3 Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata.
Geremia 24:1 Il SIGNORE mi fece vedere due canestri di fichi, posti davanti al tempio del SIGNORE, dopo che Nabucodonosor, re di Babilonia, ebbe deportato da Gerusalemme a Babilonia Ieconia, figlio di Ioiachim, re di Giuda, i capi di Giuda, i falegnami e i fabbri. 2 Uno dei canestri conteneva dei fichi molto buoni, come sono i fichi primaticci; e l’altro canestro conteneva dei fichi molto cattivi, che non si potevano mangiare, tanto erano cattivi.
La bellezza non conta nulla, ogni cosa, gesto o azione che compiamo, anche da Cristiani, da credenti o da uomini di fede, con l’intento di portarci davanti al Signore per piacergli o essere consoni alla nostra fede…non serve a nulla.
Non viene considerata dal Signore se non… un tralcio non buono o un cesto di fichi cattivi. Ciò che Dio apprezza è qualcosa di molto simile a se stesso, come un fiore di coloquintide, semplice umile, utile e soprattutto conforme a ciò che Dio ha creato.
Quando la Parola parla di umiltà non è da confondersi con un modo dimesso di comportarsi, ma dello spogliarsi di tutti quegli orpelli o accessori con i quali ci siamo arricchiti personalmente, cercando di elevare il nostro interiore, il nostro spirito, la nostra condizione umana… tutto ciò non riguarda il Signore, anzi credo che vada in senso opposto.
Matteo 13:12 Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha.
Francesco Blaganò | notiziecristiane.com
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