Coloro che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Matteo 5:9
Usiamo definirci figli di Dio per il solo fatto che frequentiamo una chiesa o perché invochiamo il Suo nome. Il più delle volte, siamo finanche troppo confidenziali, dando per assodato che ci basta aver creduto in Gesù per essere riconciliati a Dio avendo così acquisito il diritto di chiamarLo “Padre”. Nel sermone del monte, Gesù dichiarò beati “coloro che si adoperano per la pace”, e questa beatitudine proviene dal fatto che saranno chiamati figli di Dio proprio per il loro impegno. Quanti propositi ciascuno ha, ma chi nutre propositi di pace? La sapienza dei Proverbi traccia una netta demarcazione tra chi trama il male e chi cerca la pace: per uno l’inganno, per l’altra la gioia. Il libro dei Proverbi dichiara: “l’inganno è nel cuore di chi trama il male, ma per chi nutre propositi di pace c’è gioia” (Proverbi 12:20), quindi “chi nutre propositi di pace” ha sul suo sentiero gioia. Chi non desidera gioia? La Scrittura ci fa comprendere che l’ottenimento della gioia presuppone la ricerca della pace, perché le due cose vanno insieme, come le facce della stessa moneta. Se uno va alimentando la discordia e la divisione non avrà mai gioia per sé né per quelli che lo circondano. Il credente che si reputa figlio di Dio ricordi le parole del Maestro nelle beatitudini, dove l’unica condizione è adoperarsi, impegnarsi, faticare per la pace. Solo chi da conosce la gioia del dare, e non si tirerà mai indietro dal fare il bene altrui.
Gesù è venuto affinché la nostra gioia sia completa, e Dio ci ha creati per questo. La gioia è un desiderio profondo dell’uomo, ben diverso dalla felicità, emozione effimera e passeggera, in quanto legata a situazioni e fatti materiali. Tanti però non trovano la gioia, perché non conoscono il Padre della gioia e riempiono la loro vita, rincorrendo illusioni e finanche nutrendo la propria anima di peccato, come fece il re Davide quando si invaghì di Betsabea. La diretta conseguenza fu la perdita di quella gioia che in passato lo faceva danzare dinanzi all’Arca dell’Eterno. Fu per questo che, ripreso dal profeta e consapevole del proprio peccato, pregò: “Signore, rendimi la gioia della salvezza” (Salmo 51:12). Ogni volta che falliamo agli occhi del Signore, cadiamo nello sconforto, perdendo quella gioia che è la nostra forza. E l’avversario delle anime nostre ben sa questo, ecco perché cerca di privarci della gioia. Quando siamo senza gioia, siamo più deboli e facilmente finiamo preda del nemico. Non ignoriamo che la gioia è un frutto dello Spirito, come scritto ai Galati, e invochiamone l’intervento. Permettere allo Spirito di lavorare la nostra vita e riempirci della Sua presenza, così da resistere e mettere in fuga il diavolo. Dio stesso prova gioia, come dichiarato dai profeti, prima che nella parabola del figliol prodigo (Sofonia 3:17; Isaia 62:5, Geremia 32:41).
Quando dimoriamo nella salvezza, Dio esulta di gioia per noi. Non permettere allora a niente e nessuno di portare via la gioia che hai nel cuore. Il Signore è venuto a te con la sua Parola affinché tu abbia vita in abbondanza e gioia completa. Se alimenti pace nel nome del Signore, la Scrittura dichiara che per te c’è gioia. Sappi però che ogni qualvolta la gioia raggiunge l’orlo e tu ne stai assaporando la dolcezza, qualcosa ne porterà via una parte, cercando di lasciarti l’amaro in bocca.
Non lasciarti ingannare e derubare, perché il “Signore ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia” (Salmi 126:3).
Devotional 32/2019
Piano di lettura settimanale della Bibbia
05 agosto Salmi 68-69; Romani 8:1-21
06 agosto Salmi 70-71; Romani 8:22-39
07 agosto Salmi 72-73; Romani 9:1-15
08 agosto Salmi 74-76; Romani 9:16-33
09 agosto Salmi 77-78; Romani 10
10 agosto Salmi 79-80; Romani 11:1-18
11 agosto Salmi 81-83; Romani 11:19-36
Foto di Roberto Valdés, www.freeimages.com
Elpidio Pezzella | Elpidiopezzella.org
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