I Due Giardini

image (14)Nel meraviglioso progetto di DIO ci sono due giardini, uno in EDEN e l’altro nel GETZEMANI… Uno è all’inizio della storia. I frutti dell’albero della conoscenza, posto in centro al giardino in Eden, erano ghiotti.

Genesi cap. 3 verso 6 La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
Questi frutti mi riportano alle leggi mosaiche, sono divieti; regole che certificano e accusano  poiché la determinazione di una legge sottolinea l’oggetto della trasgressione.
La legge è un divieto, così come divieto era la disposizione del Signore di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza.
La Bibbia ci insegna che la legge data a Mose non fu per la salvezza degli uomini,  poiché sappiamo che nessuno è in grado di osservare la legge integralmente, ma per sottolineare il valore estremamente peccante di alcune azioni.
Conseguentemente ne risulta che gli uomini sono tutti uguali davanti a Dio e necessitano della Grazia per ricevere Salvezza.
In modo simile la trasgressione compiuta nel desiderio di acquisire conoscenza, (peccato originale) pone l’uomo nella condizione perfetta perché egli abbia accesso alla salvezza, tutto ciò con un’opzione in più, la libera scelta.
Quanto spesso ci siamo domandati: “Ma DIO? che è DIO! non poteva evitarci tutta questa storia?” No! La risposta è evidentemente no!
Nel giardino dell’Eden c’era un albero, il suo nome era: “l’albero della conoscenza del bene e del male”  Ora ci viene facile  supporre che in Eden ci fosse tutto il bene possibile, ma perché doveva esserci pure la conoscenza del male?
Dio ha voluto crearci a Sua immagine e somiglianza, ma voleva che avessimo anche qualcosa che non gli apparte, che non era nelle sue caratteristiche, anche se ne aveva conoscenza. Egli non avrebbe potuto trasferirci “geneticamente” la capacità di compiere il male.
La tentazione fu lasciata libera di agire, in modo che trasgredendo alla “legge” l’uomo acquistasse cognizione del male, affinché la sua conoscenza del bene e del male fosse a trecentosessanta gradi.
Dio avrebbe potuto creare nell’uomo il concetto del male? Donare all’uomo la trasgressione, la menzogna? Egli ha dato vita all’uomo, soffiando il suo alito vitale, trasferendogli con ciò le proprie caratteristiche. L’uomo è spirituale poiché gli è stato “ inalato “ lo spirito di Dio, ed in esso certamente non si trova nessuna caratteristica malvagia, proprietà che acquisì l’uomo dopo aver appreso la conoscenza del male appunto.
Una porta aperta al discernimento, che da all’uomo la libertà di amare Dio, di cercarlo, di volerlo conoscere, di mettere in pratica i suoi insegnamenti, compiendo il bene per la realizzazione del Suo Regno.
Compiere il bene è un mandato ricevuto dal padre, che neppure volendo avrebbe potuto trasferirci geneticamente l’opportunità di fare diversamente.  Questo perché in Dio non esiste il male.
Chi avrebbe potuto rendere gloria a Dio se non avesse avuto possibilità di scelta? Se non avesse avuto  un’altra opzione?
Genesi cap 1 verso 26 Poi Dio disse: “facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiamo dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.
27 Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina.
Genesi cap 3 verso 22 Poi DIO disse;” Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre.”
I due alberi di cui parlo sono collocati uno all’inizio e l’altro al termine della storia, (e per termine intendo l’inizio del mandato ricevuto dal corpo di Cristo dopo la Sua morte, dopo la Sua risurrezione). Perché sono l’inizio e la fine di una storia.
La storia che viene narrata tra questi due alberi è una storia che parla d’amore.
E’ una storia di amore e di donazioni, Dio da’!. Da’ quando crea, da’ quando sostiene il Suo popolo, da’ quando lo libera dalla schiavitù, quando istruisce, quando promette.
Lo so! Molti obbietteranno: “ Dio stermina, Dio fa venire diluvi e terremoti, Dio uccide di spada e di pestilenza, di carestia e di flagelli”:
Vi sarà facile osservare leggendo una Bibbia che tutto ciò avviene solo in casi in cui gli uomini si sono allontanati da Dio, trasgredendo in seguito a ciò a quelle regole universali che tutelano l’uomo quando vive nel perfetto contesto del creato e cioè in Dio.
Quando ciò avviene non è per  l’irrefrenabile desiderio di Dio di punire i “cattivi” ma per le sue immodificabili e perfette prerogative di giustizia. Per far si che il male abbia una retribuzione e il bene abbia una retribuzione.
Nell’irrefrenabile gesto del donare Divino, Dio il Signore ci ha donato il Suo figliolo Diletto Gesù Cristo.
Giovanni cap. 3 verso 16 perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Durante il tempo del Suo Ministerio terreno Gesù si dedicò all’insegnamento. Ogni parola, ogni gesto, ogni “segno” fu per istruire. Le parabole furono metafore comprensibili del comportamento “ideale” per entrare nel Regno dei Cieli. Egli istruiva su com’è il Regno dei Cieli, su come pregare, su come perdonare, su come amare, su come rispondere al male, e su come dimorare in lui e con lui nel Padre.
I frutti speciali dell’albero della vita al quale l’uomo non poté avere accesso per via della “cacciata” dall’eden, sono ancora lì, accessibili … SE!?  Se ti premuri di conoscere l’albero che li produce.
Gesù venne sapendo esattamente quale sarebbe stato il suo futuro terreno e venne proprio per quello. Cristo sapeva di dover sopportare una tale sofferenza, non sostenibile da nessun uomo. Ma Egli l’Agnello di Dio era preparato da sempre per il sacrificio.
Visse nel mondo privo di giudizio, portando un messaggio chiaro e specifico per coloro che intendono, cha sanno intendere, che vogliono intendere.
I Suoi frutti al contrario di quelli dell’albero della conoscenza del bene e del male sono disponibili a tutti e danno accesso direttamente alla vita.
Oggi più di sempre ci è stata data l’opportunità per la Salvezza dell’anima nostra. Ora che siamo completi e possiamo scegliere, possiamo decidere se vogliamo percorrere la Via per accedere alla vera vita.
UNA VITA PER LA VITA
Gesù era nel Getzemani, in preghiera si rivolgeva al padre, sentiva su se il peso delle nostre trasgressioni. Lottava con la sua parte umana, soffriva terribilmente.
Quante volte satana avrà sussurrato alla sua mente sul Golgota, dicendogli:” perché proprio tu? proprio tu che sei giusto e non hai peccato? per chi dovresti sopportare frustate, sputi e insulti, corone di spine chiodi e ferite sul costato…per chi! per gli uomini? No, …non ne vale la pena.
Gesù ascoltava sottili tentazioni come nel deserto e rispondeva come nel deserto, in un conflitto tra carne e spirito potentissimo.
Sarebbe stato facile rinunciare a qualcosa di buono, di gratificante, di positivo. Rinunciare ad un piacere o ad un beneficio. Cosa che forse avrebbe fatto un uomo “comune” Ma accettare la sofferenza, una sofferenza così grande senza essersela guadagnata è qualcosa di diverso.
Il Suo spirito rispondeva: “Padre di quelli che mi hai dato non ne ho perso nessuno, tranne…
Matteo cap. 26 verso 39 e andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando e dicendo:” Padre mio se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come vuoi tu”.
Egli era solo aveva lasciato i discepoli in disparte. In altri momenti li aveva voluti accanto, persino sul monte dove fu trasfigurato, ma nella sofferente battaglia della resa vittoriosa volle essere solo. I discepoli sentivano il peso spirituale e percepivano palpabile la sofferenza, tanto che uno spirito di torpore si impadronì di loro …dormivano.
Gesù sudava nello sforzo e nella sofferenza,  la contesa interiore del figliolo di Dio richiese un tale sforzo che Egli sudava gocce di sangue.
Tutte le sue prerogative umane urlavano interiormente, l’angoscia, la paura ed il rifiuto di ciò che l’attendeva,  lo strazio profetico…
Isaia cap. 53 verso 5 Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
6 Noi eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via, ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.
Chi avrebbe dato la vita per me? Chi avrebbe dato la vita per l’uomo, chi avrebbe dato la vita da giusto per degli ingiusti.
I FRUTTI DELLA SOFFERENZA
Morire di croce, poi…
morte infame di atroce sofferenza,
morte vigliacca di mille contro uno,
morte umile, di beffe e di mercato,
morte di carme offesa, per quel che ne resta e per quel che vale.
Morte di orgoglio e derisione,
morte di sangue caduto a terra.
morte speranza a mano tesa
morte forte di lugubre silenzio per non gridar giammai resa al nemico.
MA…
Potrei svegliarmi domani, o tra un po’ e accorgermi che Gesù non appartiene più alla mia vita, sentendomi solo.
Non avendo più nulla davanti e non potendo tornare indietro, la mano tesa a quel ramo carico di frutti che non è più per me. Il rifiuto mi ha portato lontano, lasciato privo di speranza, sono solo fuori, solo dentro.
Il mio sguardo cerca nell’universo qualcosa a cui appigliarsi, ma nulla, tenebra nella tenebra.
Così ho reso vano il mirabile progetto di Dio per la mia vita. Tanto affanno per rendermi completo, e completo sono.
Tanto completo da poter fare a meno della Salvezza
No! non voglio essere tra coloro che non approfitteranno di una nuova prossima stagione, i frutti sono maturi, i tempi sono maturi e desidero poter proclamare anch’io entrando nella scrittura:” E’ compiuto!”
Giovanni cap. 15 verso  1 “Io sono la vera vite e il padre mio è il vignaiolo.
Ora era  indispensabile che l’uomo avesse possibilità di scelta, perché proprio quando l’uomo sceglie, e sceglie di essere operatore di bene, entra nella creazione adempiendo alla scrittura che dice  “a sua immagine e somiglianza”.
Francesco Blaganò | notiziecristiane.com
copyright©francescoblaganò gennaio 2015
Le note bibliche sono tratte da “ Nuova Riveduta ” Revisione 2003

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