I dodici essendo stati sempre con Gesù fino alla sua ascesa al cielo, ricevono l’abilitazione a discepolare:
“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”.
Matteo 28:19-20
A partire da questo punto loro sono finalmente
secondo la promessa di Gesù “PESCATORI DI UOMINI”.
Il fatto di essere abilitati non vuol dire che non avranno più bisogno del Maestro.
Infatti Gesù conclude la sua abilitazione dicendo:
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”
Il Maestro Gesù sa molto bene che pur essendo stati abilitati, il percorso non sarà facile, infatti li rassicura dicendo loro, che in questo compito non sarebbe stati soli, lui stesso li avrebbe accompagnati tutti i giorni.
Ricordate le parole che disse il profeta Isaia? Leggete con me:
Isaia 50:4 “Il Signore, DIO, mi ha dato una lingua pronta, perché io sappia aiutare con la parola chi è stanco. Egli risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli.”
Isaia per poter parlare da parte di Dio doveva ascoltare Dio. Abbiamo detto che, per un discepolo è possibile parlare nella misura in cui è esercitato ad ascoltare. Isaia dice: “mi hai dato una lingua pronta” … ma la sua attitudine è quella di avere ogni mattina l’orecchio pronto per ascoltare Dio.
La dipendenza dal nostro Maestro resta per sempre.
Anche se la nostra posizione rispetto agli altri cambia, riguardo a Dio resta sempre la stessa.
E’ importante perciò realizzare il fatto che, pur essendo nella posizione di insegnare ad altri, dobbiamo mantenere la nostra posizione di discepolo nei confronti di Gesù Cristo.
Essere nella posizione di discepolare, e quindi di insegnare ad altri i principi della Parola non ci esime dal dipendere da Dio. Non saremo mai abbastanza pronti per camminare in autonomia, non saremo mai autosufficienti, dovremo sempre dipendere da Dio. La connessione tra noi e Dio dev’essere sempre tenuta viva e funzionante.
Nell’essere insegnanti c’è la nostra responsabilità.
La prima chiamata rivolta loro era: “Seguitemi, io farò di voi…” (Marco 1:17)
La seconda chiamata rivolta loro fu: “Andate… fate … ed insegnate” (Matteo 28:19-20)
Per la prima chiamata non erano richieste abilità ma: prontezza, fedeltà ed ubbidienza.
Nella seconda chiamata vengono richieste almeno 5 cose: dedizione, ubbidienza, autorità, fedeltà e responsabilità:
– Dedizione: quello di fare discepoli sarebbe stato il loro compito, il loro scopo
– Ubbidienza: nell’Andare e fare
– Autorità: Insegnare e far osservare i contenuti trasmessi
– Fedeltà: riguardo al contenuto del messaggio “tutte quante le cose che vi ho comandate”
– Responsabilità: Nel battezzare coloro che avrebbero creduto
Questa chiamata consiste nell’insegnare tutto quello che Gesù ha fatto ed insegnato.
Nel mio primo libro, o Teofilo, ho parlato di tutto quello che Gesù cominciò a fare e a insegnare, fino al giorno che fu elevato in cielo, dopo aver dato mediante lo Spirito Santo delle istruzioni agli apostoli che aveva scelti. Atti 1:1-2
Notate la fedeltà del messaggero: “ho parlato di tutto quello che Gesù cominciò a fare e a insegnare,” HO PARLATO DI TUTTO, un messaggio completo, fedele.
Notate l’ordine con cui l’evangelista Luca scrive: “ho parlato di tutto quello che Gesù cominciò a fare e a insegnare”, fare – insegnare.
Ricordiamo che l’insegnamento di Gesù è innanzitutto pratico e poi anche teorico.
L’apostolo paolo scriverà: “la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.” 1 Corinzi 2:4-5
Non discorsi umani ma dimostrazione di Spirito e di potenza.
La dimostrazione “di Spirito e di potenza” è importantissimo. Paolo dice che questa dimostrazione serve affinché la fede sia fondata, poggiata, non sulla saggezza umana, ma sulla potenza di Dio.
Dimostrazione di Spirito e di potenza.
La dimostrazione di quello che lo Spirito e la potenza di Dio compiono all’interno delle persone.
Il risultato che voi vedete nel credente è dovuto allo Spirito e alla potenza di Dio. Davanti ad una vita trasformata non c’è saggezza umana che tenga, che possa dare una spiegazione.
Un credente non va in giro a raccontare “favole” ma racconta la propria esperienza di salvezza in Cristo. Il credente non deve convincere, deve dimostrare se stesso come esempio di trasformazione, come risultato della potenza di Dio.
“Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana;” 1Corinzi 15:10
Quello che l’apostolo Paolo era diventato, lo era per l’opera della Grazia e della Potenza di Dio nella sua vita.
Nei credenti la potenza divina si vede nel come siano cambiati i cuori; si vede nel come ha aiutato i cuori a superare le forti inclinazioni della natura peccaminosa; una potenza che aiuta a sottomettere l’anima con le sue passioni; quella potenza che li ha resi nuove creature in Cristo Gesù.
L’eloquenza, una buona dialettica, non potrà mai trasformare il cuore degli uomini.
Ogni cristiano nella sua propria esperienza, ha la dimostrazione pratica e visibile che la religione che egli ama è da Dio e non dall’uomo.
L’uomo non può sottomettere i peccati, ma Cristo in noi, ci permette di vivere in modo santo e spirituale.
La gente prima delle nostre parole vedrà il nostro stile di vita.
L’apostolo paolo dirà: “La nostra lettera, scritta nei nostri cuori, siete voi, lettera conosciuta e letta da tutti gli uomini;” 2Corinzi 3:2
Siamo una “lettera” conosciuta e letta da tutti!
Leggete con me come le azioni dei discepoli parlavano della loro fede, come il loro stile di vita dimostrava l’intervento dello Spirito e della potenza di Dio:
“Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo.” Romani 1:8
“Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne;” 1Tessalonicesi 1:8
Era così evidente, palese, la fede che questi credenti avevano in Dio, che l’apostolo Paolo dirà che non c’era neanche motivo di parlarne.
Il loro stile di vita dimostrava che avevano fede in Dio “la fama delle fede che avete in Dio”. In quali occasioni si vedeva la loro fiducia in Dio? Nella vita quotidiana!
Nella loro quotidianità i credenti mostravano fede in Dio in modo pratico al punto che non c’era bisogno di evangelizzare, non c’era bisogno di farsi conoscere, erano già conosciuti come i “seguaci della Via” (Atti 9:2).
La gente guardando ed ascoltando i discepoli, riconosceva subito chi era stato il loro maestro. Da quello che dicevano e dai loro frutti, la gente riconosceva la “scuola” di appartenenza.
“Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù e, vedendo l’uomo che era stato guarito, lì presente con loro, non potevano dir niente in contrario.” Atti 4:13-14
La gente del posto riconobbe che Pietro e Giovanni, erano stati con Gesù. Avevano appena fatto qualcosa che solo Gesù avrebbe potuto fare. Uno zoppo era stato guarito! Non fecero altro che dare quello che avevano, diedero quello che era dentro loro, da loro emerse ciò che lo Spirito e la potenza di Dio avevano prodotto, cioè, nuove creature che avevano fede in Dio: “Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!” Atti 3:6
Vedendo la dimostrazione di Spirito e di potenza (nella guarigione) la gente non potette dire niente in contrario.
Potenza di Dio e Sapienza umana: 1 a 0!
Francesco Caldaralo | Notiziecristiane.com
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