Mentre la Svizzera opta per le quote di immigrazione, e le tesi dell’estrema destra si stanno diffondendo ovunque in Europa, dove si situano i cristiani evangelicali?
In questo inizio d’anno, un sisma sta scuotendo l’Elvezia: contro il parere dei politici al più alto livello, dei capi d’imprese e del mondo economico, il «popolo» della Svizzera ha votato per il ripristino delle quote di immigrazione. È un ritorno al sistema di controllo dei flussi migratori di prima degli accordi europei che hanno imposto la libera circolazione delle persone in cambio dell’integrazione agli accordi di Schengen. Nella sua filosofia, questo sistema somiglia alla nostra «immigrazione scelta» in Francia, ma in versione più dura e che probabilmente sarà applicata con uno spirito e un metodo più… germanici.
L’iniziativa contro «l’immigrazione di massa», presentata dalla Union Démocratique du Centre (Udc) è passata, anche se per un pelo; questo voto è stato salutato da tutti i partiti di estrema destra del continente. Monumentale marameo fatto a Bruxelles, questo sisma rischia di avere repliche europee e rimette in causa gli accordi con l’Unione europea. Il voto mostra bene che il limite tra democrazia diretta e populismo non è ampio.
La tentazione dell’estrema destra? L’Union Démocratique du Centre non è più un partito centrista bensì l’equivalente del franese Front National. Il responsabile di questa svolta è il suo capo carismatico Christoph Blocher (pronunciare alla tedesca), figlio di pastore. Il senso dell’«ordine» e «dei valori» (de Gaulle non denunciava forse la chienlit del maggio 1968?), la crociata contro le «élites multiculturali mondializzate», l’opzione a favore del liberalismo economico antistatale o antiistituzionale, costituiscono un cocktail che offre prospettive simpatiche ai cristiani evangelicali, o cattolici del resto. A fortiori quando viene denunciato il liberalismo etico dei partiti socialisti di varie tendenze.
Da parte francese, la domanda si pone così: bisogna manifestare senza ritegno contro «il matrimonio per tutti» in compagnia dell’estrema destra in un’associazione «contro natura»? Non c’è un rischio di essere ricuperati da questo discorso, o addirittura presi in giro come certi cristiani tedeschi tra le due guerre mondiali? Si sa che allora il risveglio fu brutale.
La tentazione della destra? Il sociologo Philippe Gonzales, che è anche predicatore mennonita, descrive in un libro recente [vedi Riforma n. 16, p. 4, Ndr] questa collusione in atto in diversi continenti: dai movimenti paraecclesiastici in atto in Svizzera romanda a certe chiese «carismatiche», dal Tea Party americano al governo ugandese, si sta annodando un’alleanza oggettiva tra cristiani evangelicali e partiti conservatori di destra, o di estrema destra. È finita ormai la prudenza osservata dopo l’ultima guerra. Si può certo rilevare il rischio «di amalgama» del libro del sociologo. Questo rischio, inerente a ogni studio comparativo, non invalida, a parer mio, la tesi principale dell’autore: c’è una prossimità sconcertante tra cristiani evangelicali (soprattutto di tendenza carismatica) e partiti o movimenti di destra.
Partendo da questa analisi, a me sembra che i cristiani evangelicali debbano diffidare, a questo punto della storia, più delle sirene della destra che non del discorso della sinistra che colpisce in modo più rozzo i loro valori. Gesù esortava a essere vigilanti e a comprendere ciò che è all’opera nel nostro mondo (Matteo 24). Nel dopoguerra, Jacques Ellul aveva denunciato la collusione inversa dei pensatori cristiani (tra gli altri) con il marxismo (Contre les violents). Oggi, la tentazione, mi pare, è inversa.
La tentazione del potere? Ma a ogni epoca, nella loro ricerca di un posto, di un luogo e di una parola pubblica, i cristiani devono prima di tutto diffidare della propria tentazione del potere; qualunque siano i valori difesi (la famiglia, la coppia, la vita…), il modo di accedere a una posizione d’influenza prevarica su quello che sarà l’esercizio di questa influenza: esclusiva, senza pluralismo, non riconoscendo alcun posto agli uomini e alle donne non cristiani, o piena dell’umiltà del servitore e Maestro… L’unico modo d’influenza che non tradisca il messaggio è quello messo in atto dal Cristo; quello di un’eventuale disubbidienza («bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini») pronta ad assumere personalmente le conseguenze della propria posizione. (Regards Protestants)
* Daniel Goldschmidt è membro della chiesa mennonita di Saint-Genis a Bellegarde ed è redattore di Seul Christ, mensile delle chiese evangeliche mennonite di Francia)
Daniel Goldschmidt
(Traduzione dal francese di
Jean-Jacques Peyronel)
Tratto da: http://www.riforma.it/
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