Bhubaneswar – Nello stato indiano di Orissa, nel Sudest dell’India, le Chiese cristiane sono vicine ai poveri e agli emarginati, riconoscendo e operando per la loro dignità umana. Grazie agli uomini di cui Dio si serve per portare l’evangelo, vi sono molte spontanee conversioni al cristianesimo.
Questo è uno dei motivi dell’accanimento che gli estremisti indù manifestano contro i cristiani nello stato indiano di Orissa, teatro di atroci violenze nel 2008, quando le comunità cristiane subirono un attacco indiscriminato di massa che provocò circa 100 morti e 56.000 sfollati.
L’Orissa è uno degli stati più arretrati e più poveri dell’India, con circa 36 milioni di abitanti, dei quali il 40% sono fuori casta o tribali, due categorie marginalizzate e discriminate dalla società indiana.
Ad oggi la situazione nello stato di Orissa resta ancora precaria, oltre 10.000 persone non sono ancora rientrate nelle proprie abitazioni. Circa 6.500 case e 395 chiese sono state distrutte.
Ma la Violenza seppur sporadica ancora oggi prosegue; secondo le organizzazioni “United Christian Forum” (UCF) e “Alliance for Defending Freedom” (ADF) impegnate a difendere la vita e i diritti delle comunità cristiane in India. Alla fine di ottobre in un villaggio a pochi chilometri dalla capitale, un gruppo di militanti ha fatto irruzione nelle case di nove famiglie cristiane, bruciando Bibbie e altra letteratura cristiana davanti alla statua di una divinità indù.
In una spirale di odio e violenza perpetuata a danno dei cristiani, tuttavia, s’intravedono dei segnali positivi: nelle scorse settimane, infatti, la Corte Suprema dell’India ha ordinato il rilascio di cinque cristiani condannati all’ergastolo perchè accusati di aver organizzato, nell’agosto 2008, l’assassinio del leader indù Swami Laxanananda Saraswati.
Quell’omicidio per gli estremisti indù, fu il pretesto per iniziare i massacri avvenuti in Kandhamal. La questione non è ancora chiusa, per il momento c’è solo la disposizione di una libertà su cauzione; adesso l’attenzione va rivolta all’Alta Corte dell’Orissa, dove è in corso un processo di appello”, aggiunge. “Il governo regionale si sta impegnando per dare protezione ai Cristiani, che tuttora vivono nella paura. I cristiani dell’Orissa, soffrono ancora per questa situazione, ma sono forti e uniti nella fede: ogni loro preghiera è una richiesta di pace e riconciliazione.
La Costituzione indiana garantisce la libertà di praticare il cristianesimo e ogni altra religione. In India vi sono molte chiese, nonché scuole, istituzioni benefiche e ospedali che servono indistintamente persone di ogni fede. Tuttavia, benché la Chiesa attraverso le sue istituzioni svolga un ruolo significativo nello sviluppo sociale e umano, nella società indiana permangono dei pregiudizi profondamente radicati nei confronti dei cristiani. Non ci resta che pregare per tutti coloro che spendono la loro vita per diffondere l’evangelo con verità, amore e giustizia in questa nazione. Dio li benedica grandemente!
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