L’attività di Save The Children in Messico, dopo l’ultimo sisma.
Il 19 settembre un terremoto di magnitudo 7.1 ha scosso il Messico, colpendo particolarmente la capitale, Città del Messico, Puebla e altre cittadine del paese. Milioni di persone senza elettricità, più di 220 morti e centinaia di feriti. Tra le vittime anche più di 20 bambini nei crolli di diverse scuole: « L’attenzione verso i bambini è importantissima, perché in questi contesti sono i più vulnerabili – dice Michele Prosperi, portavoce di Save The Children Italia, in costante contatto con l’organizzazione in Messico – sono sempre a rischio di essere vittime di violenza, di essere sfruttati e trafficati, sono più esposti a questo rischio perché non sono vicino a loro gli adulti di riferimento e loro si trovano in una condizione di spaesamento. È fondamentale che anche le autorità tengano conto di questi aspetti nel predisporre gli interventi di emergenza, e pongano priorità ai bambini».
Quali sono le preoccupazioni maggiori in queste ore?
«L’organizzazione è presente da molti anni con interventi e progetti, e già eravamo all’opera purtroppo per sostenere i bambini e le famiglie dopo la scossa dell’11 settembre. In questi primi momenti le preoccupazioni maggiori sono per i più piccoli, e il conto delle vittime conferma la preoccupazione, visto il crollo di un area in cui si trovava una scuola piena di bambini, più di 20 quelli deceduti. In ogni caso c’è una corsa contro il tempo per salvare i superstiti. I nostri colleghi stanno operando a Città del Messico e ci dicono che tutti si stanno muovendo tra le macerie, nel silenzio, per cercare di percepire rumori e segnali di vita per trovare qualche sopravvissuto. I bambini si stanno raccogliendo nelle varie aree di rifugio che sono state approntate, alcuni di loro sono ancora soli, separati nel caos dalla famiglia. In questo caso l’attenzione è per verso tutti loro, per offrire un riferimento in questi rifugi, anche per le famiglie».
Come agisce praticamente Save The Children nell’emergenza?
«I nostri progetti si svolgono in diversi ambiti. Le fasi temporali sono molto importanti, lo abbiamo visto anche nel terremoti in Italia degli ultimi anni: nei primi momenti è fondamentale poter offrire ai bambini degli spazi sicuri dove anche gli adulti li possano lasciare con tranquillità. Qui ritrovano una situazione di normalità con i nostri operatori che sono specializzati in questo, ricominciano a trovare qualcosa che assomigli più o meno a una scuola: a Città del Messico per esempio sono state chiuse tutte le scuole. Spesso gli adulti devono occuparsi di una situazione di emergenza e avere un riferimento per i bambini è fondamentale. In una seconda fase ci saranno poi interventi che cercano di vicariare l’educazione delle scuole, che non è disponibile per un certo tempo, ma anche attività che sono distribuzione di acqua, kit per la costruzione di ripari, e così via, a seconda delle condizioni del territorio».
Anche la popolazione si è attivata da subito per i soccorsi, vero?
«Le ultime parole che ci sono arrivate dai nostri colleghi in Messico ci hanno sottolineato la grandissima mobilitazione delle persone che immediatamente hanno cercato di dare soccorso a chi era ferito dalle macerie o si trovava in una zona difficile da raggiungere la solidarietà e l’attenzione è stata evidente già dai primissimi momenti. In una situazione di quel tipo viene fuori l’atteggiamento di attenzione reciproca delle persone».
Immagine: By ProtoplasmaKid – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62597844
di Matteo De Fazio | Riforma.it
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