Ho dedicato a Dio i miei progetti e la mia intera vita

Il mio nome è Sefora, ho 29 anni e amo sviscerare la vita. Sono presidente dell’organizzazione umanitaria HPS Charity, una reporter, un’imprenditrice dal cuore missionario e soprattutto un’osservatrice, spero. A 4 anni ho avuto il mio primo approccio con una macchina fotografica giocattolo, ad 8 mio padre me ne regalò una vera.

Tutto il percorso della mia adolescenza è stato segnato da viaggi in solitaria per le vie della mia città con uno zaino in spalla e una videocamera in mano. Una sorta di caccia al tesoro credo.

Andavo alla ricerca dell’invisibile per renderlo visibile. Marinavo le lezioni del liceo per aggirarmi tra le vie più remote e incontrare gli ultimi della mia città. Lo facevo perché avevo la spasmodica convinzione che dietro le quinte di questa, lo avrei trovato, il tesoro.
In quegli anni il mio cammino etico ed educativo fu segnato da svariate e profonde esperienze umanitarie con la Croce Rossa Italiana per dare un sorriso ai malati nei reparti terminali degli ospedali (clownterapia), o dare assistenza nelle tendopoli alle vittime delle calamità naturali.

Arrivai all’epilogo del mio percorso scolastico con un consolidamento della mia convinzione: “la ricchezza si trova nella povertà”, titolo del tema in cui decisi di improntare la mia tesi finale. Finito il liceo, mi trasferii a Milano, dove studiai Cinema e Televisione, specializzandomi nell’area documentaristica. Qualche mese dopo mi trasferii in Inghilterra per lavorare per un breve tempo per il giornale BBC.

Nel 2010 misi per la prima volta piede in #Africa, terra in cui presi consapevolezza del motivo per il quale stavo vivendo: “aiutare le persone a vedere” la bellezza che risiede nel “difetto”. La vita che rinasce dalla morte. La vita che batte. La vita che resiste. La vita che insiste.

Da quel giorno non ho più smesso di viaggiare lungo le periferie più povere del mondo, non di certo per cambiare il mondo, ma per cambiare me.

Ho lavorato soprattutto nel campo delle ONG (organizzazioni non governative) e delle no- profit, come video-reporter e autrice di documentari umanitari. Ho viaggiato scomodamente, ho mangiato spartanamente, ho scattato foto in condizioni difficili, ho dormito in modesti alloggi mischiandomi fra la gente, assorbendo come una spugna costumi, atteggiamenti e sentimenti.

Tutte queste esperienze mi hanno aiutata a simpatizzare con la mia fragilità e a crescere nella consapevolezza di avere il necessario bisogno di decrescere e svuotarmi di me stessa.

Nel 2015, anno più buio della mia vita senza forze nè grandi pretese, decisi di costituire ufficialmente “helping people to see” (HPS), un’organizzazione missionaria concentrata sulla valorizzazione degli #ultimi che opera nelle zone più diseredate dell’Africa esclusivamente per fini solidali.

HPS oggi ha raggiunto diversi villaggi remoti non ancora presenti nelle mappe di localizzazione del nostro pianeta, dove la maggior parte delle donne praticano ancora oggi rituali di passaggio quali l’infibulazione; dove lo stipendio medio è pari a 80 cent di dollaro al giorno; dove donne e bambini percorrono decine di km per raggiungere la prima fonte di acqua e sono costretti a lunghe camminate per approvvigionarsi e ancor peggio, dove l’educazione è mera utopia.

In soli due anni abbiamo sturato due pozzi obsoleti, costruito un pozzo d’acqua in un villaggio geograficamente strategico che permette a circa 5000 persone di accedere all’acqua potabile gratuitamente e, attraverso una stretta collaborazione col governo della #Tanzania – il quale provvede alle figure formatrici autoctone e qualificate – abbiamo costruito una scuola elementare che ospita 200 bambini in uno dei villaggi più diseredati della Terra, immerso nella giungla tra le tribù Masai. Con questi progetti e quelli che verranno, stiamo “costringendo” il governo a spostare la sua attenzione sui villaggi più poveri del continente africano. Acqua, educazione e fede, sono gli impegni che ho deciso di prendere e che mi tengono sveglia la notte.

La mia intenzione ultima è quella di celebrare con la mia vita il valore della cultura di Gesù, nella quale la privazione è guadagno, l’umiliazione è Gloria e l’arresa trionfo. A Lui il mio riconoscimento più grande, a Lui dedico i miei progetti e la mia intera vita.

Credo fortemente che il miglior modo di vivere la propria vita è quello di spenderla per qualcosa che vale di più della vita stessa.

Vite Trasformate


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