Che un uso massiccio di cannabis danneggiasse il cervello era già stato ampiamente dimostrato ma questa è la prima volta che uno studio arriva agli stessi risultati considerando un’assunzione saltuaria della droga.
Fumare cannabis in modo saltuario danneggia le strutture principali del cervello. Basta assumere la droga una o due volte alla settimana per intaccare la misura e la forma di due regioni chiave del cervello che riguardano lo sviluppo di emozioni e sensazioni. È quanto afferma un autorevole studio, unico nel suo genere, portato avanti per la prima volta dalla Medical School di Harvard e dalla Northwestern University di Chicago.
STUDIO UNICO. Che un uso massiccio di cannabis danneggiasse il cervello era già stato ampiamente dimostrato ma questa è la prima volta che uno studio arriva agli stessi risultati considerando un’assunzione saltuaria della droga. Gli scienziati hanno analizzato il cervello di 20 giovani consumatori di cannabis tra i 18 e i 25 anni e hanno comparato il risultato con altrettanti giovani che non hanno mai fumato.
«GRAVI CONSEGUENZE». Il professore Hans Breiter, uno dei ricercatori, ha dichiarato: «Questo studio mette fortemente in crisi l’idea che l’assunzione saltuaria di marijuana non causi gravi conseguenze». I danni invece sono stati riscontrati nel Nucleus accumbens e nell’Amigdala, settori del cervello che giocano un ruolo importante nelle emozioni e motivazioni, a seconda di quanta cannabis è stata fumata. Anche quando l’assunzione della droga è misurata e saltuaria, il Nucleus accumbens diventa insolitamente grande, mentre l’Amigdala si deforma.
«USO RICREATIVO DANNOSO». «Alcune delle persone analizzate fumano a dir tanto una o due volte la settimana. La gente pensa che un uso ricreativo della marijuana vada bene, se non influisce su scuola o lavoro. I nostri dati dicono in modo diretto che non è così». Secondo la coautrice dello studio, Anne Blood di Harvard, ad essere intaccate «sono strutture fondamentali del cervello. Sono le basi preposte all’assunzione di atteggiamenti positivi o negativi rispetto alle cose e alle decisioni da prendere».
ALTRO CHE “LEGALIZZALA”. La ricerca pubblicata sul Journal of Neuroscience affossa definitivamente la retorica che ha accompagnato la recente ondata di legalizzazioni più o meno radicali che ha investito negli ultimi mesi diversi paesi del mondo, dal Colorado all’Uruguay, ringalluzzendo anche in Italia quanti vorrebbero il libero consumo della cosiddetta “droga leggera”. Che leggera e innocua non è, neanche quando se ne assume poca e di rado.
Fonte: http://www.tempi.it/
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