Hai tempo per provare compassione?

indifferenzaAl giorno d’oggi siamo tutti un po’ di corsa presi e da mille impegni e commissioni da sbrigare… la lista delle cose da fare sembra non sfoltirsi mai, anzi, diventa sempre più lunga e sostanziosa!

La famiglia, la chiesa, la scuola, il lavoro, la palestra…Siamo dei cristiani veramente impegnati!
Ma questa è una buona scusa?

No.

Spesso e volentieri sentiamo o diamo risposte del tipo “Guarda, vorrei tanto aiutarti, ma non sai quante cose devo fare questa settimana…” oppure “Mi dispiace per la situazione, ma non ho davvero tempo da dedicarti perché sono sommerso da impegni …però pregherò per te!”

…Non so voi, ma per le cose a cui tengo veramente io riesco sempre a trovare del tempo.
Questo è il nocciolo della questione: quali sono le cose a cui diamo davvero importanza? Ovviamente in cima alla lista ci saranno famiglia e chiesa, ma io voglio parlarvi di un argomento specifico che forse si tende a trascurare un po’.
Tra i mille impegni, hai ancora tempo di provare compassione?

La definizione di compassione è: “sentimento di partecipazione alle sofferenze altrui, unito al desiderio di alleviarle e di porre loro fine.”
La fretta della società in cui viviamo, che inevitabilmente ci ha contagiato rendendoci cristiani frettolosi, sta trasformando la sofferenza in abitudine e la compassione in indifferenza. Questo significa che se vediamo un senzatetto sdraiato a terra, non ci soffermiamo nemmeno un attimo con lo sguardo perché siamo “abituati” a vedere persone che soffrono e tiriamo dritto pensando a quanta coda ci sarà in posta per pagare la bolletta.

Significa che se sento al telegiornale una notizia disastrosa riguardante una nazione che non è la mia, cambio canale con “indifferenza” …infondo tutti i giorni muoiono straziate tantissime persone, perché dovrei soffermarmi a pensare alla loro situazione, quando cambiando canale c’è quel comico tanto simpatico?

Purtroppo questo atteggiamento che si è esteso a macchia d’olio diventando “cultura dell’abitudine e dell’indifferenza”, entra in chiesa e si trasforma in quelle risposte-tipo che ho scritto sopra. Quante volte sentiamo di nostri fratelli che soffrono, e facciamo finta di niente, rifiutando loro l’aiuto che chiedono, perché i nostri impegni sono più importanti? “No, non li invito a casa domenica, so che vorrebbero confidarsi con me, ma la prossima settimana sarà per me pesante e quindi voglio stare tranquilla da sola”…”No, non posso stare al telefono con quella sorella adesso perché preferisco rilassarmi visto che ho cinque minuti liberi”…”No, non gli darò un passaggio perché abita a 7km da casa mia e mi farebbe perdere troppo tempo” …”No, non ho voglia di ascoltare i suoi problemi perché ho già i miei” ecc ecc..

Le reali ragioni che ci portano a rifiutare la mano a chi ce la chiede, sono “io, io, io…”
Se non proviamo compassione, è perché la soffochiamo con noi stessi e con l’egoismo.

Invece Gesù, è il perfetto esempio di altruismo: “Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.” (Matteo 9:36)
In quante circostanze Gesù ha dedicato del tempo, guarito fisicamente, guarito spiritualmente, dato da bere e da mangiare, ascoltato e aiutato il suo prossimo?
Quello che voglio dire è che la nostra frenesia quotidiana cerca di portarci via i sentimenti più nobili che un cristiano dovrebbe avere, cioè l’amore per il prossimo e la compassione. E’ possibile vedere la sofferenza e restare indifferenti? Se è così e da un po’ di tempo ti accorgi che le uniche ferite di cui ti prendi cura sono le tue, chiedi subito a Dio di riscaldare il tuo cuore e risvegliare quei sentimenti d’amore che Dio all’inizio della tua conversione ti aveva fatto provare in modo così forte!
Come cristiani dobbiamo tendere ogni giorno a Gesù, al perfetto uomo che ha provato un amore inspiegabile per noi, un amore intenso e inarrestabile, un amore disinteressato e sincero, un amore profondo e divino, un amore carico di compassione.
Un amore così pieno di compassione che Gesù, vedendo noi, ha scelto di essere rifiutato, maltrattato, e di sacrificare sé stesso per la nostra libertà, per darci la possibilità di essere quello che oggi noi siamo, suoi servitori riconciliati col Padre.

E noi? Possiamo dire di avere un cuore pieno di amore e compassione, o siamo pronti a sbuffare non appena un fratello ci chiede un favore?
Cura il tuo cuore, analizzalo alla luce della Parola, lascia che Dio ti trasformi e lascia che la Sua luce penetri nel profondo del tuo cuore e lo riempia del Suo amore perfetto e della Sua compassione.

Salmo 145:8 “Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà.”

Che Dio ti benedica!

Emanuela Corciulo | Giovanicristiani.it


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