Un ospedale pubblico della ricca capitale del Guangdong annuncia: “Non abbiamo più soldi e i letti sono tutti pieni. Speriamo in un aiuto del governo”. Pechino limita l’operato dei privati in questo settore e annuncia che è “allo studio” la possibilità di fornire cure mediche gratuite per i neonati disabili.
Guangzhou (AsiaNews) – Un ospedale pubblico di Guangzhou – capitale della ricchissima provincia meridionale del Guangdong – ha annunciato di “essere costretto a chiudere” una delle nuove “culle della cicogna”, ricoveri per neonati abbandonati aperti nei mesi scorsi in tutta la Cina. Secondo il direttore sanitario Xu Ju la chiusura è stata provocata dall’enorme numero di abbandoni, che aggiungendosi ai normali ricoveri infantili hanno esaurito le disponibilità dell’ospedale. Dal 28 gennaio 2014, data di apertura, la struttura ha accolto 262 neonati abbandonati: la maggior parte è disabile. Il centro ha mille letti a disposizione e ne ha aggiunti 100 per fronteggiare l’emergenza, ma ora “sono tutti occupati. Speriamo che presto arrivi un aiuto finanziario dalle autorità per riaprire la culla”.
I “nidi della cicogna” sono composti da una incubatrice riscaldata dotata di allarme. Deposto il neonato, i genitori suonano l’allarme che dà l’avviso con un certo ritardo, per permettere loro di scomparire nell’anonimato. La maggior parte dei bambini deposti nei “nidi” è disabile o con malattie gravi. Con ogni probabilità i genitori li abbandonano perché non hanno soldi per affrontare le cure mediche. Secondo la Xinhua, in Cina sono operativi circa 25 “nidi”: il primo è stato aperto nel 2011. A Guangzhou, nei primi 15 giorni di apertura, sono stati abbandonati 79 neonati. I centri più “attivi” sono quelli di Xian e Shenzhen che, insieme alla capitale del Guangdong, sono i punti di transito più frequentati dai migranti interni.
La nuova politica dei “nidi” è un correttivo alla legge del figlio unico, che con severe multe e violenze cercava di prevenire nascite indesiderate o superiori alla quota stabilita dagli uffici di controllo sulla popolazione. Questo ha portato molto spesso all’abbandono di bambine. Il fatto importante è che nei “nidi” attuali vengono deposti sia bambine che bambini. E questo proprio quando il governo ha deciso di allargare le maglie della legge sul figlio unico, permettendo alle coppie in cui uno dei due partner sono figli unici, di avere un secondo figlio.
Commentando la decisione del governo di permettere l’apertura di questi “nidi”, alcune fonti cattoliche di AsiaNews che lavorano in Cina proprio con i neonati abbandonati spiegano: “È un’iniziativa buona: anche in Europa, nel Medioevo, la Chiesa accoglieva i bimbi esposti. Oggi ci sono diversi casi in cui i cattolici cinesi di tante zone – soprattutto le suore, ma anche i laici – raccolgono i bambini abbandonati, in genere handicappati. C’è assistenza, cura per questi bambini che vivono sotto costante minaccia. Insomma, piccoli nuclei esistono già. I casi di Xian e Shenzhen sono benvenuti, perché potrebbe anche far diminuire gli aborti. Ma c’è sempre il pericolo dei funzionari locali, bisogna capire cosa faranno con i fondi destinati a questi progetti. Speriamo che li usino al meglio”.
Tuttavia l’impegno dei privati non sembra essere gradito alle autorità centrali che nel tempo, pur avendo ammorbidito le leggi sulle Organizzazioni non governative, hanno rafforzato il controllo sul loro operato. Ye Fen, direttore dell’Ufficio per il welfare di Guangzhou, ha commentato la chiusura del “nido” ricordando che le autorità locali “forniscono aiuti finanziario alle famiglie che tengono i bambini, anche disabili”. Ora il governo “sta considerando” la possibilità di fornire aiuto medico gratuito ai neonati con malattie congenite.
Fonte: http://www.asianews.it/
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