Io e mio marito non andiamo sempre d’accordo.
Dopo 31 anni di matrimonio, si potrebbe pensare che abbiamo trovato il modo di relazionarci nonostante le nostre differenze. Ci amiamo. Siamo arrivati a capire, con la grazia di Dio, che l’amore non è un sentimento ma una scelta. Chi non lo capisce non può durare 31 anni.
Mio marito è un uomo gentile e generoso, lo ammiro e lo amo profondamente. Lui è assolutamente “stimato alle porte della città” (Proverbi 31:23). Siamo fatti in modo diverso e spesso sembreremmo avere più differenze che tratti in comune.
Io sono estroversa. Quando sono stressata, per scaricarmi mi basta passare una serata di giochi in famiglia oppure uscire la sera con gli amici. Mio marito è introverso, quando è stressato, si scarica guardando un bel documentario da solo o andando a fare una passeggiata.
Mio marito è attento ai soldi, monitora sempre le nostre spese, prendendo le giuste misure per evitare i debiti. Io tendo a vedere il denaro come uno strumento per benedire gli altri e godere di esperienze nuove o interessanti. Se dobbiamo fare attenzione, è a causa mia.
La sfida più grande
A volte le nostre differenze sembrano infinite. Lui preferisce un albero di Natale minuto; per me, più è grande meglio è. Lui è ordinato; io non lo sono. Lui è più formale; io preferisco mettermi un paio di jeans e una felpa. Lui viene da una famiglia di sette fratelli; io ne ho solo uno. Il suo amore si esprime in atti di servizio. Il mio con parole di apprezzamento.
Probabilmente, la differenza più complessa da gestire tra me e mio marito è il modo di gestire la rabbia. Quando sono arrabbiata, ne devo parlare. Spesso alzando i toni. Mio marito trattiene tutta la rabbia dentro. Diventa silenzioso e cupo. Io lo travolgo con un fiume di parole. Lui si scherma dietro a un muro di indifferenza. Si è spesso creata un’esasperante cacofonia di urla e silenzio, carica di un risentimento capace di aggravare il conflitto.
Ad ogni modo, restiamo risoluti nel proposito di non divorziare. Nel momento in cui le tensioni e le emozioni sono più forti, e la frustrazione ci abbatte, la tentazione di separarci appare allettante. Che cosa ci trattiene dal rendere le nostre vite più facili (anche se temporaneamente) dividendo le nostre strade?
In una parola: Cristo.
Sarebbe meglio il divorzio?
Divorziare da mio marito, al di là della sofferenza che causerebbe a noi e alla nostra famiglia, servirebbe solamente a rimuovere il più grande ed evidente indice del mio principale peccato: L’ORGOGLIO!
Scegliere la strada facile elimina la sfida. Eliminando la sfida si elimina la possibilità di crescere. Una mancanza di crescita causa stagnazione nel nostro cammino. Questa stagnazione ci allontana da Cristo e da tutto ciò che Lui ha ancora per noi in questa vita, compreso il nostro matrimonio.
Romani 14:1 ci dice di non litigare su questioni futili: “Accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni”. Qui, Dio parla della chiesa. Ma questo principio può essere applicato anche al matrimonio. Se Dio ha usato il matrimonio come immagine della chiesa di Cristo, dovremmo forse distruggerlo a causa di questioni che non hanno nulla a che fare con la salvezza (e tutto ciò che riguarda le nostre ambizioni egoiste e il nostro orgoglio)?
Un giogo diverso?
Dio ci ammonisce in 2 Corinzi 6:14: “Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo diverso”. Se si mette un giogo sbilanciato ai buoi, si ottengono una mancanza di produttività e un sacco di frustrazione.
Anche se io e mio marito siamo ugualmente aggiogati in Cristo, ci siamo sentiti aggiogati diversamente in questioni minori. Più di una volta ci siamo quasi scannati per delle opinioni diverse. Comunque, non siamo autorizzati a liberarci dal giogo per questioni minori. Ci siamo entrambi sottomessi al leggero giogo di Cristo (Matteo 11:30). Siamo credenti e, di conseguenza, non abbiamo nessun diritto di separare ciò che Dio ha unito (Marco 10:9).
Cosa possiamo fare, quindi, quando ci urtiamo e ci colpiamo sotto al giogo che ci ha messo Cristo? Il giogo di Cristo è semplice perché possiamo portare a lui la nostra confusione e la nostra incertezza per il futuro. Siamo salvati, sicuri e legati eternamente a Cristo. Ma siamo ancora qui sulla terra, arando il terreno roccioso e quasi impenetrabile del nostro matrimonio.
Come possiamo noi, peccatori sotto al giogo, imparare a camminare al passo dell’altro?
Una lingua dell’amore
Burk Parsons ha detto: “La lingua dell’amore di ogni matrimonio è l’abnegazione”. Nel mio matrimonio, mi sento spesso frustrata, ferita, stanca, arrabbiata e a volte non amata. So che a volte anche mio marito si sente così. Solitamente reagiamo al fatto che l’altro abbia deluso le nostre aspettative. Lui non mi ha sostenuto. Io non l’ho servito. Ci siamo fermati sulle nostre posizioni anziché negare noi stessi. E ora siamo infelici.
Conosco quello che la saggezza del mondo dice a proposito del matrimonio. Se sono infelice, dovrei andarmene e trovare qualcuno che mi renda felice. O forse la ricetta è “Mangia, Prega, Ama”; dovrei seguire un cammino verso la felicità inseguendo avventure che mi facciano trovare me stessa.
Cristo, invece, mi farebbe portare la mia croce fino alla cima della collina, amando mio marito senza condizioni, attraverso la più feroce delle bufere. Perché? Perché mio marito è mio fratello in Cristo. È un credente, è venuto a Cristo insieme a me, nel 1997, entrando nel patto della grazia, un patto che ci lega ancora più stretti di quello del matrimonio.
Promemoria per i coniugi
Nel counseling matrimoniale, Cristo mi direbbe di ubbidire a Efesini 4:29–32 che ammonisce ad usare le parole per costruire. Dice di mettere da parte amarezza, clamore e rabbia. Dice, al contrario, di essere gentile, sensibile e disposta a perdonare.
In Giovanni 15:12 Cristo mi ha detto di amare mio marito come mi ha amato Cristo e in Luca 6:31 mi ha insegnato a trattare gli altri, specialmente mio marito, come io stessa vorrei essere trattata, “ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro”.
Non dovrei considerare Colossesi 3:14 che mi esorta a “rivestirmi dell’amore che è il vincolo della perfezione”?
Perché mi dimentico di questi comandamenti meravigliosi quando entro in casa? Perché non riesco a tenere a mente 1 Corinzi 13 nel mio matrimonio?
Amo Cristo, davvero. E amo mio marito. Ma, nel mio matrimonio, continuo a cadere nel peccato più spesso di quanto voglia ammettere.
Dio cambia tutto
Il Dio che servo ha calmato la tempesta con una parola (Matteo 8:26; Marco 4:39). Amo il Salvatore che creato questo mondo e che l’ha visto cadere per poi soffrire e redimerlo. Credo nel Dio che mi ha salvato quando ero ancora una peccatrice (Romani 5:8) e che ha fatto lo stesso anche per mio marito.
L’estate scorsa ho stampato le parole di 1 Corinzi 13 e lo ho incorniciate sopra la mia scrivania. Quando sono tentata di fare una lista di sbagli (vedi il versetto 5), vado a leggere queste parole incorniciate. Prego Dio di ricordarmi quanto ama mio marito, e quanto ha sofferto Cristo affinché potessi avere un matrimonio secondo la Sua volontà.
Sono ancora lontana dall’avere sotto controllo l’alta considerazione che ho di me stessa e sono irremovibile sulla questione dell’albero di Natale, ma so che il nostro giogo è saldo nelle mani di Colui che lo ha posto dove si trova.
https://www.coramdeo.it/articoli/gli-opposti-si-attraggono/
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