Giustizia lumaca, indifferenza, sfiducia. Ecco perché crollano le adozioni in Italia

bambina-shutterstock_197171963 (1)Dimezzate negli ultimi dieci anni le domande di adozione internazionale. Intervista a Marco Griffini, presidente di Ai.bi.

«Dal 2004 ad oggi, le domande di disponibilità da parte di coppie italiane all’adozione internazionale sono passate dalle 8.274 del 2004 alle 4.015 presentate in 25 tribunali italiani su 27 nel 2014»: a rendere pubblici questi dati è stato Marco Griffini, presidenti di Ai.bi, l’Associazione amici dei bambini che è ente accreditato di punta per l’accoglienza internazionale. Incrociando i dati forniti dal ministero della Giustizia e dai singoli Tribunali dei minori, si scopre che lo scorso anno a Milano si è passati da 604 domande del 2013 a 566, a Venezia da 362 a 291, a Firenze da 331 a 264 del 2014, a Genova da 143 a 136 e a Torino (che raccoglie le domande anche dalla Valle d’Aosta) da 401 a 310. Ci sono stati però anche Tribunali che hanno mantenuto stabili le domande, come Roma, a 527 domande. In controtendenza è solo Palermo, dove si è passati da 120 a 138.

Griffini, perché c’è stato questo calo delle domande?
Più che di calo, per noi si tratta di un crollo, dato che rispetto al 2004 si è piombati alla metà delle domande. Si perdono in un anno in totale 500 disponibilità, ed è un fatto che ci lascia attoniti. Né Regioni, né Tribunali o Governo sembrano preoccuparsi. Siamo di fronte ad un dramma, soprattutto per le adozioni internazionali. Tra le cause c’è un crollo di fiducia. Le coppie non credono più al percorso delle adozioni internazionali, perché è pieno di sofferenze. Abbiamo appena avuto modo di ascoltare alcune testimonianze dirette da coppie in tutt’Italia, nell’ultimo open day di Ai.bi presso le nostre sedi locali, che si è tenuto il 23 e 24 maggio.

Ci racconta l’episodio più rappresentativo di queste testimonianze?
Varie coppie ci hanno detto che, pur dopo aver vissuto positivamente il percorso con i servizi sociali previsto dalla legge per ottenere l’adozione, si sono trovati davanti a Tribunali dei minori che rimanevano del tutto indifferenti alle relazioni positive dei servizi. In particolare c’è stato un caso in cui il giudice del Tribunale dei minori, alla coppia che con un’eccellente relazione era stata definita idonea dagli assistenti sociali, ha risposto: «Io nemmeno le guardo le relazioni dei servizi, perché non voglio essere influenzato».

Ma non è la legge a prevedere che il giudice tenga conto invece delle relazioni dei servizi sociali per emettere il decreto di idoneità?
Sì, ma sappiamo che in magistratura ciascuno può fare come vuole. Ci sono tribunali in cui sono previsti 15 incontri con i servizi prima dell’emissione del decreto, e poi le relazioni vengono lasciate sulla scrivania dei giudici per lunghissimi periodi. Il problema vero è questo, cioè che la coppia che vuole adottare non è vista come una grande risorsa della società, ma come fonte di problemi, e anche il minore viene visto come fonte di difficoltà. Venerdì il Garante dell’Infanzia Vincenzo Spadafora, intervenendo alla Camera nel corso di un incontro sul tema #Infanziastaiserena, ha detto che sono aumentati i fallimenti delle adozioni. Noi ci aspettavamo che dicesse qualcosa del genere a fronte di dati, invece il Garante ha aggiunto subito: «Non c’è un monitoraggio chiaro, né sappiamo quanti ragazzi nelle comunità siano reduci da adozioni non andate a buon fine». Quindi perché creare questo clima di sfiducia? Secono noi è sbagliato dare informazioni allarmanti sulle adozioni, senza avere dei dati reali in mano.

La crisi economica e le spese necessarie alle adozioni internazionali quanto incidono?
La maggior parte delle adozioni internazionali avviene ancora con la Russia, cioè uno dei paesi più cari al mondo dal punto di vista delle adozioni. Un percorso legale costa sui 16 mila euro, escluse poi le spese per i viaggi: è anche vero che in quel paese ci sono poi vari enti che chiedono ulteriori soldi in nero. La crisi economica dunque influisce sino ad un certo punto nella flessione delle domande. Ci sono molte banche che fanno finanziamenti a tasso zero. Inoltre siamo in un momento storico in cui semmai si sta andando verso l’uscita dalla crisi.

E per quanto riguarda invece le adozioni nazionali? Cosa avviene in quel caso, le domande sono cresciute?
No, anche in quel caso le domande sono diminuite. Nel 2013, ultimi dati resi disponibili, le domande sono state 8.708, contro le 16.538 del 2006 e le 11 mila del 2011. Va aggiunto che, sempre secondo i dati del ministero della Giustizia, contro queste nuove 8 mila domande, gli affidamenti pre-adottivi portati a termine in un anno sono stati solo mille, e 916 le sentenze di adozione (più altre 565 le sentenze di adozione in casi straordinari). Ciò indica che solo una minima parte delle domande trova risposta, e la maggioranza delle coppie resta in una sorta di limbo, sinché non viene chiamata dal giudice. Per quanto riguarda i dati delle adozioni internazionali effettuate, nel 2013 sono state 2.269, e 86 gli affidi pre-adottivi di minori stranieri. Anche in questo caso si nota una forte discrepanza tra le migliaia di domande e i percorsi giunti effettivamente a termine.

Il caso dei bambini del Congo ha scoraggiato le nuove domande di adozioni internazionali?
Neanche tanto. In fondo è sempre accaduto che un paese chiudesse le adozioni, ma intanto si aprivano nuovi canali con un altro. Ciò che è cambiato è che a differenza del passato la Commisisone per le adozioni internazionali è molto lenta, se non paralizzata nell’aprire nuovi canali. Ci sono moltissimi paesi in cui aprire percorsi adottivi: Ecuador, Salvador, Messico. Invece da tre anni non sono stati accreditati nuovi paesi. Anche questo è un elemento che scoraggia le famiglie, contribuendo alla crisi delle adozioni internazionali. Se il governo sostenesse di più le famiglie sicuramente ciò cambierebbe.

A livello economico il governo sostiene in qualche modo chi vuole fare un’adozione internazionale?
C’era un fondo fino al 2011, per finanziare la metà delle spese che le coppie devono sostenere. Ma da allora il fondo non è stato più rifinanziato, e di conseguenza da quattro anni le famiglie non sono state più aiutate.

Chiara Rizzo

Foto bambina da Shutterstock

da: Tempi.it/

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