“Giusti tra le nazioni” due coniugi valdesi

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TorrePelliceDintorniTORRE PELLICE (TO) – Lunedì 19 maggio nella sala consiliare di Torre Pellice, in provincia di Torino, l’ambasciata di Israele in Italia ha consegnato il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni” alla memoria dei coniugi Carlo Hugon (1900-1973) ed Ernestina Fontana (1902-1991) e la medaglia è stata data alla figlia Germana Hugon Bellino che l’ha ricevuta a nome di tutta la famiglia.
«Dal 12 luglio 1944 fino all’agosto 1945, i nonni Carlo ed Ernestina ospitarono una famiglia ebrea sfollata da Torino – narra il nipote Franco Bellion». «I nonni vivevano in una cascina nella frazione Inverso di Torre Pellice, dedicandosi al lavoro dei campi. Accanto alla fattoria, c’era la casa natia della nonna che, dopo la morte dei bisnonni, era rimasta vuota. In essa i miei nonni furono felici di accogliere la famiglia Rossi».

Per i Rossi il trasferimento era indispensabile: la loro abitazione era stata distrutta dai bombardamenti e comunque nella grande città, dopo le leggi razziali, non si sentivano più al sicuro. La famiglia era composta da Emanuele Rossi (1897-1977), rappresentante di materiale elettrico, da sua moglie, Ada Morello (1910-1991), dalle figlie, Luciana, che nel ’44 aveva quattordici anni, e Giorgina, che ne aveva sei. 

Gli Hugon, entrambi valdesi, avevano quattro figlie: Germana, di quattordici anni, Lia, di dodici, Paola, di otto, e Giuliana, di un anno. «Cinque giorni dopo l’arrivo dei Rossi, una pattuglia tedesca, durante un rastrellamento, appiccò il fuoco a entrambe le abitazioni dei miei nonni – racconta Franco Bellion -. I soldati non sapevano della presenza degli ebrei, ma volevano vendicarsi di alcuni spari contro la colonna, giunti dai boschi dietro casa nostra, peraltro senza colpire nessuno. Forse con l’incendio pensavano di poter stanare dei partigiani, ma non ne trovarono». Carlo Hugon ed Emanuele Rossi furono tratti in arresto per una settimana e poi rilasciati. La fattoria degli Hugon era distrutta, ma nella casa in cui vivevano i Rossi era bruciato solo il fienile. I Rossi offrirono prontamente la loro disponibilità ad andarsene, per lasciare un’abitazione sicura agli Hugon, ma questi ultimi non acconsentirono. «Giammai in questa vita», rispose con decisione Ernestina. Così, per un anno intero, la famiglia Hugon si accampò in un deposito degli attrezzi, che fu adibito a uso domestico, sebbene fosse malamente riscaldato da un primitivo camino. 

Gli Hugon condivisero con i Rossi anche le provviste, ormai scarse, ricavate dal loro lavoro nei campi. Fu un aiuto prezioso, accanto alle risorse che Emanuele trovò prestandosi come bracciante nelle fattorie vicine.
«La popolazione di Torre Pellice sapeva che i Rossi erano ebrei. Lo sapeva perfino il rappresentante del partito fascista. Ma nessuno denunciò mai la loro presenza», sottolinea Franco Bellion. E aggiunge: «Conservo un ricordo dolcissimo dei nonni. Di quanto avvenne durante la guerra, però, non mi raccontarono mai nulla. Ho conosciuto questi fatti da altre persone. Con la famiglia Rossi è nata un’intensa amicizia che si tramanda di generazione in generazione. Il marito di Luciana Rossi, il fisico Arrigo Cigna, insieme alle figlie Alessandra e Margherita, si è adoperato per far avere ai miei nonni il riconoscimento di “Giusti tra le nazioni”. Luciana lo desiderava ardentemente, ma purtroppo è spirata prima di veder realizzato il suo sogno. I nonni erano persone semplici, col riserbo tipico dei piemontesi. Rifuggivano dall’ostentazione. Del resto sapevano di aver fatto solo il loro dovere». 

di: Donatella Coalova
da: Avvenire
Data: 19/05/2014

(nella foto, la Val Pellice)

Tratto da: http://www.evangelici.net/

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