Tutta la nostra solidarietà al Professore e profonda esecrazione per il comportamento da regime della peggiore specie di cui è vittima.
E perché, per contro, c’è tolleranza nei confronti dei professori atei che dicono bestialità contro Nostro Signore e la Sua Chiesa? Perché si tollera la perversione sessuale programmata fin dalla più tenera infanzia? Nel caso di specie c’è da invocare una magistratura, e prim’ancora una giurisprudenza, capaci di contestare un simile abuso di potere. Sia per solidarietà nei confronti del Prof. Marinelli che per evitare che si possano ripetere casi simili. Può apparire un commento ingenuo, a fronte della situazione reale; ma reagire è d’obbligo, se si vuol mantenere la speranza.
Vietato dare giudizi (negativi) sull’islam. Lo sa bene Pietro Marinelli, 61enne docente di Diritto ed Economia all’Istituto superiore “Falcone-Righi” di Corsico, piccolo comune nell’hinterland milanese.
Marinelli vanta oltre 30 anni di carriera, la laurea in Giurisprudenza, un’altra in Scienze religiose e un curriculum di tutto rispetto. Cui però ora dovrà aggiungere le accuse di islamofobia.
Tutto inizia il 31 maggio scorso. Il professore entra in una classe quinta per la lezione di diritto internazionale. Tema: lo Stato Islamico. E visto che al “Falcone-Righi” ancora si rispettano le buone maniere, quando il prof entra in classe gli studenti si alzano in piedi. Tutti, tranne lei: un’alunna 18enne di origine egiziana che si giustifica affermando di essere in periodo di ramadan. “Una pratica religiosa non ti dà certo diritto di non rispettare una consuetudine dell’Istituto”, fa notare il docente. Ma tant’è. “Per sviluppare il suo senso critico ho provato a chiederle cosa significasse il ramadan. E lei sosteneva fosse solo un periodo di riflessione. Le ho detto che non è così. Che viene celebrato per ricordare la discesa dal cielo del Corano, parola increata di Allah”. Ne nasce allora una discussione in cui Marinelli spiega l’origine e il significato del rito musulmano, accennando però valutazioni critiche nei confronti dell’islam e di una pratica di digiuno che “non mi sembra umana”. Apriti cielo.
La studentessa esce dalla classe senza permesso, salta la lezione sull’Isis e si becca una nota. Ma non è lei a doversi preoccupare. Poche ore dopo la madre scrive una lettera alla preside, Maria Vittoria Amantea, denunciando “un terribile” fatto “di intolleranza religiosa”. Nella missiva vengono riportate alcune frasi che Marinelli avrebbe pronunciato al fine di “offendere e sminuire” la fede musulmana: l’islam è una religione priva di senso; il Corano è una ridicolaggine insensata; il Ramadan è disumano; l’islam dovrebbe essere vietato dalla legge e via dicendo. “Alcune sono state palesemente esagerate – dice il professore – altre totalmente inventate”.
Fatto sta che ragazza presenta pure un esposto ai carabinieri e lo stesso farà la preside “a tutela dell’onorabilità dell’istituto”. Nemmeno si trattasse di lesa maestà, scatta il procedimento disciplinare: Marinelli è accusato di aver offeso l’alunna e di essere venuto meno “al suo principale dovere come docente e educatore”.“Prima di avviare l’iter non hanno neppure tenuto conto della mia dichiarazione, protocollandola volutamente in ritardo”, denuncia lui, che in tutta risposta ha depositato due contro-esposti (la preside, contattata per telefono e mail, non è ancora risultata reperibile). Il 24 giugno il caso finisce in presidenza per l’audizione in difesa. Obiezioni, spiegazioni, precisazioni: tutto inutile. Arriva una punizione esemplare: sette giorni di sospensione e relativa decurtazione dello stipendio.
Marinelli però rivendica “libertà di opinione”: “Io non ho offeso, ho solo dato una mia valutazione dell’islam alla luce dei miei studi. Una cosa sono le affermazioni sulle persone, altro quelle sulla religione. Credo rientri nei miei obblighi educativi stimolare gli studenti ad avere una visione critica della vita, anche rispetto alle proprie tradizioni religiose”. Difficile dargli torto. “Come i cristiani ascoltano le lezioni sulle crociate o sull’Inquisizione e non presentano esposti contro i docenti – continua – così devono fare pure gli islamici. Anche quando si dice che l’Isis è il vero riferimento del mondo islamico oppure che nell’islam ci sono meno libertà rispetto al cristianesimo”.
Il ragionamento non fa una piega. Ma non aiuta: condannato per aver violato gli articoli 3 e 19 della Costituzione (uguaglianza e libertà di culto) e due articoli del codice deontologico. “Io non ho insultato nessuno né limitato la libertà di alcuno. Ho solo espresso un giudizio sull’islam”. Tradotto: critichi Maometto e finisci nei guai. [Fonte]
Quanto accaduto al prof. Pietro Marinelli, di Corsico (Mi), è di una gravità inauduta. La preside l’ha non solo sospeso una settimana dal lavoro, ma ha chiesto per lui una visita medica specialistica per valutare se è adatto a proseguire la sua professione.
Perché? Perché ha criticato il Ramadan.
Ripeto, perché forse, distratti dalla vacanze, non avete letto bene. HA CHIESTO PER LUI UNA VISITA MEDICA!
Per ora, essendo una domenica di un caldissimo agosto e pertanto non il clima adatto alle grandi riflessioni, mi limito solo due immediate considerazioni:
1) sarebbe assolutamente opportuno, anzi, necessario, condurre un’azione legale contro quella preside, per non dire altro; esiste qualche avvocato disposto a condurla?
2) questo dimostra, tranne a chi si fa cieco, come la Rivoluzione entra prima o poi, in mille maniere, nelle nostre vite. Pertanto, di conseguenza, la necessità di difendersi. E per difendersi occorre unirsi e lottare in comunione di intenti e di azione.
Questo non avviene fidandosi dei partiti o sfogandosi su fb per poi pensare ad altro. Oppure cavandosela dicendo che occorre pregare e chi s’è visto s’è visto.
Questo avviene alzandosi dalle sedie e impegnandosi, personalmente, in una battaglia comune di difesa generale.
Ecco una prova concreta e immediata della necessità di creare una struttura adeguata all’azione di molti. Se ora questa struttura fosse esistita, avremmo potuto fare qualcosa di utile per questo povero docente e lottare per evitare la giacobinizzazione totalitaria della nostra società. […]
E perchè un professore, un formatore, non avrebbe più il diritto di discutere con i suoi allievi su un tema , qui l`islam, partendo da un fatto concreto, qui successo nella classe stessa?
Con perfetto buon senso il professore ha detto:
“Come i cristiani ascoltano le lezioni sulle crociate o sull’Inquisizione e non presentano esposti contro i docenti – continua – così devono fare pure gli islamici. Anche quando si dice che l’Isis è il vero riferimento del mondo islamico oppure che nell’islam ci sono meno libertà rispetto al cristianesimo”.”
Ancora un esempio dell`arroganza musulmana, la parola del professore Marinelli pesa meno di una piuma di fronte a quella di un`allieva e dei suoi genitori musulmani.
Ma in fondo i colpevoli non sono tanto i musulmani che approfittano al massimo del sistema che detestano, i colpevoli sono coloro che permettono quell`arroganza, che la giustificano, tetanizzati dalla paura di essere considerati islamofobi.
Non c`è che da sperare che in quella scuola quando un professore criticherà il cristianesimo i genitori andranno dalla preside esigendone la sospensione, visto il precedente vorrei vedere come si giustificherebbe in caso di rifiuto.
[Fonte]