La RU486, la pillola abortiva, è un veleno che uccide un bambino ed è molto pericoloso per la madre. Lo abbiamo sempre detto e ripetuto.
Ma la cultura della morte in tutto il mondo (a cominciare dall’Oms, con le sue ultime linee guida) spinge ideologicamente per la sua massima diffusione.
È quindi molto importante la sentenza della Corte d’Appello per il Quinto Circuito degli Stati Uniti, di mercoledì 16 agosto, nel caso Alleanza per la Medicina Ippocratica contro Food and Drug Administration che dice:
«Nell’allentare le restrizioni sulla sicurezza del mifepristone, la Food and Drug Administration (Fda) ha omesso di affrontare diverse importanti preoccupazioni sulla sicurezza del farmaco per le donne che lo usano».
Il dispositivo dei giudici Jennifer Walker Elrod, James Ho e Cory Wilson ora deve essere esaminato dalla Corte Suprema. Se verrà confermato si ridurranno notevolmente gli aborti chimici che in Usa attualmente si fanno addirittura per corrispondenza, senza neanche una visita medica in presenza.
Secondo la Corte d’Appello la pillola potrà essere somministrata secondo le regole che vigevano in Usa prima del 2016, cioè sino a 49 giorni (non più 70), deve essere prescritta necessariamente da un medico, bisognerà riportare alle autorità gli effetti avversi e l’obbligo di ritornare a visuìita in presenza dopo l’aborto.
I giudici hanno rilevato che le percentuali citate dalla Fda «nella sua nota di approvazione del mifepristone nel 2000, se applicate al numero di donne che hanno assunto il Mifeprex da allora ai giorni nostri (oltre cinque milioni, secondo la stessa Fda e Danco Laboratories, l’azienda che distribuisce la pillola abortiva), “mostrano che migliaia di donne, e addirittura centinaia di migliaia, hanno sperimentato gravi effetti avversi a causa dell’assunzione del farmaco e richiesto un intervento chirurgico o cure di emergenza per trattare tali effetti”, spiega Ermes Dovico su La Nuova Bussola Quotidiana. E ci informa che « Il giudice James ha scritto un’opinione di minoranza, per dire che anche l’approvazione del mifepristone nel 2000 dovrebbe essere annullata, perché viola le regole della stessa Fda. Un’opinione, questa, in linea con quanto già espresso ad aprile dal giudice Kacsmaryk, che ricordava come l’agenzia del farmaco statunitense abbia a lungo boicottato la revisione giudiziaria della questione».
In buona sostanza i giudici accusano l’FDA delle stesse incoerenze, superficialità e omissioni che noi stessi abbiamo rilevato rispetto alla diffusione in Italia del “pesticida umano” (così chiamava la Ru 486 Jerome Lejeune) e alla sua ulteriore liberalizzazione operata da Speranza nel 2020
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