Giovanni Luzzi, a 75 anni dalla morte

La passione per la Bibbia del teologo e pastore di origini engadinesi

Esattamente 75 anni fa, il 25 gennaio 1948, moriva a Poschiavo (GR) il teologo e pastore evangelico Giovanni Luzzi, traduttore della Bibbia.
E proprio a Poschiavo sono in programma una serie di iniziative per ricordare la figura e l’opera del Luzzi. Nei locali della Galleria della Pro Grigioni Italiano il prossimo 4 marzo verrà inaugurata una mostra. Accanto a pannelli con fotografie e testi esplicativi, saranno esposti anche libri, lettere, manoscritti e alcuni oggetti appartenuti al teologo.
Inoltre, sono previste alcune conferenze. La prima, in calendario il prossimo 10 marzo, avrà un carattere particolare: si tratterà di una cena-conferenza durante la quale i partecipanti saranno trasportati a bordo del transatlantico “Rotterdam” sul quale Giovanni Luzzi si recò in America, nell’autunno del 1912. Un modo insolito e sorprendente per avvicinarsi a un personaggio per molti versi affascinante.

Venerdì, 27 gennaio, la puntata di “Voci del Grigioni Italiano” in onda su RSI Rete Uno sarà interamente dedicata proprio a Giovanni Luzzi.

Ma perché è importante ricordare Giovanni Luzzi? Chi era, e cos’ha fatto? Lo abbiamo chiesto a Paolo Tognina, giornalista e pastore a Poschiavo.

 Archivio fotografico Valposchiavo

Giovanni Luzzi era nato in Engadina, nel 1856. La sua famiglia, come tante altre famiglie engadinesi in quel periodo, emigrò in Toscana, a Lucca. E dunque Giovanni crebbe e si formò in Italia. Studiò teologia a Firenze, alla Facoltà valdese, e a Edimburgo. Si sposò con una scozzese, poi fu pastore a Firenze per quindici anni. Nel 1902 la chiesa valdese lo incaricò di assumere la cattedra di dogmatica presso la Facoltà di teologia. La grande passione di Giovanni Luzzi fu la Bibbia: presiedette il comitato che rivide l’antica traduzione biblica italiana di Giovanni Diodati, risalenete alla prima metà del Seicento, e soprattutto tradusse, dai testi originali, l’intera Bibbia. Fu anche pastore a Poschiavo, tra il 1923 e il 1930. In quegli anni portò a termine la sua traduzione e collaborò a una nuova traduzione della Bibbia in romancio che uscì nel 1932 dall’editrice Engadin Press di Samedan e San Moritz. Terminato il periodo poschiavino, Luzzi tornò a Firenze. Ma quando l’Italia entrò in guerra, nel 1940, con la moglie Eva e la figlia Iride, decise di stabilirsi nuovamente a Poschiavo, dove si spense, otto anni dopo, alla fine di gennaio del 1948.

Un uomo che ha dedicato gran parte della sua esistenza alla Bibbia, e in particolare alla traduzione della Bibbia. Perché? Da dove nasceva questa sua passione?

Accanto al motivo molto pratico di avere a disposizione la Bibbia tradotta in un italiano al passo con i tempi, e dunque aggiornato, Giovanni Luzzi era convinto che la Bibbia dovesse essere diffusa il più possibile per contribuire al rinnovamento morale e civile italiano. La sua traduzione ebbe una grande diffusione, sia nel mondo protestante italiano, sia in numerosi ambienti cattolici. Ci sono ad esempio moltissime lettere – conservate in parte anche nell’archivio della chiesa riformata di Poschiavo – inviate da vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, che ringraziano Luzzi, gli manifestano stima e gratitudine, e dicono di essere persuasi dell’utilità della traduzione. In particolare, la traduzione di Luzzi del Nuovo Testamento ebbe un grande successo tra i soldati durante la Prima guerra mondiale: dal fronte, dai lazzaretti, soldati e ufficiali e cappellani – evangelici, ma soprattutto cattolici – chiedevano copie di quei libri. Tra i soldati italiani al fronte furono distribuiti oltre 40’000 esemplari del Nuovo Testamento.

Giovanni Luzzi fu anche pastore a Poschiavo, tra il 1923 e il 1930. Che cosa fece durante i sette anni trascorsi nel Grigioni Italiano?

Nella rivista Quaderni Grigionitaliani ho trovato un necrologio, uscito poco dopo la morte di Luzzi, nel quale si ricorda che Giovanni Luzzi, appena arrivato a Poschiavo, “si inserì subito nella vita grigionitaliana e in quella della chiesa riformata”. Nella parrocchia trovò tutto da fare. Luzzi stesso, citato in quel testo, annotava: “La parrocchia era in stato miserevole, in paese c’era un vivo attrito tra cattolici e riformati, tempio e stabili annessi erano in stato deplorevole”. Nei suoi sette anni di permanenza a Poschiavo, Luzzi promosse dunque il restauro della chiesa e degli immobili di proprietà della comunità, riorganizzò l’educazione religiosa nella scuola riformata, tenne conferenze, e cercò di migliorare i rapporti tra le due confessioni. Nella sua autobiografia, dal titolo “Dall’alba al tramonto”, scrisse: “Appena insediato nel mio ufficio andai a far visita al Prevosto e agli altri due sacerdoti che presiedevano alla parrocchia cattolica ed esposi a tutti e tre i sentimenti coi quali ero venuto a Poschiavo e le mie idee circa le relazioni che credevo dovessero passare fra noi e loro. Il ghiaccio era così rotto e cominciammo a vivere in buona armonia”. E al termine del settennio trascorso a Poschiavo, Luzzi poté annotare: “Quando lasciai la parrocchia l’antico livore e l’antica diffidenza, se non erano del tutto scomparsi, avevano senza dubbio perduto molto del loro veleno”.


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui