Si sono svolte nei giorni 8 e 9 settembre 2017, presso la Ifed di Padova, la 30esima edizione delle ormai mitiche Giornate Teologiche.
In occasione della ricorrenza e della celebrazione del 500 anniversario della Riforma protestante che ebbe inizio nel 1517 con l’affissione delle 95 tesi di Martin Lutero e che ha cambiato la storia della chiesa e della società, hanno avuto come tema il titolo “Riforma ieri, oggi e domani” perché la Riforma non è solo da celebrare o commemorare ma è un “programma di vita“. Il messaggio che ha lanciato Martin Lutero con le sue 95 tesi continua ad essere attuale perché la Scrittura continua ad esserlo.
C’è stata anche un’altra piccola ricorrenza, quest’anno abbiamo festeggiato la 30esima edizione delle GiornateTeologiche.
I temi affrontati sono stati diversi e tutti con l’obiettivo di educare a una presa di coscienza che sia istruita su cosa è stata la Riforma ieri, su cosa è oggi e sulle piste evangeliche sulle quali si sta lavorando per la Riforma di domani.
I lavori hanno avuto inizio affrontando il tema della Riforma sul piano macro/storico, ecclesiale e culturale sulle basi dei versetti biblici riportati in 2 Corinzi 10:3,5 “Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiare secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo” in questi versetti biblici l’apostolo Paolo scrive che le armi della nostra guerra non sono carnali e che è Dio stesso a demolire tutto ciò che si eleva contro la Sua conoscenza; inoltre dobbiamo fare i conti con la militanza della Riforma perché è stata ed è tutt’oggi un atto militante; a distruggere i ragionamenti che si elevano contro Dio e di ogni idolo che vi si oppone. È indispensabile avere presente chi “sono” queste cose che si elevano contro la conoscenza di Dio e la Riforma li ha identificati con i “falsi ragionamenti“. Dobbiamo quindi demolire i falsi ragionamenti alla quale la nostra mente è soggetta per sottomettere, ricostruendo ogni pensiero, a Cristo in un’ubbidienza totale.
La Riforma fu una riscoperta del vero cristianesimo, una rivoluzione in ogni area per ritornare a un cristianesimo vero e di sostanza.
Dobbiamo disporre i nostri cuori alla sana dottrina del Creatore perché se a distanza di 500 anni siamo ancora qui a chiederci e domandarci che effetti ha avuto la Riforma è perché ha lasciato una scia di magnitudo. Le sue dottrine sono fondate e intessute da una profonda teologia trinitaria, se cambia la comprensione della dottrina di Dio cambia necessariamente quella sul Signore Gesù Cristo, sul disegno di salvezza da parte di Dio, della grazia e della vita cristiana.
Quando iniziamo a studiare la dottrina di Dio non possiamo mettere in disparte l’argomento sulla trinità che è proprio il punto di partenza (“la dottrina di Dio” significa “la presenza di Dio dentro di noi”).
Dobbiamo riconoscere il primato della dottrina di Dio perché essa definisce la dottrina della trinità dalla quale dipendono tutte le altre.
La fede cristiana è racchiusa in tre punti fondamentali: “Io credo in Dio Padre che mi ha creato, in Dio Figlio che mi ha redento e nello Spirito Santo che mi santifica”. Dopo delle dottrine sulla giustificazione e sulla salvezza, la dottrina trinitaria è un dono di Dio attraverso il quale rivela se stesso e ci fa vedere il Suo cuore paterno infatti oltre ad averci affidati ogni cosa nei cieli e sulla terra ci ha donato suo Figlio e il Suo Spirito per portarci a Lui.
Dato che la conoscenza di Dio non parte dalla ragione ci si pone la sfida della rivelazione. Mentre siamo condotti al Padre per mezzo del Figlio per godere di questa relazione di figliolanza essendo dei peccatori decaduti abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ci santifica. La salvezza è un salvataggio divino mediante il quale Dio ci “risuscita dai morti” in quanto la natura umana non può mai risollevarsi da sola è necessario l’intervento da parte di Dio; la giustificazione per fede ci è offerta gratuitamente e la troviamo solo in Cristo quando lo riceviamo siamo rivestiti della Sua giustizia; quando abbiamo Cristo abbiamo anche il Suo Spirito che ci santifica e ci cambia.
La dottrina della trinità la possiamo comprendere in quattro sezioni:
1) Conoscere Dio come Padre e autore della salvezza questo lo possiamo sperimentare solo se abbiamo una mente convertita e tramite Cristo che ci riconcilia;
2) Conoscere il Figlio e il piano di redenzione: il Figlio ci riconcilia al Padre e vuole condividere con noi la Sua condizione di figliolanza. Il compito di Cristo è di “ripristinarci” come “figli di Dio ed eredi del regno celeste di Dio“;
3) Esamina l’applicazione da parte dello Spirito Santo: possiamo ricevere i benefici che il Padre ci ha mandati attraverso il Figlio solamente tramite il vincolo con lo Spirito Santo attraverso il quale il Figlio ci unisce a sé come “Spirito di adozione” perché è testimone della libera volontà del Padre che ci ha abbracciati per mezzo del Figlio;
4) Riguarda la chiesa dunque il popolo di Dio: tutti i doni di Dio concessi nel battesimo si trovano in Cristo che ci ha purificati con il Suo sangue perché il Padre lo ha posto come Mediatore tra Lui e noi. Dobbiamo comprendere che siamo rigenerati dalla morte e resurrezione di Cristo soltanto se siamo santificati dallo Spirito e abbiamo cambiato la nostra natura da carnale a spirituale.
Il futuro della Riforma sarà un cammino di conversione ecumenica non più basato su un rapporto conflittuale come nel passato ma aperto al dialogo e basato anche sull’interculturalità. C’è la possibilità di assimilare la Riforma e rilanciarla perché non possiamo essere condannati all’ignoranza. Bisogna individuare il “fuoco” della Riforma, il suo “cuore” e il suo fuoco è la “rimessa in centro del primato di Dio” questo è il suo cuore.
Un altro tema affrontato che è stato affrontato è: LA RIFORMA DOMANI. PISTE PER LA TESTIMONIANZA EVANGELICA.
La Riforma del futuro necessita di dieci compiti importanti:
1) Il primo compito è ritornare al centro riformatore ed avere il coraggio di rimanere sempre integri al Signore a prescindere dalla situazione, anche di pericolo, nella quale ci veniamo a trovare;
2) Il secondo compito è liberare la spiritualità e sperimentare personalmente Gesù Cristo come risposta alla fame spirituale del nostro tempo;
3) Il terzo compito è riscoprire l’incarico che Gesù ci ha lasciati nel fare discepoli;
4) Il quarto compito è attivare il sacerdozio universale dei fedeli, questa è la cosa più importante che ci distingue ancora oggi dal cattolicesimo;
5) Il quinto compito è ridefinire la professione pastorale;
6) Il sesto compito è di farsi carico di responsabilità dirigenziali formando dei team;
7) Il settimo compito è di costruire una sana struttura di piccolo gruppo “cellule”;
8) L’ottavo compito è sviluppare una cultura dell’amore attraverso la comunione cristiana “agape”;
9) Il nono compito è nel celebrare un culto che deve toccare lo spirito delle persone;
10) Il decimo compito è sognare la chiesa in avanti, la memoria della Riforma insegna per il futuro a rimanere mobili.
Un’altro tema che è stato affrontato è quello della “RIFORMA E RISCHIO DI MORALISMO”.
Il moralismo è una categoria anti biblica e anti storica che non ha mai riformato nulla mentre la Riforma fu una grande opera di alfabetizzazione teologica; il moralismo inoltre non ha nulla a che fare con la Riforma del 1517 perché non ha apportato il cambiamento mentre la Riforma lo ha portato e produsse una trasformazione sul piano teologico.
La fede va intesa come qualcosa di integrale e vissuta (Isaia 39 “Non annunciateci cose vere, diteci cose piacevoli”), l’azione moralista porta la dissolutezza dei costumi ma non possiamo togliere la dimensione dottrinale dalla Bibbia e accontentarci di una lettura superficiale e fragile.
Noi dobbiamo resistere al moralismo perché ci porta fuori dall’alleanza con Dio dobbiamo invece applicare la sana dottrina dell’Evangelo (come disse l’apostolo Paolo si deve predicare la sana dottrina).
Riforma significa anche che l’autenticità della fede va preservata e conservata.
Un’altro tema affrontato è stato quello della: RIFORMA VERA E RIFORMA PERCEPITA.
Alla percepita va bene tutto per lei non c’è differenza perché non ritiene più valida la Scrittura mentre la vera tiene salde le proprie convinzioni bibliche.
Come ultimo tema si è affrontato il SEMPER REFORMANDA: la chiesa in uno stato permanente di Riforma continua con un senso di aspettativa e con un ritorno al puro cristianesimo. Essendo un movimento in continuo avanzamento non si è potuta concludere, la sua parte principale consiste nell’evangelizzare e convertire delle anime.
Al centro della Riforma troviamo due principi:
1) Principio materiale della Riforma (Romani 1:17 “ Perché la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede, come sta scritto: «Il giusto vivrà per fede»”) questa è la questione centrale della Riforma la “giustificazione mediante la fede”, la giustificazione è una dichiarazione da parte di Dio che nella Sua autorità dichiara che un peccatore è giustificato per mezzo della fede in Cristo;
2) Principio formale della Riforma che si basa sul “Sola Scrittura” perché soltanto la Parola di Dio è senza errore; soltanto la Scrittura è l’autorità ultima e definitiva per formare la nostra fede e la nostra condotta, essa governa e regolamenta tutte le altre autorità. Senza il principio di Sola Scrittura non ci sarà Riforma. Questi principi dottrinali devono riempire ogni aspetto della nostra vita (2 Corinzi 4:4 “Nei quali il dio di questo secolo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio”) in questo versetto biblico l’apostolo Paolo chiama il Vangelo con la terminologia “il Vangelo della gloria di Dio” perché Cristo è l’immagine di Dio.
Se dunque il Vangelo è la gloria di Cristo esso non può essere null’altro all’infuori di questo (1 Pietro 3:18 “Perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito”) infatti i peccatori vengono da Dio chiamati “giusti” affinché lo possano conoscere ed essere in comunione con Lui. È attraverso la Sola Fede e Sola Grazia che vediamo la gloria di Dio (2 Corinzi 4:6 “Perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo”). Impegniamoci ad insegnare e a vivere per ciò che dà gloria a Dio e se è il caso moriamo per dargli gloria. Al cospetto della gloria di Dio la Bibbia insegna che la reazione giusta e adeguata è il “sano timore di Dio ” che ingloba l’amore e la gioia e che viene dallo Spirito Santo (Geremia 32:38 “Essi saranno per me il mio popolo e io sarò per loro il loro Dio”). Il timore di Dio è un modo per definire e descrivere il modo in cui amiamo Dio ed è il principio della sapienza (Isaia 8:12 “Non chiamate congiura tutto ciò che questo popolo chiama congiura;
non temete ciò che esso teme, e non vi spaventate”; Apocalisse 15:3,4 “E cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non ti temerà, o Signore e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei Santo; certo tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché tuoi giudizi sono stati manifestati»“).
Conclusioni:
E’ emerso che in Italia manca tragicamente la cultura della responsabilità introdotta dalla Riforma, il lavoro di Ifed è fondamentale.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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