Tra i comandamenti per eccellenza, nella concezione di vita di Gesù vi è l’amore del prossimo. Alla richiesta di uno di loro, di un dottore della legge, che per metterlo alla prova gli chiede: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”, Gesù risponde: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo, poi, è simile: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Mt 22, 37-40).
Importante sottolineare, le ultime affermazioni “tutta la legge e i profeti”, quasi a sancire una universalità del senso dell’amore/relazione. Difatti, già prima, nel levitico, terzo libro della Bibbia, secondo la tradizione, scritto da Mosè si legge: «…ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lv 19,18). Sanciscono i comandamenti il principio della relazionalità. E’ accertato che le molte problematiche psicologiche dei tempi attuali, sono inerenti la sfera relazionale. Per i noi clinici della psicologia essa è uno dei fattori più importanti nella vita di tutte le persone, enunciata entro le dinamiche della vita affettiva (Vedi in notiziecristiane.com di Pasquale Riccardi “L’amore come cura delle patologia affettivo relazionali), che influenza ogni relazione al punto di condizionare la salute e la malattia di chi è a noi vicino. Come psicoterapeuta non posso non considerare i lavori pioneristici degli psichiatri esistenzialisti R. Laing (1959) e D. Cooper (1967) dei terapisti sistemici-familiari M. Bowen, L. Wynne, Ackermann, Don Jackson, J Haley J.H. Weakland. Questi colsero un significativo legame tra il sintomo e un membro della famiglia. Paradossale assumeva l’osservazione che il comportamento di un membro della famiglia provocava il sintomo nell’altro e viceversa il miglioramento del comportamento stimolava il miglioramento in entrambi i membri della famiglia. Successivamente, ricerche presso la Philadelphia Child Guidance Clinic confermarono che la tipologia relazionale genitoriale fosse direttamente responsabile dei molti disagi dei bambini. Nasce e si struttura l’ottica sistemica che sancisce lo stretto legame tra un comportamento e il contesto in cui esso ha luogo (Von Bertalanffy 1968, la teoria generale dei sistemi; L. Baldascini, Legami terapeutici, Franco Angeli 2002). Ed è su questa base scientifica che voglio fare una considerazione su Gesù, profondo conoscitore dell’animo umano, che oltre a leggere la vita in termini spirituali considera la potenza sistemica delle relazioni (P. Riccardi, Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed Cittadella 2018 e Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo, 2016). Caratteristico è l’episodio citato da Marco (9, 14-27) in cui i suoi discepoli non guariscono il ragazzo posseduto: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l’ordino, esci da lui e non vi rientrare più». E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì». Chiaramente nella lettura vi è più della mia semplice osservazione e di questo rimando ad ulteriori approfondimenti spirituali del testo. Come psicologo e psicoterapeuta mi colpisce l’ottica di Gesù che stimolala la guarigione interrogando il padre, come se fosse un’indagine anamnestica per cogliere il senso, il significato e il contesto del sintomo. E lo fa dopo avere osservato il comportamento del ragazzo che legge nell’ottica del sistema relazionale padre-figlio, difatti è significativo come il cambiamento del padre nella fede, nel credere diventa il preludio della salute del figlio e di cui Gesù responsabilizza, quando questi, tenta di deresponsabilizzarsi dicendo a Gesù: “se tu puoi ….. aiutaci”, certo che Gesù aiuta e riprende l’affermazione e la riflette al padre “se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede” quasi a sottolineare che la responsabilità è nel sistema relazionale del padre”.
Il padre accetta, cambia, crede ha fede e lo sancisce nel contesto della folla e della relazione. Dopo di che Gesù passa al figlio e lo guarisce. Tutto il sistema è cambiato, il padre e il figlio. Questo ed altro è il potere di Gesù.
Pasquale Riccardi
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