Mi chiamo Marco e sono nato in Ticino nel ’93. Sono cresciuto in una famiglia di missionari cristiani evangelici. Ho sempre frequentato la chiesa con piacere. Mio padre da piccolo mi chiedeva sempre: “Ma sei sicuro di andare in paradiso?”. Gli rispondevo di sì e che credevo di avere la vita eterna perché volevo stare dov’era Gesù.
Tuttavia, con il passare degli anni questo entusiasmo andò sfocandosi. Mi mettevo a pregare e chiedevo perdono per i miei peccati solo quando la mia coscienza mi faceva capire che avevo sbagliato qualcosa.
Avevo tutto nella vita: i miei familiari mi amavano, ero circondato da amici, i soldi non mancavano… ma quando tornavo a casa sentivo la mancanza di qualcosa. Più leggevo la Bibbia, più cercavo Dio e pregavo, e più sentivo il peso del peccato che mi avvolgeva. Dato che volevo seguire le orme degli studi di mio padre, iniziai ragioneria. Così, per diversi anni mi chiusi in camera, giocavo al pc per sfogarmi e ogni giorno mi guardavo almeno un film, anche a tarda notte. Il giorno dopo mi alzavo da letto a malavoglia per andare a scuola, e infatti mi bocciarono due volte.
Per grazia divina, dopo vari tentativi e in ritardo, riuscii ad entrare in una scuola in Svizzera e a fare l’apprendistato come multimedia elettronico. In quegli anni cominciai a riflettere molto sul senso della vita. Lessi “Forza per vivere” e una biografia di George Müller. Questi libri facevano sempre riferimento alla Bibbia e perciò iniziai a cercare Dio con tutto il mio cuore.
Un giorno mi ritrovai a leggere e a parlare con Dio, dicendogli che, se Lui che era la via non mi avrebbe mostrato la via per la mia vita, io avrei fatto altro e non lo avrei più cercato. Proprio quando stavo per perdere la speranza, Dio mi rispose in modo inaspettato. I miei occhi videro come una visione. Non sapevo bene cosa significasse ma mi diede una gioia immensa e capii subito che Gesù aveva preso i miei pesi su di sé e che potevo, non solo dopo la morte ma anche adesso, vivere per sempre insieme a Lui.
Questa gioia era così grande che quel pomeriggio non andai a scuola, ma tornai dai miei e sentivo il bisogno di raccontare a loro e ai miei amici quello che mi era successo. Volevo diventare un missionario per predicare alle genti che Gesù era veramente vivo e che, se lo cerchiamo, Egli può vivere dentro di noi per mezzo dello Spirito Santo e trasformare le nostre vite.
Finito l’apprendistato, il mio desiderio era rimasto lo stesso: cercare una missione per testimoniare di Gesù.
Una ragazza di Como, con la quale avevo amici in comune, mi mandò un messaggio. Mi scrisse che voleva iniziare ad evangelizzare a Como, poco distante da dove abitavo, e che secondo lei sarei stata la persona giusta per aiutarla. Grazie a lei e ad alcuni amici di una chiesa a Milano, conobbi una missione cristiana, con la quale tutt’oggi servo il Signore felicemente.
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