Gesù e i peccatori!

Questo comportamento era inconcepibile all’epoca e, talvolta, anche nella nostra.

Proprio per questo la tendenza, oggi, di chi “viene accusato di stare con i peccatori” è quella di controaccusare gli accusatori dicendo “lo hanno detto anche a Gesù” pensando in questo modo di essere dalla parte della ragione.

In realtà bisognerebbe focalizzarsi sulla risposta di Gesù e non sulle accuse. La risposta di Gesù fu “non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati”. Ora Lui non stava dichiarando gli accusatori “persone sane” ma “persone che pensavano di essere sane”, perché il vero senso delle parole di Gesù era che “siete tutti malati, ma solo chi si riconosce come tale può trarre giovamento dalle cure del medico e guarire”.
Tant’è che Gesù aggiunge “sono venuto a chiamare i peccatori a ravvedimento”.

Gesù, quindi, non stava con i peccatori per dimostrargli accoglienza solo per contrapporsi a un sistema religioso che, invece, li teneva lontani.

La benedizione che Gesù dava ai peccatori non erano “parole buone” che uscivano dalle sue labbra per rassicurarli del Suo amore incondizionato. La benedizione che Gesù dava ai peccatori era invece la Sua stessa presenza che dimostrava ai peccatori che il Suo Amore era capace di raggiungerli indipendentemente dalla distanza causata proprio dalla loro condizione di peccato.

La benedizione di Gesù era l’opportunità di ravvedersi.

Senza la chiamata al ravvedimento, il Vangelo non è Vangelo, una buona azione non è buona, l’amore è falso amore; senza quel “va e non peccare più” il messaggio non è completo e porta alla rovina.

La presenza di Gesù tra i peccatori non era per benedire la loro condizione, ma per cambiarla. La presenza di Gesù tra i peccatori non era per “legittimare” o “rispettare” il loro pensiero o il loro comportamento, ma era per dirgli che il loro pensiero e il loro comportamento erano sbagliati, che avevano perduto la strada e che dovevano seguirlo per ritrovarla.

Gesù non è venuto per consolare persone che comunque andranno all’inferno. Gesù è venuto affinché, attraverso il ravvedimento, le persone perdute siano ritrovate, le persone malate sia guarite, i morti resuscitati e cambiare il destino eterno di chi avrebbe avuto fede in Lui per seguirlo lasciando la via dell’inferno ricevendo la vita eterna in Lui.

Certo, poi possiamo pure parlare del fatto che “amare” significa lasciare che l’altro faccia le proprie scelte ed essere felici per la felicità dell’altro.

Ma se non piango nel vedere l’altro perdersi per sempre mentre fa le proprie scelte e pensa di essere felice, allora non lo amo veramente.
Carmelo Valenti
Francesco La Manna

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