“Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, ti ho consacrato e ti ho stabilito profeta delle nazioni”. (Geremia 1:5)
Geremia era figlio di Hilkia della tribù di Beniamino.
E’ l’autore dell’anonimo libro e del libro delle Lamentazioni.
Visse durante il regno degli ultimi re di Giuda: Giosia, Jehoiakim e Sedekia; un regno durante il quale ci furono avvenimenti dolorosi e terribili che portarono Gerusalemme alla catastrofe.
Fu profeta e sacerdote, visse e predicò nel regno di Giuda per circa quarant’anni, tra il 627 e il 580 a.C., un tempo travagliato che ha portato alla caduta di Gerusalemme, del Tempio e delle istituzioni che reggevano il popolo di Dio.
La sua vocazione avvenne nel 626 a.C.
Il profeta Geremia visse la sua vita incentrata nella predicazione di una “Parola” che non gli lasciava scampo e che il popolo si rifiutava di capire.
L’apparizione di un profeta è sempre l’indice del cattivo stato del popolo d’Israele ma anche la prova della grazia di Dio. Gli fu proibito dai notabili israeliti di predicare pubblicamente.
Il suo libro contiene eventi, fatti e parole appartenenti a una lunga storia movimentata.
Spesso fu vittima di momenti di grande disperazione di fronte al compito affidatogli da Dio e di fronte all’avversione dei suoi contemporanei, quest’avversione fece di lui un uomo solitario.
Agli israeliti rivolge dure critiche per i loro comportamenti ipocriti, in quando dinnanzi ai ricatti del re Nabucodonosor che pretendeva in cambio degli schiavi ebrei deportati in Babilonia dell’oro in contante, all’inizio i giudei si dissero propensi a pagare ma non appena il conquistatore si allontanò, scampato per loro il rischio, non pagarono il riscatto abbandonando i loro connazionali alla schiavitù.
In realtà gli ebrei schiavi a Babilonia non stavano poi tanto male perché essendo molto colti e intelligenti, il re Nabucodonosor li adibiva a compiti amministrativi e quando dopo trent’anni di schiavitù li liberò, molti di essi si erano ambientati così bene che decisero di rimanere a Babilonia mantenendo i loro incarichi da persone libere.
Geremia desiderava sposarsi con Giuditta ma Dio stesso glielo proibisce (Geremia 16:2 “Non prendere moglie né avere figli o figlie in questo luogo”).
Si trova in contrapposizione con le autorità del paese e di ogni ceto sociale (Geremia 26:8 “E avvenne che, come Geremia ebbe finito di pronunciare tutto ciò che l’Eterno gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo lo presero, dicendo: Tu devi morire!”), la sua vita correva seri pericoli fu principalmente perseguitato dal re Sedekia perché lo considerava un disfattista che minava il morale della nazione.
Geremia annuncia la prossima invasione dei babilonesi (Geremia 37:3,17) contro i quali non ci si poteva opporre e bisognava arrendersi pagando loro le tasse. Nessuno ascoltò le sue parole neanche quando l’avanzata dei babilonesi divenne una minaccia concreta e sembrava inarrestabile. Anche in quell’occasione i giudei preferirono ascoltare falsi profeti che promettevano un futuro di pace e di prosperità. Nel momento in cui i babilonesi assediarono Gerusalemme, le sventure annunciate dal profeta Geremia spinsero i notabili a metterlo in prigione.
Il regno di Giuda terminò con l’esilio della maggior parte dei giudei a Babilonia per mano del re conquistatore Nabucodonosor II nel 597 a.C. e nel 586 a.C. egli ordinò la distruzione del Tempo che fu bruciato, la dinastia davidica fu spodestata, gli israeliti più influenti deportati e il re Sedekia dovette assistere all’uccisione dei suoi figli e poiché quella restasse l’ultima immagine da lui vista venne barbaramente accecato.
Geremia fu risparmiato e lasciato vivere tra le rovine di Gerusalemme, dove continuò a predicare. Dopo molti anni il profeta fu catturato dai suoi denigratori e portato in Egitto dove morì, secondo un’antica tradizione cristiana, lapidato dai suoi connazionali esasperati dai suoi rimproveri.
Geremia è un profeta molto importante nella storia cristiana.
CONTESTO:
Il contesto della profezia di Geremia è la sua lunga lotta con i giudei che prestavano culti idolatri anziché celebrare il “culto legittimo all’unico e vero Dio”. Geremia continuava a rimproverare Israele per i loro simboli idolatri (Geremia 2:1,13).; il racconto della distruzione del Tempio (Geremia 7:1,15) di cui il suo segretario Baruc racconta le conseguenze (Geremia 26); l’aperto conflitto tra il profeta e il re Jehoiakim (Geremia 36) e il suo arresto durante il secondo assedio di Gerusalemme (Geremia 38:28 “Così Geremia rimase nel cortile della prigione fino al giorno in cui Gerusalemme fu presa. Ed egli era lì quando Gerusalemme fu presa”).
Questi versetti biblici contengono alcuni passi del messaggio di speranza che acquista pieno significato dopo la fine di Gerusalemme (Geremia 31:2,9; Geremia 31:10,14; Geremia 31:31,34).
Luisa Lanzarotta | notiziecristiane.com
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