L’ultima triste “novità” partorita dai sostenitori dell’ideologia gender tocca direttamente i genitori che così rischiano di perdere la custodia dei figli.
C’è da preoccuparsi? Decisamente sì: in questo modo si impone sempre di più una concezione profondamente degradata della persona umana, fatta di anima, psiche e corpo.
Sta facendo discutere – e giustamente – la decisione di uno degli stati storicamente più “progressisti” d’America: la California, che giusto pochi giorni fa ha approvato la legge AB-957. Questa legge permetterà al giudice, nelle dispute sul collocamento dei figli, di decidere nell’interesse del minore anche tenendo conto dell’eventuale rifiuto di un genitore di riconoscere la cosiddetta «identità di genere» del figlio. Per il legislatore californiano infatti il mancato riconoscimento sarebbe potenzialmente lesivo per la sua salute e benessere.
In pratica, se un bambino dice di sentirsi una bambina, o viceversa, «transgender» o «non binario», il padre (o la madre) che non l’accetta rischia l’allontanamento del figlio.
Prossima la firma della legge californiana
Venerdì 8 settembre l’Assemblea della California ha approvato il disegno di legge 957 con 57 voti favorevoli contro 16, anche se diversi democratici non hanno votato.
Mercoledì il Senato dello stato californiano aveva dato il via libera con 30 voti a favore contro 9 contrari, con i repubblicani che hanno votato in blocco contro questa legge. Adesso la palla è passata al governatore Gavin Newsom che dovrebbe firmare il disegno di legge entro la scadenza legale del 14 ottobre.
L’ideologia del gender fa così un altro passo in avanti. Per la legge della California il genere diventa così, scrive Catholic News Agency (CNA), «un fattore tra gli altri nella concessione della custodia dei figli come parte delle preoccupazioni per la salute, la sicurezza e il benessere di un bambino. Altri fattori includono l’abuso da parte dei genitori e la quantità di contatti che un bambino ha con i suoi genitori». «L’identità di genere ora include categorie come transgender e non binario», aggiunge CNA.
Il no dei vescovi e di… Elon Musk
La Conferenza episcopale della California si è opposta al disegno di legge da poco approvato. I vescovi californiani da un lato hanno confermato il loro supporto ai genitori che con amore si prendono cura dei loro figli affetti da problemi legati alla disforia di genere.
Dall’altro lato però hanno espresso tutta la loro preoccupazione per un disegno di legge palesemente discriminatorio verso quei genitori amorevoli e protettivi il cui «mancato consenso alla transizione sociale o medica» del bambino si vedrebbe mettere «sullo stesso piano di abusi, violenze o uso di sostanze agli occhi del tribunale nelle controversie sull’affidamento e sui tempi dedicati allo svolgimento dei ruoli genitoriali».
Ma le proteste non sono arrivate solo dai cattolici. Contro il disegno di legge della California ha protestato anche Elon Musk – naturalmente su Twitter – che lo ha definito «lupo travestito da agnello». Una legge del genere, commenta il fondatore di Tesla e padre di 11 figli, «significherebbe che se non sei d’accordo con l’altro genitore sulla sterilizzazione di tuo figlio, perdi la custodia». Una «assoluta follia», conclude Musk.
Gender, il futuro alle porte? No, un ritorno al passato
Che dire? Come spesso accade le cause che si presentano come “avanzate” e “progressiste” in realtà sono piuttosto “regressiste”. Non sono altro che un ritorno al passato, giusto un poco rivisitato per essere reso presentabile in società. Mai come nel caso dell’ideologia di genere questo ritorno all’antico è tanto evidente. Vecchi errori in vesti nuove, è il caso di dirlo.
Fin da subito – basta leggere cosa scrive San Paolo nella Prima lettera ai Tessalonicesi (5, 23) – i cristiani hanno considerato l’uomo come un essere strutturato in una maniera ben precisa: spirito, anima e corpo (pnéuma, psyché, soma). Come spiega don Fabio Rosini nel suo ultimo (bellissimo) libro, L’arte della buona battaglia, queste tre dimensioni nella persona umana «sono come cerchi concentrici dall’esterno all’interno».
È la tipica visione cristiana dell’uomo come unità psico-fisica: un’anima incarnata, un corpo animato. Il sensibile e lo spirituale non sono mondi alieni. Il grande Tommaso d’Aquino dirà che l’anima umana è forma del corpo. In altre parole, come spiega un esperto di San Tommaso come il vescovo Robert Barron, per Tommaso «l’anima è sì nel corpo, ma non in quanto contenuta da esso, ma piuttosto in quanto essa lo contiene». L’anima non è altro che il nostro io più profondo: la dimensione spirituale che implica un contatto con l’invisibile, il cuore del nostro essere.
Per gli Antichi, in particolare per Platone e i suoi discepoli, invece non era così. L’anima per loro era unita al corpo soltanto accidentalmente: il corpo era la prigione dell’anima, un luogo di espiazione delle sue colpe.
Il corpo secondo i post-moderni: la superstizione che si fa profanazione
Nella modernità – a partire da Cartesio – è ritornata in auge questa idea secondo cui mente, corpo e anima sono entità separate. Ha preso così piede il soggettivismo che, come diceva C. S. Lewis, non è altro che la «superstizione fatale che ritiene che gli uomini possano creare valori, che una comunità possa scegliere un’ideologia, come la gente sceglie i vestiti».
La cosiddetta ideologia gender non è altro che questo soggettivismo spinto all’estremo: è la superstizione, per dirla con Lewis, che si fa profanazione. Il corpo diventa così un possesso della mente, una proprietà privata della quale siamo padroni assoluti.
E la persona umana non è più quell’essere tridimensionale dove gli aspetti psicologici e sensibili del suo essere, per quanto distinti, sono intimamente collegati allo spirituale. L’epoca della realtà aumentata è anche quella dell’uomo diminuito, a una dimensione o al massimo due. A farne le spese sono le profondità dello spirito, stralciate o messe tra parentesi.
Insomma: il corpo è considerato, proprio come diceva l’autore delle Cronache di Narnia, poco più che un vestito da scegliere: un rivestimento esteriore del nostro ego. Le implicazioni di questa concezione sono praticamente infinite (dall’aborto all’ingegneria genetica, dal congelamento degli embrioni all’utero in affitto fino al transumanesimo, ma l’elenco potrebbe continuare). E la recente legge californiana ne è un esempio da manuale.
Corpo: una sacralità a rischio di profanazione
Una mentalità fotografata alla perfezione dello psicologo Alessandro Amadori che di recente ha visto, nella tendenza sempre più diffusa soprattutto tra i più giovani a ricorrere alla chirurgia estetica, un’espressione della visione post-moderna secondo cui «il corpo non è più qualcosa di sacro da accettare per com’è: con lo sviluppo tecnologico e della medicina il corpo è diventato uno strumento, un mezzo con cui noi realizziamo il nostro progetto di vita. Il corpo oggi è solo un contenitore. un oggetto di cui siamo proprietari e liberi organizzatori».
La desacralizzazione del corpo umano: non si potrebbe esprimere meglio il senso della parola profanazione. Profano significa infatti ciò che resta fiori dal fanum, dal luogo sacro, dal tempio.
Nulla di più lontano dalla visione di San Paolo sul corpo come «tempio dello Spirito Santo». Il virus della superbia si insinua così dentro la sessualità e trasforma il corpo in un luogo di potere dove la volontà umana si impone con violenza. Per un cristiano conta invece scoprire qual è la sua vocazione. Fondamentale è la parte che deve giocare nel teo-dramma, cioè nel progetto di vita di Dio per lui. Il cristiano è un uomo in missione, non un libero organizzatore della propria esistenza, compresa la propria corporeità.
Quella profezia scritta nella nostra carne mortale
San Giovanni Paolo II, ci ricorda ancora don Fabio Rosini, contrapponeva a questa profanazione del corpo quello che chiamava «il linguaggio profetico del corpo». Nell’uomo, unità di anima e corpo, non c’è nulla che non abbia una dimensione al tempo stesso spirituale e corporale.
È così: il nostro corpo ha una dimensione spirituale, interiore e profonda, ma anche ogni dimensione interiore e spirituale dell’uomo deve implicare il corpo e l’uso della carne. Ogni atto umano è profezia perché ha un senso. Ha un significato, dice qualcosa che va al di là della nostra volontà, anche se affermata in maniera tirannica.
Il corpo non è “cosa” o “strumento”, una specie di schiavo di cui siamo proprietari: non si colloca nell’ordine dell’avere, ma dell’essere. È questa verità sul corpo umano, una verità che ha a che fare col rispetto, la profondità e la sacralità che oggi i cristiani hanno l’onere – e l’onore – di testimoniare.
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