Gender: dopo la bocciatura del Ddl Zan ecco la mossa per introdurlo comunque

La denuncia di fuoco da parte dell’Associazione Pro Vita e Famiglia che dichiara che il Governo Draghi vuole fare rientrare il Gender dalla finestra dopo che è stato mandato fuori dalla porta. 

Il caso avviene in Parlamento con l’approvazione del Dl Infrastrutture, all’interno del quale si vorrebbe imporre la dittatura gender senza porvi sopra troppi riflettori.

Il commento di fuoco è affidato al presidente dell’associazione, Antonio Brandi. Il governo Draghi ha infatti messo il voto di fiducia sul Dl Infrastrutture, dove però non tutte le norme parlino proprio di infrastrutture.

“Da oggi associazioni pro vita e pro famiglia come la nostra avranno sulla loro testa la scure della censura e del bavaglio sui temi quali il gender, l’ideologia Lgbt e l’identità di genere. La discriminazione voluta dal Ddl Zan alla fine è diventata realtà, semplicemente sotto falso nome”, ha affermato Brandi.

Lo scandaloso rintracciamento e l’appello disatteso

Già il Presidente della Repubblica Mattarella era incredibilmente intervenuto, durante le prime fasi della pandemia, per ammonire i parlamentari dall’inserire nelle varie leggi norme secondaria che hanno ben poco a che fare con quella primaria.

Eppure, pare che l’uso della furbizia e della mestizia sia una prassi consolidata presso il Parlamento italiano. Il governo ha infatti ottenuto con 190 voti favorevoli e 34 contrari il passaggio della legge, all’interno di cui una piccola norma apparentemente invisibile vieta “qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto” sia discriminatorio con riferimento anche all’identità di genere.

Insomma, quella identità di genere che era stata la pietra dello scandalo del Ddl Zan, al punto da affossarlo senza mezze misure e ponendo un masso bello grosso sopra questa ideologia del tutto controversa, ritorna in campo “magicamente”, senza passare dalla discussione specifica.

La dittatura gender è stata inserita di nascosto dal Governo Draghi?

“La dittatura gender non è entrata con il cavallo di Troia del ddl Zan e ora surrettiziamente il Governo Draghi l’ha inserita ugualmente nel Dl Infrastrutture con un emendamento liberticida, a causa del quale non sarà più possibile fare affissioni o camion vela contro il gender, l’utero in affitto e le adozioni per coppie omosessuali”, afferma il vicepresidente della Onlus Jacopo Coghe.

Che spiega: “In più, come se non bastasse è stata legittimata la fluidità di genere, come al solito sotto le mentite spoglie delle discriminazioni“. In sostanza, la nota di Pro Vita & Famiglia denuncia il grave episodio che vorrebbe essere fatto passare sottotraccia, facendosi beffa dei tanti cittadini italiani fermamente contrari su questo argomento.

“Abbiamo già sperimentato in passato censure sui nostri manifesti, quando alcuni Comuni hanno bloccato o stracciato le nostre affissioni per norme simili. Non ci siamo arresi allora e non ci arrenderemo ora. Faremo sempre sentire la nostra voce perché la libertà di espressione è sacra ed è sancita dalla Costituzione che è stata ignorata e violata da governo e Senato”


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