Gaza, Hamas crea un “esercito popolare” per rispondere agli attacchi di Israele

ISRAELE_-_PALESTINA_(F)_1108_-_HamasLa prima sezione conterà 2.500 reclute. Tutti i giovani dai 20 anni in poi possono registrarsi. Dopo l’annuncio, nuovi scontri tra palestinesi e polizia nel campo profughi di Chouafat. Intanto, Fatah accusa Hamas degli attentati esplosivi contro le case dei suoi leader. Capi delle Chiese di Gerusalemme: “No a modifiche dello statuto dei Luoghi Santi”.

Gerusalemme – Hamas creerà un “esercito popolare” per rispondere alle azioni di Israele. Il portavoce della brigata Ezzedine al-Qassam – braccio armato del movimento – lo ha annunciato ieri durante una cerimonia di “reclutamento” nel campo profughi di Jabaliya. Circa 2.500 nuove leve, ha detto, formeranno “la prima sezione dell’esercito popolare per la liberazione di al-Aqsa e della Palestina”.

Mohammed Abu Askar, un funzionario di Hamas, ha spiegato che i giovani dai 20 anni in su potranno registrarsi “per prepararsi ad affrontare qualsiasi confronto” con Israele.

La decisione presa dal movimento islamista segue gli scontri avvenuti nei giorni scorsi nella moschea di al-Aqsa e nella spianata delle moschee. Essa potrebbe essere un ulteriore motivo di divisione con Fatah, che ha una posizione più dialogica con Israele, giudicata da Hamas come una “sudditanza”. Ieri il presidente palestinese Mahmud Abbas ha accusato Hamas di essere responsabile di una serie di attentati esplosivi contro Fatah a Gaza.

Almeno 10 esplosioni ieri hanno colpito abitazioni e automobili di proprietà di membri di Fatah, senza però fare vittime. “La Commissione centrale – ha dichiarato il funzionario Nasser al-Qidwa – condanna i crimini avvenuti contro i suoi leader e ritiene responsabile Hamas”.

Intanto, la tensione non accenna a diminuire. Dopo l’annuncio della creazione dell’esercito popolare, nuovi disordini sono avvenuti ieri sera nel campo profughi di Chouafat, a nord della spianata delle moschee. Al termine della preghiera del venerdì, centinaia di palestinesi hanno lanciato pietre e bottiglie molotov contro la polizia, che ha risposto con proiettili di gomma, granate assordanti e gas lacrimogeni.

Il 6 novembre scorso, dopo quanto accaduto alla spianata, i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme hanno espresso “inquietudine” e condannato “le minacce di modifica dello statuto dei Luoghi Santi, quali che siano le loro provenienze”. Il riferimento è al tentativo di vari gruppi di coloni sionisti, che rivendicano l’uso della spianata anche per la preghiera degli ebrei. Secondo lo sttaus quo, la spianata appartiene ai musulmani e agli ebrei è proibito pregarvi. “L’accordo dello Status Quo che regola questi siti – hanno affermato i Patriarchi – deve essere interamente rispettato, nell’interesse della comunità tutta intera”.

Il 5 novembre scorso il gruppo pacifista israeliano Gush Shalom ha organizzato una manifestazione per chiedere la fine della repressione nelle aree palestinesi di Gerusalemme Est. Riunitisi davanti alla casa del sindaco della città, i dimostranti hanno detto: “Gli abitanti di Gerusalemme Est stanno subendo un trattamento crudele da parte della polizia e dell’amministrazione”, volto a “rendere insopportabile la vita in questa città”.

Fonte: http://www.asianews.it/


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