L’idea piace al 78% dei francesi, ma presidente presidi sceglie dialogo. – Bandire il velo islamico anche nelle università? La Francia si interroga ora che è stato reso noto un rapporto dell’Osservatorio della Laicità che auspica di vietare i ”segni religiosi” negli atenei. La legge francese ha già messo al bando veli e foulard nelle scuole pubbliche, medie e licei, dal 2004.Ma la legge non riguarda le università dove, in assenza di normativa, si ricorre a regolamentazioni ad hoc. La proposta crea dibattiti e divide il governo, ma piace ai francesi. Un sondaggio Ifop pubblicato oggi da Le Figaro indica che il 78% preferirebbe che nelle università le ragazze di confessione musulmana non portassero veli e foulard. Solo il 4% si dice favorevole, mentre il 18% non si pronuncia. Ogni volta che il tema del velo riaffiora nel Paese con la più numerosa comunità musulmana d’Europa (almeno 4 milioni di persone) i francesi, storicamente affezionati alla laicità, sono unanimi.
Erano compatti nel 2004 per abolire il velo nelle scuole e lo sono stati due anni fa quando si è trattato di lottare contro il burqa nelle strade e nei luoghi pubblici. Ora condividono il discorso dell’Osservatorio, per il quale: ”Il servizio pubblico superiore è laico e indipendente da ogni influenza politica, economica, religiosa e ideologica”. In pratica l’organismo auspica il divieto di tutti ”i segni e gli indumenti che ostentano un’appartenenza religiosa” nelle sale dei corsi e nei luoghi dedicati alla ricerca. Una ”misura interessante” anche per il ministro dell’Interno, Manuel Valls: ”Lasciamo all’Osservatorio fare il suo lavoro e formulare le sue proposte – ha detto Valls a Le Figaro – tanto più che bisognerebbe mettere un po’ di coerenza nell’insegnamento superiore”. Non è d’accordo Genevieve Fioraso, collega proprio all’Insegnamento superiore, che prende le distanze dalla posizione di Valls. Genevieve Fioraso fa soprattutto la distizione tra licei e università, dove gli studenti sono maggiorenni e questo fa la differenza: ”L’università deve restare un luogo di incontro delle culture – ha aggiunto la ministra – e poi è più importante che i giovani portino avanti i loro studi, e tanto più le ragazze, perché studiare è un fattore di emancipazione”. Tra l’altro, le stesse università sono state tirate in ballo pur non avendo mai sollevato il problema. Jean-Loup Salzmann, che presiede la Conferenza dei presidenti di università (CPU), si oppone del resto ad una nuova legge: ”Siamo legati alla laicità – ha detto a Le Monde – ma il dialogo ci sembra più utile”.
(ANSAmed)
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui