Altre due moschee sono state chiuse in Francia questa settimana per ordine della prefettura, in base ai poteri speciali garantiti dallo stato di emergenza che vige in Francia dagli attentati di Parigi del novembre 2015. I luoghi di culto si trovavano a Sartrouville (Yvelines) e Fontenay-aux-Roses (Hauts-de-Seine). Negli ultimi due anni sono state chiuse in Francia 19 moschee, otto di queste nel frattempo sono state riaperte.
INNI ALL’ISIS. Nel caso di Sartrouville, riporta il Figaro, la moschea “Salle des Indes” è stata chiusa perché «al suo interno si è sviluppato un sostegno costante alle grandi figure del jihadismo come Osama Bin Laden», si legge nell’ordine del prefetto. «Alcuni fedeli della moschea sono stati segnalati nel 2013 come partenti verso la Siria, altri hanno praticato un proselitismo esacerbato e sono stati poi arrestati per associazione a delinquere con finalità terroristiche». Inoltre, «una giovane donna è stata convinta dalla comunità a partire per la Siria nel 2014». Il presidente dell’associazione musulmana che gestisce la moschea frequentava Djamel Beghal, due volte condannato per terrorismo. L’uomo «influenzava negativamente gli studenti delle scuole locali portando alcuni di loro a sostenere il jihad». Di conseguenza, si erano moltiplicati intorno alla moschea graffiti «inneggianti all’Isis, mentre gli studenti venivano invitati a non rispettare le leggi della Repubblica e a legittimare la sharia». Ecco perché la moschea rappresenta «un grave rischio per la sicurezza e l’ordine pubblico».
«CANI INFEDELI». A Fontenay-aux-Roses, invece, la moschea del quartiere Paradis è stata chiusa perché l’8 e il 15 settembre sono stati fatti all’interno dei discorsi che descrivevano «i terroristi come “musulmani di fede” e che miravano a distinguere “i musulmani da una parte e i cani infedeli dall’altra”». Secondo il prefetto, simili appelli «incitano all’odio e alla violenza». L’associazione dei musulmani responsabile della moschea si è lamentata su internet invitando i fedeli su Facebook a «invocare con forza Allah perché ne permetta una riapertura rapida», definendo la chiusura «ingiusta».
LEGGE ANTI-TERRORISMO. Lo stato di emergenza, che non dovrebbe essere rinnovato a novembre per l’approvazione della legge anti-terrorismo, che conferisce poteri speciali alla politica e ai prefetti, consente la chiusura di un luogo di culto anche nei casi in cui «si faccia un semplice riferimento a teologi che incitano alla violenza e fanno apologia di terrorismo». Infatti, secondo il ministro dell’Interno Gérard Collomb, spesso la «provocazione alla violenza» non viene fatta in modo esplicito ma «rimandando attraverso il sito dell’associazione ad opere che sostengono queste idee. La lotta è ormai più insidiosa».
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