Kanamma appoggiò le sue nipotine sul pavimento, ai piedi degli operatori Compassion, in attesa di un loro cenno: «Se volete salvare queste bambine, per favore aiutateci. Altrimenti, saremo costretti a ucciderle». Sua nuora, Pandeswari, aveva appena dato alla luce due gemelle – un carico insostenibile per una famiglia che vive in povertà nel villaggio di Chellampatti, India.
Lo staff pesò le bambine: una pesava 1 chilogrammo, l’altra 750 grammi. Il sollievo degli operatori fu evidente, nonostante tutto. Le cure offerte a questa famiglia nei mesi della gravidanza erano infatti riuscite a salvare la vita delle due piccole. Ramaye e Lakshmi – questi i nomi delle gemelline – non diventarono vittime di aborto o abbandonate a un freddo angolo di strada.
Fragili e vulnerabili, queste due bambine simboleggiavano una sfida a secoli di tradizioni che vedono l’arrivo di un maschietto come benedizione e quello di una femminuccia come un gravoso peso.
Nei villaggi rurali indiani i bambini hanno il compito di portare avanti l’onore della famiglia: crescendo, saranno considerati più forti, riceveranno migliori stipendi e saranno in grado di aiutare i genitori. Le bambine, al contrario, sono viste come un investimento mancato – destinate esclusivamente a sposarsi e servire la famiglia del marito.
Quando Pandeswari seppe di essere incinta di due bambine, fu subito vittima di pressioni: i suoi familiari volevano che abortisse anche se, dopo la 15esima settimana, questa procedura è illegale. Per lei e suo marito non c’era altra scelta: erano costretti a mettere da parte enormi somme di denaro per le loro doti.
Questa situazione accomuna molte famiglie dei villaggi più poveri, come spiega Gnanam Samuel, operatoreCompassion in India. «In questa zona lo stipendio giornaliero di uomo è di 80-100 rupie (circa 1 euro). La dote per il matrimonio di una figlia ha un costo esorbitante: 10 monete d’oro e oggetti per la casa del valore di almeno 100.000 rupie».
Tante famiglie indiane non spiegano cosa accade alle loro bambine ma, secondo dati della BBC, quasi 8 milioni di bambine sono state abortite illegalmente tra il 2001 e il 2011
Allo stesso tempo, milioni di bambine che sopravvivono al parto affrontano un destino atroce: abbandonate alla morte nelle piantagioni o lasciate a soffocare tra stracci bagnati.
Il risultato di queste violenze è visibile: in alcuni stati indiani, la proporzione tra maschi e fammine è drammaticamente distorta. La questione sta diventando di interesse nazionale: nel 2012, ogni 1.000 maschietti nascevano solo 925 femminucce. Cosa accadrà in una nazione dove vi sono così poche bambine, ragazze, donne? E quale sarà il costo sociale, emotivo e spirituale della tragica perdita di così tante vite?
In un’atmosfera così pesante, le chiese e i centri Compassion collaborano per cambiare le attitudini della popolazione e dare speranza ai genitori disperati – la scelta di lasciar vivere le proprie bambine.
Attraverso supporto, aiuto pratico e preghiere, le cose stanno lentamente cambiando. Rispondere ai bisogni fisici attraverso cibo e cure mediche, donare istruzione e formazione professionale alle mamme e incoraggiare i genitori a prendersi cura delle proprie figlie: è un’opera a lungo termine, ma ogni bambina che nasce è una vittoria.
«Vogliamo donare speranza concreta alle mamme e alle bambine, in un Paese dove le tradizioni negano loro i diritti. Attraverso corsi di formazione e attività di gruppo, le giovani donne prendono coscienza del loro valore. Allo stesso tempo, aiutiamo le loro bambine sin dalla nascita: siamo convinti che attraverso cure e accesso all’istruzione saremo in grado di fare la differenza nella loro vita. È una questione di fondamentale importanza: cambiare il futuro dell’India è possibile, una bambina alla volta. Le sfide sono enormi, ma confidiamo in Dio», conclude Gnanam.
Ora, a casa, Pandeswari osserva le sue piccole. La sua famiglia rischia ancora di contrarre debiti e affrontare una vita di povertà estrema ed estenuante lavoro. Ma, grazie all’aiuto che riceve, Pandeswari ha speranza: ogni giorno e ogni sera esprime preghiere di gratitudine per la chiesa locale e lo staff di Compassion.
Amudha, una delle sue amiche al centro Compassion, stava affrontando una simile situazione dopo la nascita della terza figlia.
«Non vali nulla, puoi dare a tuo marito soltanto figlie femmine», le disse sua suocera al momento del parto.
«Come provvederai alle doti delle tue figlie?», le chiesero i vicini di casa, che aggiunsero: «Uccidila, dalle da mangiare delle bucce marce e lasciala morire».
Amudha abbraccia forte la sua piccola: «Non la ucciderò, non lo farò mai. Gli operatori di Compassion hanno promesso che mi aiuteranno, avranno cura della mia bambina».
Per contribuire al progetto di Compassion, http://www.compassion.it/emergenzamamme.
Da: Riforma.it
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