FLASH – Quella “scelta”per l’aborto che è invece una costrizione

Jessica Duran ha fatto causa alla clinica per aborti del New Mexico che nel 2012 l’ha costretta ad abortire, quando lei aveva espresso la volontà di  ripensarci.
Aveva detto di sentirsi ancora insicura; ha persino sputato le pillole abortive che le avevano dato. Ma invece di incoraggiarla a prendersi alcuni giorni per riconsiderare la questione,  il personale addetto  l’ha chiusa in una stanza da sola per un tempo imprecisato, dopodiché la donna è crollata e ha accettato di sdraiarsi sul lettino operatorio. .
La Duran ha detto che erano la sua famiglia e il suo ragazzo a volere che lei abortisse. Sola e senza alcun supporto non se la sentiva di affrontare quella gravidanza: eppure lei desiderava quel bambino.
Dalle cartelle cliniche risulta che la donna ha esitato più volte. Ad un certo punto, pare che anche la madre – che era nella sala d’attesa – avesse cambiato idea e non voleva più farla abortire,  ma uno dei membri dello staff della clinica l’ha chiusa fuori perché «stava perseguitando» la figlia.
Jessica era incinta di 13 settimane. Ha rifiutato i farmaci antidolorifici perché voleva provare lo stesso dolore che avrebbe provato il suo bambino. 
«Nessuno amava il mio bambino tranne me. – ha detto Jessica – Avrei voluto che qualcuno fosse stato lì a dirmi che il mio amore era abbastanza».

Fonte: www.lifenews.com


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