In questi giorni gli organi di stampa hanno dato conto di una curiosa notizia che vede coinvolto un uomo – di origini calabresi – che si aggira in abito episcopale presentandosi come un autorevole prelato (pure patriarca). Vescovo però non è. Un caso non certo inedito nella storia ma che ha costretto – giustamente – le autorità ecclesiastiche a prendere una posizione chiara per mettere sull’avviso parroci e semplici fedeli.
La prima diocesi a invitare a non dare credito a Salvatore Micalef (così si chiama il cinquantenne che gira per le diocesi vestito da vescovo) è stata quella di Fatima. L’intervento della diocesi portoghese risale allo scorso anno quando in alcuni alberghi della località famosa per l’apparizione mariana del 1917 si sono tenute delle messe di guarigione tenute dal finto vescovo, con tanto di imposizione delle mani e rituali simil-esorcistici.
Messa di fronte alla confusione che cominciava a diffondersi tra il popolo dei fedeli, la diocesi di Fatima non è rimasta a guardare. Attraverso il vicario generale, monsignor Jorge Manuel Faria Guarda, ha messo in chiaro che Micalef non ha ricevuto l’ordinazione a vescovo con il mandato papale. Non solo: non è mai nemmeno stato ordinato sacerdote. Pertanto non può essere considerato in comunione con la Sede Apostolica.
Finto vescovo, l’intervento della diocesi di Roma
Anche a Roma si è presentato il medesimo problema. Non mancano in rete gli scatti in stile “photo opportunity” che vedono Micalef accanto a importanti (e soprattutto veri) uomini di Chiesa. Per evitare che soprattutto con l’approssimarsi del Giubileo – vista la prevedibile presenza di corpose folle di fedeli – qualcuno cada nel tranello di qualche pseudoraduno “cattolico” anche la diocesi di Rona ha diramato una nota per avvertire di tenersi alla larga da Micalef.
Il comunicato della diocesi del Papa, datato 4 settembre 2024, mette in guardia contro «il signor Salvatore Micalef, sedicente patriarca e vescovo della Prelatura Cattolica SS. Pietro e Paolo». I fedeli, prosegue la nota diocesana, devono sapere che il finto presule «non è in comunione con la Chiesa Cattolica e non è in possesso delle facoltà ministeriali necessarie per amministrare sacramenti».
La nota si conclude così: «Di conseguenza [Micalef] non può né partecipare né celebrare sacramenti di fede cattolica nel territorio della Diocesi di Roma». Fantomatica è anche la Prelatura dei santi Pietro e Paolo, che non esiste neppure.
Stando a quanto riporta Franca Giansoldati sul Messaggero, pare che Micalef abbia ricevuto l’ordinazione a presbitero da Emmanuel Milingo. Molti ricorderanno il vescovo africano originario dello Zambia (attualmente 94enne) sospeso a divinis sotto il pontificato di Giovanni Paolo II per la sua adesione alla setta del reverendo Moon. Successivamente Milingo – poi incorso nella scomunica latae sententiae nel 2006 – è convolato a nozze con l’agopunturista coreana Maria Sung.
Come detto il fenomeno dei preti o vescovi “fake” non è una novità di oggi né è cosa infrequente. Le cronache non mancano di riferire quelli che a prima vista potrebbero sembrare episodi semplicemente pittoreschi o persino comici. Se non fosse che spesso e volentieri – per non dire praticamente sempre – sono il pretesto per spillare soldi ai fedeli meno avveduti.
Non stupisce perciò che la Chiesa, spinta dalla sua sollecitudine pastorale, intervenga per tutelare la fede dei semplici da chi somiglia spiccatamente ai mercanti del tempio. Interessati, come noto, soltanto a lucrare sulle cose di Dio. Non certo a farsene gli umili servitori.
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