Feste con il cuore

Ed egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate.

Apocalisse 21:3-4

Il 2020 sarà ricordato come un anno “horribilis” a causa della pandemia da sars-covid19, capace di mutare usanze e costumi in tutto il mondo. Per tutelare la salute anche le tradizioni e i riti del periodo avranno un’aria poco festosa (o almeno così dovrebbe essere). Volente o nolente, ciascuno sta approcciando quella che era la settimana delle feste per eccellenza in maniera diversa. Nessun rammarico prevalga sul considerare che almeno a Natale doveva essere altro. Quando molti sognano almeno per un giorno un mondo migliore, famiglie felici, ospedali vuoti, chiese stracolme, bambini felici con i loro giocattoli, tavole imbandite dappertutto, occorre guardarsi attorno e rivedere le nostre consuetudini nel rispetto di chi il cuore a pezzi, gli occhi bagnati e un enorme groppo alla gola. Innanzitutto riscoprire che quello simpaticamente definito “spirito natalizio” è tutt’altro dal divertimento e dalla baldoria, ma solidarietà e vicinanza.

 

Questo periodo dovrebbe favorire il ricordo delle tante acclarate origini cristiane della nostra società, ossia aiutare a volgere lo sguardo su Colui che un giorno è venuto a dimorare in mezzo a noi, assumendo natura umana nel seno di Maria e venendo alla luce in una umile stalla a Betlemme, per testimoniarci l’amore di Dio per ognuno, talmente immenso da lasciare la Gloria del cielo e farsi come noi con l’intento di renderci partecipi del Cielo, riconciliandoci al Padre mediante la Grazia. Infatti, proprio questa prospettiva diventa consolatoria in un tempo di sofferenza e lacrime. La nascita del Cristo non è fine a sé stessa. Egli non è venuto per lasciarci una festa, ma per aprirci le porte del Cielo, per aiutarci a vivere questa esistenza come viatico verso il Suo regno.

 

Come ribadito nel tempo da zelanti credenti, con Gesù è Natale tutti i giorni, se Egli abita nella vita del credente, che ha scelto di confidare nell’Eterno. Egli sa che non sarà questione di tempo e quindi di un giorno in particolare, ma piuttosto di condizione interiore, per cambiar la quale non basteranno auguri e auspici di ogni genere. Fin quando non sarà Lui al centro della nostra esistenza non riusciremo a comprendere pienamente il senso delle parole a Nicodemo: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Giovanni 3:3). Già allora Gesù anticipava la meraviglia di un uomo professante la fede di Israele. Basterebbe questo per comprendere che non si tratta di rinnovare un rito o di voler vedere nascere il Cristo nella mangiatoia di un presepe. La stalla e la mangiatoia dovrebbero indicare a tutti la via dell’umiltà, per dare inizio a un nuovo percorso senza nulla pretendere, ma lasciare che il Cristo abiti la propria esistenza. Se questo non è ancora accaduto, possa allora essere veramente Natale nella tua vita. Nasci di nuovo in Cristo. Afferra il dono di Dio e lasciati illuminare dalla Sua luce.

 

In quanti ancora credono nel valore della famiglia, questi giorni proveranno se i sentimenti dichiarati e postati sono realmente sinceri o meno. Non poter raggiungere o frequentare i propri cari misurerà il livello della sensibilità affettiva. Forse avremo modo di pensare maggiormente anche a chi vive in case famiglie e di accoglienza, case di detenzione e di cura. Credo che alla fine, se abbiamo un minimo di fede, converremo che il ricordo del Cristo non può legarsi ad una celebrazione imposta da un calendario liturgico, e che quel che conta veramente non è ciò che entra nel ventre ma quel che esce dal cuore e dalla bocca. “… le cose di prima son passate”, annuncia Apocalisse. E noi alziamo lo sguardo a quel giorno che viene, quando “non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica”.

https://www.elpidiopezzella.org/

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