Nel novembre scorso l’“Huffington Post” ha intervistato Peter Atkins, noto chimico inglese del Lincoln College, conosciuto anche per le sue battaglie contro la religione e la fede in Dio, in linea con il suo connazionale Richard Dawkins.
Abbiamo colto l’occasione per intervistare sugli stessi temi il prof. Vincenzo Balzani, anche lui chimico e professore emerito all’Università di Bologna, molto noto in ambito internazionale e recentemente premiato dalla prestigiosa rivista “Science” tramite il “Nature Award for mentoring in Science”.
Prof. Balzani, nell’intervista per l’”Huffington Post”, Peter Atkins mette duramente a confronto la scienza e la fede attraverso un dualismo tra bene e male. Lei è un chimico e un credente, condivide le accuse rivolte alla religione? Osserva anche lei questa totale inconciliabilità?
E’ noto che Atkins è un ateo, ma è anche una persona intelligente e mi meraviglia che abbia tranciato giudizi così categorici. L’ho incontrato un paio di anni fa a Roma in occasione di un congresso internazionale sull’insegnamento della scienza, ha tenuto una conferenza subito dopo la mia, abbiamo detto cose molto diverse ma alla fine ci siamo congratulati a vicenda. Nessuno ha la verità in tasca.
Uno dei motivi su cui si baserebbe l’inconciliabilità fra scienza e fede è la supposta incongruenza fra l’evoluzione cosmica che secondo la scienza ha portato alla formazione dell’universo così come lo conosciamo (inclusa l’evoluzione biologica sulla terra) e la creazione del mondo e dell’uomo così come è descritta nella Genesi. In realtà i due racconti, quello della scienza e quello della Bibbia, non devono essere contrapposti, ma si possono benissimo tenere assieme. Perché Genesi non è un libro scientifico, come invece affermano i creazionisti americani. Il primo capitolo di Genesi, non è un resoconto dell’attività di Dio che ci viene dato per risparmiarci la fatica e toglierci la bellezza di scoprire, mediante la scienza, la storia dell’universo. Quello di Genesi è un racconto simbolico che vuole farci conoscere una verità di fede: tutto è stato creato da Dio per amore dell’uomo, che di Dio è immagine.
Ma se è sbagliato pensare che la creazione in senso materiale sia avvenuta letteralmente nei tempi e nei modi del racconto di Genesi, io penso sia sbagliato anche pensare che la storia dell’universo così come ce la presenta la scienza sia di per sé sufficiente e che quindi non ci sia bisogno di Genesi. I due racconti sono su due piani diversi. Quello della scienza è un tentativo di dare una risposta alle domande: come si è formato l’universo e, in esso, come si è formato l’uomo? Quello della Bibbia è la risposta, secondo la fede, alla domanda: perché c’è l’universo e che significato ha, in esso, la presenza dell’uomo? Ci sono infatti due scritture: c’è la scrittura dell’uomo, la scienza, che si occupa dei fatti, dei fenomeni e delle teorie che li spiegano, e c’è la scrittura di Dio, la Bibbia, dove si trovano le risposte ai grandi interrogativi della vita dell’uomo.
Per capire quello che avviene al mondo c’è sempre bisogno di due Scritture, di due interpretazioni: una materiale e una spirituale. Per spiegarmi meglio, faccio ricorso ad un esempio semplice, tratto dalla mia vita quotidiana. Accade spesso che io sia nel mio studio a lavorare mentre mia moglie è in cucina. Ad un certo punto mi stanco, vado in cucina e mia moglie dice: ti faccio un tè. Questo farmi un tè da parte di mia moglie ha due aspetti. Il primo è questo: mette la teiera sul fuoco e fa bollire l’acqua. La scienza può spiegare nei più minimi dettagli cosa accade nella teiera che è sul fuoco. Questo è l’aspetto materiale. Ma c’è un altro aspetto nel farmi il tè da parte di mia moglie: mi fa il tè perché mi vuole bene. Questo è un aspetto che la scienza non può cogliere, esattamente come il volermi bene di mia moglie non può spiegare come mai l’acqua nella teiera, sul fuoco, bolle. La scienza spiega come mia moglie fa il tè; è una questione materiale; l’amore spiega perché fa il tè, è una questione spirituale. Materia e spirito, scienza e (per chi crede) fede, sono due aspetti diversi, complementari, entrambi essenziali, di un’unica realtà: la realtà dell’uomo.
Leggendo le risposte di Peter Atkins si scorge una fiducia spropositata nei confronti della scienza: “Non esiste nessuna questione dell’essere su cui la scienza non possa far luce” e in seguito: “la chiave del sapere universale è in mano alla scienza”. Secondo la sua esperienza di scienziato, è davvero così?
“Nessuna questione dell’essere su cui la scienza non possa far luce …. sapere universale…”. E’ la segreta ambizione di alcuni scienziati: diventare come Dio. Lo scrive anche un illustre collega di Atkins, Stephen Hawking: “Se saremo abbastanza intelligenti per scoprire questa teoria unificata, decreteremo il definitivo trionfo della ragione umana, poiché allora conosceremo il pensiero stesso di Dio” (La Teoria del Tutto, Rizzoli, 2003).
Spiegare tutto. Se ci riuscissimo, sarebbe un disastro. Infatti il giorno in cui il sapere giungesse a stabilire con certezza l’origine e la fine di tutte le cose non ci sarebbe più spazio per la libertà. La libertà presuppone il confrontarsi con l’indeterminato, col mistero. Ma non c’è da preoccuparsi. Qualsiasi scienziato sa che ogni scoperta scientifica genera più domande di quelle a cui dà risposta. Lo ha detto due secoli fa Joseph Priestley: “Più grande è il cerchio di luce, più grande è il margine dell’oscurità entro cui il cerchio è confinato”; lo ha scritto Martin Buber nei racconti dei Chassidim: “Hai acquistato conoscenza, che ti manca?” “Così è in verità. Se tu hai acquistato conoscenza, allora soltanto sai quel che ti manca”; lo ha ripetuto Wittgenstein: “Sono andato per tracciare i contorni della mia isola e invece ho scoperto i confini dell’oceano”; lo ha ricordato Science (vol 309, 1 July 2005): “The highway from ignorance to knowledge runs both ways: as knowledge accumulates, diminishing the ignorance of the past, new questions arise, expanding the area of ignorance to explore”. La fisica stessa ci insegna che una delle cose che certamente sappiamo è che non potremo mai sapere tutto (Principio di indeterminazione di Heisenberg). John Maddox (What remains to be discovered, Simon’s book, 1998) spiega che non sappiamo ancora cosa siano lo spazio, il tempo, l’energia, la materia, come è iniziato l’universo e come è iniziata la vita, cosa sono la mente e la coscienza. Altro che sapere tutto. Penso che gli scienziati dovrebbero volare più basso. Come suggerisce Wittgestein, “Su ciò di cui non possiamo parlare è meglio tacere”.
Lei ha auspicato un’alleanza tra credenti e non credenti in favore delle energie sostenibili, in particolare l’energia solare. Perché è una tematica che dovrebbe avere a cuore un credente?
Perché per il credente la Terra è un dono di Dio, una specie di grande talento che Dio ha dato, collettivamente, all’umanità. Il compito che ci è stato assegnato è quello di custodire e far fruttare, non di distruggere, questo talento. Per custodire il pianeta è necessario utilizzare le sue risorse in modo sostenibile. L’energia che ci viene dal Sole è l’unica energia sostenibile poiché è abbondante, inesauribile, ben distribuita, non pericolosa, non collegata ad applicazioni militari, capace di far sviluppare l’economia e di colmare le disuguaglianze. Naturalmente, anche i non credenti sono interessati a custodire il pianeta. Per cui, la Terra è il grande Cortile dei Gentili dove credenti e non credenti ogni giorno devono incontrarsi e discutere, perché devono vivere insieme. Il cristiano deve portare la sua testimonianza evangelica immergendosi laicamente nei problemi del pianeta Terra, in mezzo a tutti gli altri uomini dei quali condivide il destino.