Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori1.
Da molto tempo la parola “profezia” è associata al popolo dei Maya, al catastrofismo ed alla paura. Ma la profezia nella Bibbia è qualcosa di infinitamente diverso, che fa parte della nostra fede. Stamattina consideriamo la bellezza della parola profetica, l’urgenza di riscoprire questa lampada che non ha mai smesso di illuminare la Chiesa, e che ha temprato gli animi di cristiani d’ogni tempo, che leggono le profezie come un faro nel mare delle inquietudini. Non possiamo “slegare” la fede dalla profezia perché Dio non fa nulla senza i profeti2! Ma come ce li immaginiamo? Rappresentano un fenomeno unico nella storia dell’umanità 3, astrusi quanto simpatici: uomini di Dio 4 bizzarri 5 e confusionari6, che si somigliano un po’ tutti, capaci di spiazzarci sia nelle parole 7 che nei gesti8. I profeti sono simpatici non solo perché ce li immaginiamo barbuti e col bastone, bensì perché le loro risposte alla chiamata divina sono tutt’altro che uniformi e soprattutto, “perfette9”.
Abbiamo bisogno dei profeti perché ci invitano a superare le paurose e spiacevoli realtà presenti, a non dubitare della saggezza di Dio, del suo potere e del suo amore. La profezia ci corrisponde speranza in un tempo così in declino, risvegliando quella verità che noi reputiamo definitiva. Ogni profeta biblico ci richiama ad una visione più profonda della realtà, a quella giustizia (tema caro del profetismo), perché da essa dipende la reputazione di Dio, che è degno di fede e metterà tutto in ordine (se comprendiamo ciò, i profeti hanno ultimato la loro più urgente missione).
La profezia è comunicazione. Anzi, è il discernimento della vera comunicazione divina per gli uomini d’ogni tempo. La Chiesa è protagonista delle profezie, non un uditore passivo, perché accogliendole per fede, riconosce la Signoria di Dio. La parola profetica è trasmissione di salvezza e quindi di salute dell’anima, perché urge questa parola franca e coraggiosa nel richiamare alla fedeltà nel Nuovo Patto, in un impegno di carità e pace verso il prossimo ed il mondo inconvertito.
La profezia è dono che non va contro l’autorità costituita, perché chiede a tutti fedeltà, e che non può essere “inquadrato” nelle logiche ecclesiali. Ricordiamoci della risposta di Mosè quando gli venne suggerito di vietare ad Eldad e Medad di profetizzare, in quanto non erano usciti per andare alla tenda insieme agli altri: Sei geloso per me? Oh, fossero pure tutti profeti nel popolo del SIGNORE, e volesse il SIGNORE mettere su di loro il suo Spirito 10!
Nell’alba della Chiesa si affermò il dono di profezia11, ma Paolo annunziò che esso sarebbe cessato12, e ciò avvenne con la formazione del Canone biblico13, e questo significa che la venuta di Gesù Cristo ha trasformato il carisma profetico estendendolo all’annunzio della Parola di Dio nella Chiesa. Ogni predicatore raccoglie l’eredità dei profeti dell’A.T. e del N.T. comunicando gli oracoli di Dio mediante sermoni e studi biblici14. Alcune realtà evangeliche hanno ripristinato l’ufficio del profeta, cadendo però in un impasse biblica: vietare alle donne l’ufficio profetico significa negare la Scrittura stessa 15!
Come ci rapportiamo alle profezie?
Il Protestantesimo è “debitore” di Abacuc [il giusto vivrà per fede]. Per capire (e far capire) la storia di Gesù di Nazareth, occorre immergersi nelle parole dei profeti, che sono il più efficace resoconto sulla personalità di Dio: ricorrendo ad un linguaggio particolare, le profezie ci spiegano che Dio “ci ama appassionatamente16, e che gli importa di noi”; Sono sicuramente i libri della Bibbia più difficili da capire, e quindi bisogna rinunziare ad un approccio razionale per comprenderli17, ma sono tutt’altro che desueti e vetusti, anzi sono moderni perché rivelano la storia che sta dietro la storia, ed è un grave peccato negoziare la profezia che diventa storia: quando si costituì il mercato comune europeo, tanti evangelici “videro” le dieci dita dell’Anticristo di Daniele18, ciò avviene perché ci comportiamo come se i profeti fossero vissuti essenzialmente a beneficio di noi, ultimi loro lettori e destinatari, perché quando leggiamo un brano profetico dobbiamo ricordarci che il profeta sì intravede ciò che nessun altro può, ma considera il presente più importante del futuro19, e il suo oracolo va inteso ricordando che il tempo per quanto accorciato, non è annullato: ci rimane tempo sufficiente per vivere, coltivare i nostri sogni ed affetti, dando gloria a Dio.
Vittorio Subilia rimprovera alle Chiese la perdita della capacità profetica di critica al mondo.
Abbiamo ancora bisogno di udire Così dice il Signore! perché la Chiesa possa dare testimonianza efficace in questi tempi difficili:
Vi esorto a studiare i profeti biblici per capire una nuova prospettiva della storia, vivendo il giudizio di Dio senza catastrofismi ma sapendo che non vi è futuro per il male, ma solo per il bene. Ma non leggiamo per cavillare sul simbolo bensì per chiederci “Il Regno di Dio sta avanzando? Il popolo di Dio è rimasto fedele? Crediamo noi che Dio regni?”.
Marco Soranno
Note:
1 2 Pietro 1,19
2 Amos 3,7
3 Il grande pensatore K. Jaspers disse che il profetismo è l’evento cardine della storia del mondo.
4 Sono i nabi, carismatici prescelti ed ispirati che trasmettono la Parola di salvezza. Parlano in nome di Dio e ne diventano collaboratori per purificare e santificare il popolo; sono interpreti e messaggeri dell’Iddio Vivente (Aggeo 1,13) e sentinelle e guardiani spirituali d’Israele (Ezechiele 3,16-21).
5 La loro fu comunque una parola “controcorrente”: Natan rimprovera a Davide il suo peccato (2Samuele 12,7). Il profeta non agisce per “prurito di contestazione”, ma per smascherare i peccati.
6 Lutero ammise che i profeti “hanno uno strano modo di discorrere, simili a persone che, invece di procedere in modo ordinato, divagano da un argomento all’altro, in modo tale che risulta difficile capire il senso dei loro discorsi o a cosa mirano”.
7 Il teologo Richard Foster racconta una vecchia storia ebraica su un bambino che si recò da un profeta e disse: Profeta, non ti sei reso conto che hai fatto profezie per quindici anni, e le cose sono ancora le stesse? Perché continui? E il profeta disse: Non sai, piccolo, io non sto profetizzando per cambiare il mondo, ma per evitare che il mondo cambi me.
8 Col tempo capii che l’esperienza con Dio travolge e stravolge ogni regola: chi rimarrebbe calmo e razionale sapendo che sta per giungere un tornado?
9 “Il gigante della fede” Isaia ad un certo punto si lamenta di un Dio che “si nasconde”(45,15); gran parte del libro di Abacuc rivolge un forte lamento a Dio (1,2-3) Malachia e Geremia patiscono la prigionia e profetizzano con gemiti e dolore, tormentandosi per l’apparente “impotenza di Dio”, ma l’Altissimo gli chiede come mai si comporti da uomo colto di sorpresa, forte ma incapace di aiutare. Dio chiede ad Osea di inscenare una profezia sposandosi e patendo l’abbandono ed il meretricio della moglie. Giona preferì imbarcarsi anziché fare profezie.
10 Numeri 11,29
11 Atti 11,27; 13,1;21,10
12 1Corinzi 3,8
13 Ora che il Canone della Bibbia è completo, non abbiamo bisogno di nuove profezie, ma di ribadire in nome di Dio la Sua santa dottrina.
14 Il greco profetes reca il senso di “colui che parla in pubblico”.
15 Giudici 4,4-7; 14-16; Isaia 8,3; Nehemia 6,14; Luca 2,36-38; Atti 2,19; 1°Corinzi 12,4;10.
16 Contempliamo la passione per il Suo popolo e la furia per le sue trasgressioni.
17 La razionalità ci impedisce di apprezzare la sconvolgente familiarità con cui i profeti trattano di Dio, incapaci di renderlo insensibile e distante, ma vivo e a volte “conflittuale” con la loro (e nostra) comprensione delle cose.
18 Persino Lutero si espresse solennemente sul compimento delle profezie, dichiarando qualcosa che oggi risulta improponibile.
19 I profeti non si preoccupano di dirci se gli avvenimenti predetti accadranno il giorno dopo oppure tra mille anni, e le predizione vicine o lontane sovente appaiono nello stesso paragrafo (Isaia 13). Come “veggente”, il profeta ha un punto di vista particolare per definire la prospettiva divina delle cose, e reputa la successione storica degli eventi come il punto meno importante.
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