Fede Biblica e Prima Comunione dei figli

preghiere-bambini-prima-comunione-2-bigShalom Nicola, Sono una credente giovane nella fede. E ho proprio bisogno di chiederti un parere o consiglio. Come ti ho già detto, ho accettato Gesù come mio unico e personale Salvatore, ma ancora non ho ricevuto il battesimo; mio marito non è ancora credente. Si avvicina per la nostra primogenita il momento di fare la prima comunione. E io non so cosa fare, come comportarmi. Grazie in anticipo. {Felicetta Ponte, ps.; 19-02-2011}.

Qui non è in discussione la libertà dei cattolici, praticanti o meno, a credere e ad agire secondo le proprie convinzioni, al di là se gli evangelici le condividano o meno. Si tratta del modo migliore di agire della parte evangelica all’interno di coppie, in cui l’altro coniuge è cattolico, praticante o meno. La gestione dei figli in concomitanza di riti e di eventi religiosi può diventare terreno do scontro. Qui trattiamo il caso specifico di una donna evangelica con un marito cattolico.

La prima cosa, che una donna evangelica deve fare in casi del genere, è parlarne con i conduttori della sua chiesa. Essi più di altri conoscono la condizione di coppia e la situazione culturale, in cui vive tale famiglia con confessione mista.

Inoltre, tale donna evangelica deve parlarne apertamente, ma con discernimento e pacatezza, con suo marito, dopo un periodo di preghiera e preparazione spirituale; gli chieda quale sia il suo pensiero e, infine, palesi il suo proprio convincimento. Come argomento può addurre il fatto che sarà sua figlia a dover scegliere, quando sarà in grado di farlo. Che cosa pensa lei della prima comunione? Se la ragazza stessa ne fosse contraria, la madre può addurre questo come argomento.

Se il marito insiste, per suo convincimento e per la pressione della sua famiglia (e forse anche di quella della credente evangelica), bisogna valutare quale sia il male minore. Infatti, lei con suo marito ci deve convivere l’intera vita; inoltre, lei lo vuol guadagnare a Cristo. Scontri diretti con un marito, specialmente se non-credente, non convengono a una donna credente, poiché fanno solo esacerbare e precludono a volte la testimonianza cristiana. Le mogli cristiane devono essere soggette ai loro mariti non-credenti nel Signore, ossia fintantoché questi non chiedano cose palesemente contrarie agli espliciti comandamenti di Dio; il fine di ciò è guadagnarli a Cristo senza troppe parola per mezzo della propria condotta, «quando avranno considerato la vostra condotta casta e rispettosa» (1 Pt 3,1s).

Poiché una donna non deve usare autorità sul marito (1 Tm 2,12), in caso di differenza d’opinioni, ella fa bene a contrattare una soluzione accettabile; in questo caso, ella può esprimere il proprio dissenso per motivi di coscienza e, se il marito insiste a voler fare una certa cosa (qui la prima comunione), può richiedere il rispetto per non partecipare a tale cosa, che contrasta con la propria coscienza e convinzione.

In fin dei conti, la prima comunione è un atto religioso inutile dal punto di vista biblico, che non aggiunge e toglie nulla ai ragazzi; anche perché poi bisogna aggiungervi la cresima e altri atti religiosi, che mai assicurano la salvezza. Per la Bibbia gli atti simbolici comandati dal Signore (e solo quelli; battesimo e Cena del Signore) hanno un significato proprio per la fede personale del credente, che li esplica in prima persona. Chiaramente come credenti vorremmo evitare ai nostri figli un atto religioso inutile; ma se ciò avvenisse, non dipendendo dalla volontà del coniuge credente né da quella dei ragazzi, ma dalla coercizione di uno dei due genitori, Dio lo sa e Lui o saprà fare qualcosa per impedirlo, o lo permetterà come male minore.

Nella stessa situazione si trovò Naaman, un generale siriano, dopo che fu guarito da Dio da un morbo cutaneo, al tempo di Eliseo. Egli non avrebbe più voluto entrare nel tempio di Rimmon per accompagnare il re, ma ne era costretto, a causa della sua posizione. Egli chiese al profeta che l’Eterno gli perdonasse; e questi gli disse di andare in pace (2 Re 5,18s). Ossia, Dio avrebbe risolto la cosa; poco tempo dopo, il re cadde malato e poi fu assassinato (2 Re 8,7-15).

Riassumendo, la donna evangelica parli con sua figlia, chiedendo che cosa ella voglia e palesandole le sue riserve. Poi, parli con i conduttori della chiesa, dove frequenta, e chieda loro consiglio e preghiera. Infine, faccia come la regina Ester, quando si recò dal re Assuero (Est 5,1ss), e con discernimento e saggezza ne parli con suo marito. Se lui proprio insiste, la donna evangelica lasci a lui ogni responsabilità, chiedendogli di rimanerne personalmente fuori per motivi di coscienza.

Avevo concluso la mia lettera di risposta con la speranza che ciò, le fosse d’aiuto. Ella mi rispose: «Grazie Nicola, ti ringrazio di vero cuore. Non puoi capire quanto le tue parole mi abbiano confortata e sopratutto aiutata. Grazie mille. Dio ti benedica grandemente». {23-02-2011}

Tutto ciò mostra ancora una volta che il diavolo si nutre del segreto, ingrandisce i problemi a dismisura, turba le nostre coscienze e alimenta reazioni poco onorevoli per la fede personale e per la testimonianza. Quando chiediamo un consiglio a chi riteniamo sia competente per aiutarci, tale pesante segreto viene ridimensionato e sarà più facile affrontarlo poi con discernimento e saggezza. Poi, dopo aver posto il problema ai piedi del Signore in preghiera, poteremo parlarne con pacatezza e intelligenza con le parti coinvolte, fidando che Dio sia all’opera e sta guidando le cose. Il Signore non sempre ci risponde come ci aspettiamo, ma a lungo andare le sue soluzioni sono le migliori.

Certe questioni religiose odierne sono come quelle dei credenti di allora, che si facevano scrupolo a mangiare la carne venduta nei mercati, che era dapprima in genere sacrificata agli idoli. Gli idoli erano considerati da Paolo dei «niente», i pagani sacrificavano in effetti ai demoni e i credenti dovevano astenersi dalla «mensa dei demoni», ossia dal partecipare a tali riti (1 Cor 10,19ss). Ora, poiché la carne rimane carne e tutto appartiene al Signore, Paolo poté affermare: «Mangiate di tutto quello che si vende al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza» (vv. 25s); e ciò valeva anche laddove si era invitati a pranzo da non-credenti (v. 27). La questione si poneva solo preventivamente laddove l’ospite avvertiva che tale carne era sacrificata agli idoli; allora per la coscienza non propria, ma dell’ospite, il credente doveva astenersi (vv. 28s). Il credente deve fare tutto con gratitudine e alla gloria di Dio (vv. 30ss); e questo tanto più sapendo che la preghiera santifica tutto quello, che Dio ha creato ed è usato con rendimento di grazie (1 Tm 4,4s).

Sebbene ciò abbia a che fare solo indirettamente col problema sopra descritto, pure ci sono alcuni paralleli e applicazioni utili anche per situazioni analoghe odierne (p.es. cibi consacrati a certi patroni e protettori). Allo stesso modo, riteniamo che certi riti religiosi odierni siano inutili, non portando nessun giovamento a chi non è stato rigenerato dallo Spirito di Dio; per chi è diventato una nuova creatura mediante una personale conversione, tali riti religiosi non aggiungono nulla lo stesso, essendo egli già salvato per grazia mediante la fede. La Parola ci ingiunge a non partecipare a tali riti, a motivo della coscienza, della fede e della testimonianza. Ciò presume che come credenti abbiamo la libertà di farlo.

Laddove però c’è coercizione da parte di altri (coniuge, genitore), i credenti necessitano di discernimento e saggezza per sapere come comportarsi nella situazione concreta. In tali casi, laddove non viene rispettata la loro opinione (p.es. riguardo ai figli), bisogna cercare il male minore e contrattare il rispetto per la libertà della loro propria coscienza, dando la responsabilità per il resto nelle mani di chi opera la coercizione. Consigliarsi con i maturi fratelli in fede e specialmente con i conduttori della propria chiesa, è la via migliore. Poi, come indicato, Dio mostrerà una via praticabile.

Nicola Martella – Fonte: http://www.puntoacroce.altervista.org/

Pubblicato col permesso dell’autore: © Punto°A°Croce


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