FARE DEL BENE ATTIRA AMORE E CI REGALA PACE

  

“Essere cristiani non è un soltanto un modo di dire ma di vivere” nota citazione di Ignazio Silone, pseudonimo di Secondino Tranquilli: politico, saggista, drammaturgo e scrittore, il suo romanzo più celebre “Fontamara” ma non è al candidato (premio Nobel per la Letteratura dal 1946 al 1969) e neanche del poliedrico saggio cui rivolgere attenzione, bensì considerare lo schema del modus vivendi cristiano Certamente possiamo affermare che il cardine primario dell’essere cristiani è l’amore per il prossimo.

 “Amare gli altri come te stesso” impartisce essere obbligatoriamente interessati ai propri simili, diversificando modi e forme secondo i tempi e i livelli culturali etnici e sociali.  Gli essere umani sono chiamati (o perlomeno dovrebbero) a proclamare la dignità e i diritti individuali, schierandosi dalla parte dei più deboli.   Noi come cristiani o meglio come chiesa in Cristo, abbiamo un dovere cui non possiamo sottrarci ne ignorare: portare speranza offrendo assistenza materiale e spirituale per alleviarne le sofferenze;  in sintesi “Volontariato” o potremmo definirlo Servizio a Dio.

“Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” Matteo 25:40

 

Il volontariato è un’energia promossa dalla solidale generosità di componenti (volontari), finalizzato all’eliminazione o alla diminuzione delle differenze culturali, sociali politiche e religiose, e ne affermava i valori della pace, della libertà, della legalità. Innegabilmente è un importante e necessario movimento impegnato e introdotto a livelli nazionali; ritenuto di efficace sostegno da tutti i governi, (o quasi).

Se volessimo argomentare progressivamente le innumerevoli associazioni volontarie secondo l’ordine delle fondazioni, probabilmente ci smarriamo in date e promotori; tutti noi in un modo o nell’altro siamo volontari nello spendere gratuitamente il proprio tempo, per quanto breve possa essere, per fare qualcosa di utile e benefico per la società. Nessuno si offenderà se affermo che il Primo Vero Volontario per Eccellenza fu Gesù e non mi riferisco solo al Sacrificio compiuto per noi ma a tutte le volte, in cui amorevolmente operava guarendo, sfamando, perdonando. La Bibbia parla largamente dei miracoli e cosa altro sono se non opere amorevoli di volontariato? Gesù è il Nostro Maestro, la Nostra Guida e ogni giorno ci sforziamo di assomigliare a Lui.

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece s’innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Matteo 23:8 – 12

 

 

PROGETTARE – COLLABORARE – REALIZZARE

P-C-R-, non è la sigla dell’analisi  del sangue per rilevare la proteina e neanche l’acronimo della tecnica di biologia molecolare. Potrà apparire insolito e bizzarroma sono iniziali volontariamente attribuite alle fasi d’intesa fra due associazioni: Amico & Progetto briciola.

 

Dedicando qualche minuto alla conoscenza delle associazioni in questione, sulle pagine dei loro siti, si legge: A.M.I.C.O. acronimo di Associazione dei Medici Italiani Cristiani e degli Odontoiatri nasce nel 2017 con l’obiettivo di creare uno spazio di incontro per professionisti sanitari di fede evangelica presenti sul territorio italiano, e offrire diverse opportunità per unire la professione medica e il servizio al Signore, collaborando con chiese, missioni e associazioni.

PROGETTO BRICIOLA è un’associazione non lucrativa nata nel 1992, con finalità di solidarietà internazionale a favore dei bambini orfani in Etiopia, in particolare nel villaggio di Hured, nella provincia di Shoa.  Progetto Briciola promuove lo sviluppo religioso Cristiano, la cura, l’istruzione e lo sviluppo sociale attraverso una raccolta fondi e interventi attivi sul luogo. L’impegno umanitario è possibile grazie al contributo di centinaia di sostenitori e di decine di volontari. Dalla sua nascita a oggi  “Progetto Briciola” ha sostenuto più di 1000 bambini e le loro famiglie.

Prendersi cura dei bisogni altrui è un’attività concreta, distinta nelle applicazioni delle relazioni e delle esperienze: un terreno fertile per la nostra crescita spirituale e la maturità umana. Attraverso la testimonianza dell’ostetrica dottoressa Michela Bardino s’intuiscono lo stile dei progetti che da narrativa medica diventano storia.

Il “progetto Amico” è presente in Etiopia dal 2018 e opera con supporti dell’equipe medica infermieristica e con diversi professionisti sanitari. In Etiopia e precisamente a Hured, (200 kilometri dalla capitale Addis Abeba) collabora con l’associazione Progetto Briciola, che ha costruito un ospedale . II villaggio era dei più poveri della Regione dove non esisteva nessun tipo di assistenza sanitaria e purtroppo problemi di salute molto banali come congiuntiviti, otiti, non essendo individuati e curati tempestivamente potevano causare invalidità a lungo termine. Anche una semplice frattura del braccio, non essendo medicata rapidamente e correttamente avrebbe potuto causare un‘infermità da considerarsi grave in quel contesto, perché per i soggetti affetti da deficit motori o visivi significa candidarsi a essere emarginati socialmente. 

 

Ogni anno gli operatori locali dell’ospedale di Hured, sono affiancati per alcune settimane dai medici dell’associazione A.M.I.C.O per rafforzare il servizio e avviare progetti nuovi. Il primo progetto fu l’apertura di un ambulatorio di medicina generale; infatti nell’ospedale non vi erano medici ma solo infermieri africani e l’assenza del medico limitava notevolmente l’assistenza.  Sin dall’inizio del nostro lavoro in ambulatorio, ci accorgemmo subito delle richieste specifiche dei pazienti, ad esempio la soggettività femminile del prolasso degli organi pelvici, una malattia molto dolorosa spesso emorragica che interferisce con le funzioni fisiologiche, impedendo attività quotidiane come camminare o stare sedute. La patologia riscontrata nelle donne ci convinse a elaborare un processo d’intervento specificatamente concreto e infatti nacque il progetto “Life again” e lo scorso anno partì un ‘ostetrica esperta nella cura del prolasso. 

Dalle visite effettuate sui pazienti, rilevammo che i sintomi aspecifici lamentati: mal di testa, battito cardiaco accelerato, dolori diffusi articolari, palpitazioni e sudorazioni, erano strani per noi occidentali e difficilmente riferibili a una particolare patologia, sino a quando prendemmo l’iniziativa di far spogliare completamente dagli abiti voluminosi e coloratissimi una persona sofferente; davanti a noi si materializzò un corpo magrissimo, lo pesammo e le masse corporee rilevate dai parametri confermarono che i sintomi erano da addebitarsi alla denutrizione. Una piaga sociale debilitante, estesa in tutto il villaggio e per le donne sole o vedove una sciagura, ma per noi volontari un fattore stimolante, un’ancora per un desiderio custodito da qualche tempo nel nostro cuore: porre  rimedio alla fame attraverso un piano di rialimentazione, inserito in un sostegno materiale per il miglioramento qualitativo della vita sociale : il progetto “ Pane di Vita “. Furono ricoverati tre pazienti denutriti, per un mese e durante la degenza furono sottoposti a un piano di somministrazione alimentare e quotidianamente monitorati affinché non subissero complicazioni nella ripresa del nutrimento.  A tutti gli abitanti del villaggio e ai soggetti ricoverati (rimasti anonimi per ragioni di privacy) furono donati un pollaio con 12 galline ovaiole in modo tale che le famiglie potessero ottenere mantenimento dal consumo e dalla vendita delle uova.

I NOSTRI PRIMI PAZIENTI

Una donna pesava 34 Kg, era una ragazza madre abbandonata dal marito con una figlia di circa 10 anni.  Un’altra donna, una delle più povere di tutto il villaggio, il cui peso era di 29 chilogrammi; ospitava nella sua capanna capi di bestiame di persone più ricche del luogo, in modo tale da ricavare dagli escrementi prodotti, concime per il suo piccolo orto. La sua povertà divenne estrema e di successiva fragilità subentrata dallo stato di vedovanza.     

La terza persona ricoverata fu un uomo cieco sin dall’infanzia.  La sua famiglia di origine musulmana lo candidò all’unica carriera possibile o meglio all’unica speranza per una persona non vedente: la scuola coranica.  Un uomo semplice, istruito rispetto alle persone nel villaggio : scrive, legge e parla un pochino di inglese. L’uomo in questione ci raccontò che nella sua infanzia durante la frequentazione della scuola coranica sognò Gesù, (per lui sconosciuto non avendo mai sentito parlarne) che gli disse:” Vieni a me, io ti sto chiamando!”

Terminata la scuola decise di lasciare il lavoro di Imam e di abbracciare Gesù. Fu ripudiato e abbandonato dalla sua famiglia e conseguentemente versò in uno stato di miseria. In seguito fu accolto dalla Chiesa Evangelica del villaggio e si sposò.  Purtroppo la sua inabilità, gli impedì di svolgere adeguatamente una professione. Da oltre un anno lui e sua moglie gestiscono le galline e pertanto il loro status è positivo.

 

Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri. (1 Pietro 4:10)

 

Nel 2023, un primo gruppo missionario, composto di una dottoressa e da infermiera, (che si sarebbe alternato con altri due gruppi dell’equipe multi-professionali) raggiunse il paese e per la prima volta si aggregarono un odontoiatra e una pediatra con le intenzioni di sottoporre tutti i bambini del villaggio a uni screening.

 

 “Guarite i malati che ci saranno e dite loro: «Il regno di Dio si è avvicinato a voi». Luca 10:9

 

Gli elementi fondamentali applicati nelle dimensioni di sviluppo, nei volontari, contraddistinguono l’arricchimento delle esperienze vissute, divengono incoraggiamenti per rielaborare la centralità della cittadinanza nella sanità e nell’istruzione.

UN’AMBULANZA PER LA COMUNITA’

Una raccolta fondi finalizzata all’acquisto di una nuova ambulanza da impiegare per il servizio di emergenza-urgenza che svolgiamo sul territorio. L’ attuale ambulanza utilizzata per questi servizi ha subito un’importante usura e deterioramento a seguito del suo utilizzo durante questi mesi di emergenza sanitaria per il coronavirus. Conseguentemente siamo stati necessariamente obbligati a dover sostituire un’ambulanza ritenuta non più idonea al servizio da svolgere. 

Lella Francese


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