Non c’è niente di più prevedibile dell’imprevedibilità dell’uomo. E questa volta, a confermare la regola, è un ex sacerdote che, dopo aver abbandonato la tonaca anni fa per il rassicurante grembo del matrimonio, ha deciso di lasciare anche quello per tuffarsi tra le braccia di un’altra donna. Sì, avete letto bene: colui che un tempo era ben noto per giudicare “sine pietas” i comportamenti altrui con parole indegne di un uomo di Dio e che predicava la fedeltà divina ha ora abbandonato la moglie e i figli per una nuova avventura amorosa con una donna divorziata.
La storia è purtroppo ormai di dominio pubblico perché è stato lo stesso ex don a darne pubblicità sui suoi social. Senza vergogna e senza rispetto per l’ex moglie o per i suoi parrocchiani di un tempo.
E c’è da chiedersi se in tutto questo ci sia una coerenza, un filo logico che tenga insieme le scelte di un uomo che ha voltato le spalle non solo alla Chiesa, ma ora anche alla famiglia. Forse sì, se si considera che la coerenza non è mai stata il suo forte. Un tempo uomo di Dio, si era poi lasciato sedurre dalle sirene del mondo secolare, dopo una serie di “cadute (è lui stesso a parlarne in un suo scritto autobiografico) abbandonando il sacerdozio per un’esistenza più “normale”. Ma, a quanto pare, neanche quella normalità è riuscita a contenere l’inquietudine di chi, forse, è destinato a non trovare pace né tra le navate di una chiesa, né tra le mura domestiche.
Questa turbolenta transizione è raccontata, però, in modo diverso nelle sue parole indirizzate al suo arcivescovo, in una memoria che si legge come una profonda confessione spirituale.
“Prima di iniziare questa memoria”, scriveva il sacerdote, “desidero benedire la bontà di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che mi ha chiamato al servizio della comunità ecclesiale ed all’annuncio del Vangelo tramite il dono soprannaturale del sacerdozio. Dichiaro di amare la comunità ecclesiale e di venerare tutti i suoi insegnamenti.”
L’uomo che si risolve a chiedere la riduzione allo stato laicale e la dispensa dal celibato, dopo una lunga e attenta riflessione, è lo stesso che ora abbandona anche il suo secondo impegno, quello matrimoniale. La sua vita, descritta in questa memoria, riflette un percorso segnato da profonde inquietudini e tensioni, un cammino che si snoda dalla sua infanzia in una famiglia religiosa e povera, attraverso il seminario e l’ordinazione, fino alla crisi che lo porta a lasciare il sacerdozio.
“La mia formazione nel seminario minore,” racconta, “è stata un’esperienza formativa ed umana di prim’ordine, che sovrastava di gran lunga gli stili e i modelli del seminario maggiore, dal quale uscivo con un disagio e una delusione crescenti.”
Le sue parole rivelano un percorso interiore di sofferenza, segnato dalla percezione di un tradimento da parte della Chiesa, che lo porta a un distacco emotivo e spirituale progressivo, culminato nelle sue dimissioni dalla facoltà teologica di Sicilia. Un’uscita di scena che è il preludio all’addio definitivo al sacerdozio, e che ora sembra ripetersi, con toni simili, nel contesto familiare.
“Non credo sia il caso di scendere ulteriormente nei dettagli di questa vicenda,” scrive, “che, del resto, ho già illustrato a Sua Eccellenza nella mia lettera. Ripeto solo che le mie dimissioni furono dovute al fatto che in vari colloqui il professor *** ha rinunciato alla difesa della mia tesi dottorale.”
Ed è qui che emerge l’uomo dietro il sacerdote: un uomo in lotta con se stesso e con le sue scelte, incapace di trovare pace in nessuna delle strade intraprese. La sua storia è quella di un’incoerenza annunciata, forse inevitabile, di chi è sempre in fuga, in cerca di una stabilità che sembra sfuggirgli. E mentre la comunità osserva, tra lo stupore e la rassegnazione, c’è da domandarsi se questo ex prete, ormai ex marito, riuscirà a trovare in questo nuovo legame la stabilità che gli è sempre sfuggita. O se anche questa volta, tra qualche anno, non leggeremo un’altra cronaca di una nuova fuga verso l’ennesima chimera.
Davide Romano
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