Ex prete, studioso e professore di seminario, passato dalle tenebre alla Luce

Carlo Fumagalli. Nacqui ad Olgiate Molgora (Lecco) nel 1934. A nove anni entrai nel Seminario arcivescovile di Milano a Masnago (Varese). 

Dopo cinque anni mi associai ai Missionari della Consolata di Torino, presso i quali frequentai il ginnasio, il liceo, il noviziato, due anni di filosofia e quattro di teologia.

Dopo la mia ordinazione sacerdotale, nel 1961, fui destinato a insegnare nel Seminario della Consolata di Bevera (Castello di Brianza). 

Nel 1966, fui nominato direttore spirituale del Seminario. 
In quella carica rimasi fino al 1968, quando mi fu offerto di andare negli Stati Uniti per ulteriori studi. 
Prima di varcare l’oceano, andai alcuni mesi anni a Londra, dove aprii un collegio teologico. 
Negli USA è iniziato il travaglio della mia anima, con gli interrogativi su Dio, sul vero scopo della mia vita e sul perché Dio aveva creato l’uomo. 
Con questo stato d’animo andai in Africa dove, nel novembre del 1974, iniziai degli studi di antropologia tra iSamburu del Kenya Settentrionale. 

Il mio intento era quello di condurre una ricerca della cultura, società ed economia dei Samburu, unitamente allo studio della storia e dell’ecologia del posto, così da poter identificare i fattori critici di cambiamento socio-economico operanti in società tribali, influenzati da governi coloniali e nazionali. 
Anche se avevo dure giornate di lavoro, alla sera avevo lunghe ore libere che trascorrevo nella riflessione e meditazione. 
Lontano da ogni forma di pressione esterna e routine formalizzata, ebbi così tempo per pensare un pò a me stesso e per dare ascolto alle onde tumultuose e agitate della mia anima, tanto insoddisfatta del tipo di vita che conducevo. 
Però, nel mio cuore sapevo che l’ unica decisione onesta alla quale potevo giungere era quella di lasciare il mio istituto e il sacerdozio. 

A ciò giunsi nella prima parte del 1975.
A quel punto, sentii una grande pace crescere in me, e sperimentai un grande senso di liberazione. 
Nel febbraio del 1976, al termine della mia ricerca in Africa, ritornai negli Stati Uniti. 
Libero, ora, da ogni legame ed obbligo con la Chiesa Cattolica, decisi di fare la mia strada, stabilendo da me stesso quello che era giusto o sbagliato, vero o falso; divenni, in altre parole, un agnostico. 
Il mio unico scopo divenne quello di perseguire una carriera come professore universitario. 

Nel settembre del 1977, ottenni il dottorato (Ph.D.) in Antropologia, e nel novembre dello stesso anno Roma mi rilasciò la dispensa da ogni obbligo sacerdotale. 
Nel frattempo continuai la mia ricerca, specialmente nell’occulto e nelle religioni orientali; ma nel mio cuore c’era un gran vuoto che niente poteva colmare; nella mia mente c’era una grande sete e fame di verità, d’amore e di giustizia, che niente poteva soddisfare. 
Allora ero lontano, quasi totalmente, da ogni forma e pratica religiosa tradizionale; quotidianamente, però, leggevo qualche brano del Nuovo Testamento. 

Ai primi di Marzo del 1979, iniziai a leggere il libro “The Late Great Planet Earth” di Hal Lindsey (tradotto anche in italiano col titolo “Addio terra, ultimo pianeta“), un libro che avevo qualche giorno prima comprato “casualmente” in un negozio di Buffalo
Come di regola, iniziai a leggere il libro con grande scetticismo e con senso molto critico.
Dopo alcuni capitoli però mi dovetti fermare perché, per la prima volta in vita, mi trovavo di fronte ad un fatto completamente nuovo: varie profezie, scritte circa 2500-2600 anni fa, stavano ora avverandosi sotto ai miei occhi. 
Nei lunghi anni di università, avevo imparato che neppure il più grande scienziato del mondo può prevedere con certezza quello che può accadere all’indomani. 

Dovetti perciò concludere che la Bibbia deve essere vera e che può solo venire da Dio. 
In quello stesso momento, ancora seduto al mio tavolo di studio, fui convinto di essere un peccatore e che, come tale, non c’è l’avrei mai fatta a salvarmi con le mie sole forze. 
Compresi allora, senza alcuna ombra di dubbio, che Gesù era morto sulla croce per me, e che l’unica via per essere salvato era di chiedere direttamente a Lui di perdonare i miei peccati, e di entrare nel mio cuore come il mio Signore e Salvatore.
E così feci. 

La risposta di Gesù al grido del mio cuore fu istantanea e meravigliosa; in quel momento sperimentai la potenza della grazia divina che mi lavava e mi purificava da tutti i peccati, sozzure e iniquità; piangendo di gioia, dovetti inginocchiarmi per gustare la potenza dell’amore e del sacrificio redentivo di Gesù, che aveva salvato un grande peccatore come me. 

In quel momento ero divenuto “figlio di Dio” (Giovanni 1:11-13), ero “nato nuovamente” nella vita dello Spirito (Giovanni 3:3-7), in forza del “seme incorruttibile della Parola di Dio” (1 Pietro 1:1-23); avevo ricevuto la certezza di essere salvato (Efesini 2:8Romani 8:16) ed avevo avuto un assaggio dello squisito banchetto spirituale che Gesù ha promesso a tutti quelli che lo ricevono nel loro cuore (Apocalisse 3:20).

Da quel giorno in poi, sento come un fuoco ardere in me; il Signore mi ha dato una tale fame e sete per la sua parola (che ora so essere l’unica fonte di verità), che la maggior parte del mio tempo di studio lo dedico alla Bibbia.

Tratto da: http://www.incontraregesu.it/


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