Ogni buon cristiano sa che l’evangelizzazione è un comandamento del Signore Gesù, per ogni suo discepolo che vuole servirlo veramente. Infatti, Egli ha detto: “Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15).
Ma è una realtà, purtroppo, come l’evangelizzazione che, nella prima epoca cristiana era uno stile di vita per i discepoli di Cristo, oggigiorno, in quest’epoca moderna, da molti credenti è vista come un evento periodico.
Paolo apostolo diceva: “Guai a me se non evangelizzo!” (1Corinzi 9:16). Questo ci fa comprendere che l’evangelizzazione è un’importante chiamata per ogni cristiano, un comandamento al quale Dio tiene fortemente per l’espansione del suo regno.
Ma questo comandamento che siamo chiamati ad osservare con timore, è divenuto per molti credenti un qualcosa di facoltativo e non più un comandamento da seguire.
L’evidenza è che ci siamo chiusi sempre più nelle nostre chiese, riempiendoci di culti, trascurando la predicazione della buona notizia, mentre il mondo, lì fuori, sta perendo senza conoscere Gesù.
Ci sono chiese che, purtroppo, vedono l’evangelizzazione più come un evento, ed evangelizzano solo in particolari periodi dell’anno, non avendo una continuità e perseveranza in questa chiamata.
Oggi, poi, è l’epoca dei social. Certo, i social hanno facilitato e velocizzato la divulgazione del Vangelo. Ma, è anche vero che molti credenti sono stati così tanto legati dai social, che non si impegnano più a portare la buona notizia nei luoghi della loro vita quotidiana.
Riconosco siamo nell’era di internet, della globalizzazione, possiamo comunicare comunicare il Vangelo ed evangelizzare in tempo reale con ogni persona del mondo. Ma riconosco anche che molto difficile riconoscere ciò che è reale da ciò che è virtuale o immaginario. E ci sono tante cose che non riusciamo più a distinguere nella loro realtà.
Io so una cosa leggendo la Parola, che anticamente, nel Vecchio Testamento, l’arca del Signore non poteva essere trasportata da un carro, da altri attrezzi mobili, da buoi, da asini, da cavalli da corsa. Doveva essere portata rigorosamente a spalle da coloro che erano stati preposti dal Signore, i Leviti, una famiglia consacrata a Dio, che serviva il Signore giorno e notte. E questo mi fa capire che la presenza di Dio, la sua grazia, la sua santità non possiamo delegarla ad attrezzature elettroniche, purché Dio può usarle; dev’essere incarnata nella nostra vita, dev’essere portata a spalla in un mondo dove non si può più distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, il vero dal falso. E solo l’autenticità di una vita consacrata, non finta, non virtuale, ma realmente spesa e coinvolta per il Vangelo, potrà essere credibile e rendere il Vangelo efficace e penetrante.
Cari fratelli e sorelle, che il Signore ci aiuti a obbedire a questo comandamento con timore, e ci aiuti ad avere in noi amore per i perduti.
Alessio Sibilla
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook