Monta in Olanda la campagna per arrivare al diritto di morire per tutti. Malati e non. Si comincia dagli over 75. Non finirà con loro.
È la solita storia: per silenziare il messaggio si sposta l’attenzione sul messaggero e, in questo caso, sulla busta in cui il messaggio è contenuto. Si scredita l’uno e ci si indigna dell’altra. È quello che è successo a Kees van der Staaij, parlamentare olandese leader del Partito politico riformato (Sgp), e al suo grido di allarme per le derive che l’eutanasia di Stato ha preso in Olanda. Il 20 luglio sul Wall Street Journal è uscito un suo commento con uno di quei titoli che fanno saltare sulla sedia: “In the Netherlands, the Doctor Will Kill You Now” (In Olanda, di questi tempi il dottore vi ucciderà).
«Stanno crescendo le pressioni perché il governo olandese legalizzi una “pillola eutanasica” per coloro che non sono malati, ma semplicemente giudicano la propria vita conclusa», scrive il deputato dopo aver ricordato che l’Olanda è stato il primo paese al mondo che ha legalizzato l’eutanasia (2002), riservata ai malati terminali. Nel frattempo è stata estesa a dementi e sofferenti psichici, e gli abusi (Van der Staaij fa un paio di esempi) sono all’ordine del giorno, tanto che alcune centinaia di medici favorevoli all’eutanasia per i malati fisici si sono ribellati con una pubblica dichiarazione. Ma ministri del governo uscente e Società olandese per il diritto a morire «continuano a esercitare pressioni, affermando che gli individui dovrebbero avere la possibilità di “uscire dalla vita”. Ma questo argomento è davvero convincente? Coloro che cercano la morte perché la loro vita è “conclusa” sono spesso vittime della solitudine e della disperazione. Alcuni anziani temono di essere un fastidio per i loro figli con le loro esigenze sociali e mediche. Non vogliono essere sentiti come un peso. Legalizzare la pillola per l’eutanasia potrebbe significare esercitare ulteriori pressioni sui vulnerabili, sui disabili e sugli anziani».
Argomenti ragionevoli e degni di considerazione, se non addirittura buone ragioni per indignarsi della china scivolosa su cui l’Olanda appare incamminata. Ma la prima reazione dei giornali olandesi è stata quella di scandalizzarsi per il titolo ad effetto e di sottolineare che il giornale americano aveva omesso di indicare che Van der Staaij è il leader di un partito fondamentalista cristiano. Come scrive la pubblicazione online DutchNews, «lo Staatkundig Gereformeerde Partij è il più ortodosso fra i partiti cristiani marginali olandesi e detiene tre dei 150 seggi del parlamento. Il partito ritiene che l’Olanda dovrebbe essere governata “interamente sulla base dei decreti di Dio così come sono stati rivelati nelle Sacre Scritture”. L’Sgp non crede che le donne dovrebbero svolgere un ruolo attivo in politica ed è anche contrario ai diritti degli omosessuali, all’aborto e all’eutanasia».
Ebbene sì, l’Sgp raccoglie i calvinisti più intransigenti, che vorrebbero che l’Olanda fosse governata Bibbia alla mano, reintroducendo la pena di morte come prevista nell’Antico Testamento, vietando l’uso delle auto la domenica, istituendo il reato di blasfemia, eccetera. Attirare l’attenzione sul fenomeno rappresentato da questo fossile politico vivente è una buona tattica per distrarre dal fatto, giustamente richiamato da Van der Staaij, che l’Olanda sta veramente muovendosi nella direzione dell’eutanasia e del suicidio assistito per tutti.
«Un passo alla volta»
Nel febbraio dell’anno scorso il rapporto finale di una commissione consultiva istituita dal governo guidato da Mark Rutte (una coalizione fra i liberali del Vvd e i laburisti del PvdA) aveva concluso che l’Olanda non aveva bisogno di una nuova legge sull’eutanasia o il suicidio assistito per assecondare le richieste di chi voleva mettere fine alla propria vita senza motivazioni legate allo stato di salute. Si erano mostrati contrariati per le conclusioni della commissione il partito del premier Mark Rutte (Vvd) e due partiti allora all’opposizione, il D66 che è una specie di Partito radicale olandese, e i GroenLinks, la sinistra verde.
Infatti pochi mesi dopo due ministri del partito di Rutte, quello della Salute Edith Schippers e quello della Giustizia Ard van der Steur, inviavano una lettera alla Camera bassa del parlamento nella quale spiegavano che il governo, preso atto del parere contrario della commissione Schnabel (dal nome del sociologo chiamato a presiederla), aveva tuttavia maturato l’intenzione di proporre una legge per quanti volevano mettere fine alla propria vita perché la giudicavano “conclusa”. Trascorsi due mesi, nel dicembre 2016, Pia Dijkstra, deputata di D66, presentava un suo disegno di legge che prevede la possibilità del suicidio assistito per ogni persona che abbia compiuto almeno 75 anni e consideri concluso il suo percorso vitale.
Infine il 2 marzo scorso, nel corso di una trasmissione tv, il leader di D66 Alexander Pechtold rivelava che l’obiettivo finale del suo partito è estendere la facoltà di ricorrere all’eutanasia o al suicidio assistito a tutta la popolazione, senza alcun requisito. A una persona del pubblico che gli rimproverava che il ddl Dijkstra restringeva il diritto all’eutanasia su richiesta agli ultra75enni, escludendo perciò lui 57enne convinto di dover mettere fine alla sua vita, Pechtold rispondeva: «Penso che in una civiltà le decisioni relative alla morte spettano al singolo individuo. Non abbiamo chiesto noi di essere mandati su questa terra, e se diciamo, con piena consapevolezza, “basta così”… Ma adesso abbiamo un consenso intorno all’iniziativa di Pia Dijkstra. Al fine di non mettere in discussione questo consenso, dobbiamo procedere un passo alla volta». Il giorno dopo Rutte in un’intervista televisiva rendeva nota la sua disponibilità: «Sarebbe una cosa giusta se fosse possibile per le persone che considerano le loro vite concluse avere un modo di mettere fine alla propria vita con dignità».
Il destino del ddl Dijkstra o di un altro progetto di legge simile è legato ai negoziati per la formazione del nuovo governo, che si trascinano ormai da cinque mesi dopo le elezioni del 15 marzo scorso. Se il Vvd (che anche questa volta è stato il primo partito, pur avendo perso 8 seggi rispetto alle precedenti politiche) porterà dentro alla maggioranza di governo il D66 o i GroenLinks, l’eutanasia per tutti diventerà sicuramente legge. Ed è altamente improbabile che almeno uno dei due non diventi parte del prossimo esecutivo.
Un «ribrezzo morale»
Nel frattempo l’opposizione extraparlamentare all’estensione dell’eutanasia appare concentrata nei ranghi della professione medica. L’associazione ufficiale dei medici olandesi (Knmg) ha reso nota nel marzo scorso la sua contrarietà ai progetti di legge in discussione, perché potrebbero avere l’effetto di «stigmatizzare la condizione anziana» come tale.
Il mese prima 220 medici avevano pubblicato un’inserzione sui principali giornali per dichiarare la loro contrarietà alla pratica dell’eutanasia su persone dementi, anche quando queste avevano firmato da sane una dichiarazione anticipata di trattamento interpretabile come una liberatoria in tal senso: «Fare un’iniezione mortale a un paziente in condizioni di demenza avanzata sulla base di una dichiarazione scritta? A qualcuno che non può confermare il suo desiderio di morire? No, noi non lo faremo. Il nostro ribrezzo morale di fronte alla prospettiva di mettere fine alla vita di una persona indifesa è troppo grande».
Insomma, gli stessi medici olandesi che non hanno avuto fino a ieri problemi a praticare l’eutanasia su malati terminali consenzienti, di fronte agli sviluppi che si preannunciano la pensano come il fondamentalista cristiano Kees van der Staaij. Che sul Wall Street Journal ha scritto anche: «Più del 60 per cento degli specialisti di geriatria dicono già di avere subìto pressioni da parte di familiari dei pazienti affinché praticassero l’eutanasia sui loro pazienti anziani. Sta per venire il giorno in cui la società considererà del tutto normale per le persone che invecchiano e si ammalano inghiottire una pillola e scomparire? Se è così, coloro che vorranno continuare a vivere contro le aspettative della società, saranno obbligati a giustificarsi».
Foto Shutterstock
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