Estate a tutto gay: è tendenza arcobaleno

img-_innerArtFb-_175845570-c922f713-4224-4a41-ba44-f6e2d063fed1L’assessore per gli omosessuali, l’osservatore Onu per i diritti Lgbt e il cardinal postulatore della causa gay. Alla vigilia dei mega esodi vacanzieri, a chi si chiedeva quale fosse la moda dell’estate 2016, la risposta arriva dalla cronaca: è la tendenza arcobaleno. Colore quanto mai appiccicatosi alla causa gay tanto da diventare ormai non più il simbolo della pace istituita tra Dio e gli uomini dopo il diluvio, ma il distintivo per far passare ogni rivendicazione della causa omosessualista come giusta e sacrosanta. Insomma: basta mettere un arcobaleno davanti a tutto e tutto viene compreso ed accettato.

Ne sono un esempio alcune decisioni che lambiscono trasversalmente la politica e la società e che, partendo dalla provincia emiliana, arrivano fino ai grandi consessi dell’Onu. Non c’è che dire: la causa gay si è ormai innestata così bene nell’agenda di politici e organismi internazionali che ormai può vantare la caratteristica di essere veramente glocal. Locale e globale al tempo stesso.

Tre episodi di questi giorni ne segnano il percorso. Iniziamo dal locale e salendo per li rami arriviamo al globale.

A Bologna il riconfermato sindaco Pd Virginio Merola doveva stupire elettori e giornali con un colpo ad effetto. Ha fatto molto di più del neo sindaco di Torino Chiara Appendino che ha nominato assessore alle Pari Opportunità il presidente dell’Arcigay Marco Giusta, ormai sono bravi tutti. Ma non si è accontentato del più classico assessorato alle Pari Opportunità da affidare magari a qualche femminista sfegata. E’ andato oltre. Come? Creando un assessorato ai Diritti Lgbt. Lei si chiama Susanna Zaccaria ed è stata riconfermata assessore del Merola bis, ma non alla casa come nella consigliatura precedente, bensì alle Pari opportunità ai nuovi cittadini e ai diritti LGBT.

Una novità assoluta. Con la delega apposita si inaugura una speciale forma di assessore: quello della comunità gay, che potrà così avere in giunta un suo rappresentante politico di riferimento. Davvero un bel colpo, per le varie Arcigay e Arcilesbica che possono così fregiarsi di essere arrivate al governo della Città senza essersi presentati con una loro lista. Insomma: ciò che non si è potuto fare con il voto popolare, lo si fa grazie a questi esperimenti di ingegneria socio politica, terreno dove peraltro a Bologna sono maestri dato che sotto le due torri quello della causa gay è da sempre un must di impegno democratico.

E tutti gli altri? Quelli cioè che non sono omosessuali e non aderiscono alla causa dell’omosessualismo militante come si sentiranno tutelati dalle pari opportunità? Si arrangino. Come ad esempio le famiglie. Di solito eravamo portati a pensare che gli assessorati si occupassero di quegli aspetti del vivere civile che interessano tutti: la casa, le strade, il bilancio, lo sport, la scuola. Ma a Bologna hanno fatto uno strappo alla regola perché certe “attenzioni” se il popolo non se le vuole dare, deve pensarci la politica. Masticano amaro le tante associazioni del forum famiglie che ieri lamentavano la completa assenza persino di uno sportello per le famiglie. Inutile intuire la politica messa in campo dalla nuova amministrazione bolognese: tutto a gay e Lgbt, alla famiglia tradizionale, quella che Merola lo ha votato tanto quanto i gay, neanche uno spioncino per essere ascoltata.

Ma è evidente che la tendenza arcobaleno non accetta alibi: o di qua o di là. E se non ti adegui a fare qualche cosa nella tua attività di gay friendly sei automaticamente un omofobo. In Germania il cardinal Reinhard Marx, ringalluzzito dall’essere citato dal Papa in persona nel celebre discorso aereo sulle scuse ai gay, si è messo subito all’opera. Parlando recentemente a Dublino aveva detto che bisognava chiedere scusa. Ma da ieri bisogna andare oltre. Come? “Creando strutture apposite per il rispetto dei loro diritti, come le unioni civili e la Chiesa non deve essere contraria”, ha dichiarato al Nacional Catholic Reporter. E pazienza se il Papa aveva appena messo in guardia dalle battaglie politiche della causa gay, alle quali essere contrari.

Salendo sempre più nell’empireo global ecco che qualcuno sembra aver raccolto il suggerimento del cardinale, che lo ricordiamo, fa parte del parlamentino dei “nove” che lavorano a stretto contatto con il pontefice.

Sempre che oggi non arrivi un’inattesa bocciatura, questa mattina avremo il primo ufficio Onu incaricato di rispettare la creazione o l’applicazione da parte di ogni stato dell’agenda Lgbt. Siamo a Ginevra dove ha sede l’alto commissariato Onu sui diritti umani. Che oggi all’ordine del giorno ha una votazione particolare: l’approvazione di una risoluzione sull’identità di genere e l’orientamento sessuale volta a creare un commissario speciale che vigili sul compimento dei diritti della comunità Lgbt. Con quale autorità? Questo sarebbe bene scoprirlo, ma dato che ormai l’agenda omosessualista ha supporter ovunque non sarà difficile trovare nelle pieghe di un qualche regolamento un riferimento normativo che supporti la necessità della creazione di questa speciale polizia.

Che, ben inteso, non ha avrà carattere coercitivo né repressivo, a questo ci pensano le tante leggi Scalfarotto approvate qua e là nel globo, ma solo una valenza diplomatica. In sostanza: dovrà monitorare che ogni stato sovrano svolga il compitino. E nel caso questo non venga fatto intervenire con strumenti più o meno di pressione in sede Onu. Non siamo alla polizia politica, ma poco ci manca. E non è un caso che alcuni giornali ispanfoni in questi giorni abbiamo parlato di “Gestapo gay”, come ha fatto il sito actuall.com. Tutto infatti nasce da un’idea di alcuni stati latinoamericani, tra cui il Messico, l’Uruguay, il Brasile, il Costa Rica, la Colombia, l’Argentina e il Cile, e che rappresenta un passo in avanti rispetto alle precedenti risoluzioni del 2011 e del 2014 che parlavano genericamente di censura di ogni discriminazione sociale.

Dietro, ovviamente, la manina degli Stati Uniti, che nel corso di quest’ultimo mandato Obama ha designato il diplomatico Randy Berry come ambasciatore della comunità gay in tutto il mondo e che in questa nuova risoluzione ha avuto una voce in capitolo determinante. Dunque, quest’estate cambiate spiaggia e cambiate mare: addio famiglie grigie e piatte, va di moda l’arcobaleno. Addio black power, è sempre più rainbow power.

di Andrea Zambrano | Lanuovabq.it


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