Entro il 2050 tutti vegetariani, o il pianeta rischia di collassare per il consumo eccessivo di risorse. È perentorio il monito che arriva da un gruppo di ricercatori dello Stockholm International Water Institut – Istituto Svedese per il controllo delle risorse idriche mondiali -, guidati dal professor Malin Falkenmark. In un rapporto pubblicato in occasione della Settimana Mondiale dell’Acqua che si è tenuta a partire dal 26 agosto 2012 (quest’anno si terrà in settembre), il gruppo di ricerca ha infatti illustrato diversi scenari di consumo, mettendoli in relazione alla disponibilità d’acqua attuale e all’incremento demografico previsto, dagli attuali 7 miliardi ai 9 che ci si aspetta nel futuro prossimo. Il risultato lascia poco spazio all’immaginazione: le stime dei consumi d’acqua rendono, secondo gli scienziati svedesi, del tutto inattuabile una produzione di cibo animale sufficiente a soddisfare l’intera popolazione mondiale del futuro. Troppa acqua, troppi pascoli, troppo inquinamento. “Non ci sarà abbastanza acqua per produrre il cibo necessario ai due miliardi di persone in più che ci saranno nel 2050” scrive Malik Falkenmark, “soprattutto se si manterranno i trend attuali, che vedono il mondo avvicinarsi a una dieta di tipo occidentale con il 20% delle proteine assunte derivanti dagli animali”. ll vegetarismo si profila dunque come una delle soluzioni per scampare a uno scenario catastrofico di carestie, guerre per il cibo e per l’acqua, una distopia che già comincia a presentare i primi, lontanissimi bagliori. Aumentare il consumo di proteine e altri nutrienti fondamentali di origine vegetale, portandolo al 95 % – se non addirittura al 100 %. Il rapporto svedese è molto critico, soprattutto attorno al tema dell’acqua, dimostrando come i prodotti di origine animale necessitino quasi dieci volte il quantitativo necessario per la produzione di alimenti vegetali, oltre all’immenso sfruttamento di terre per il pascolo, che costituiscono quasi un terzo delle terre coltivabili. Lo hanno capito bene i molti italiani che hanno scelto di rinunciare all’animale nel piatto – e in molti casi anche ai suoi derivati. L’Avi, l’Associazione vegetariana italiana, stima che i vegetariani in Italia siano ben il 10 % della popolazione. Un dato importante, che porta l’Italia a essere il secondo paese al mondo per numero di vegetariani dopo l’India, complice probabilmente la rinomata e ottima cucina nostrana, ricca di alimenti di origine non animale e che in molti casi permette una variante “cruelty free” di quei piatti che invece prevedono l’uso di animali o derivati. Quasi nella metà dei casi – stima sempre l’Avi – si tratta di una scelta non legata a una moda passeggera, ma a una autentica presa di coscienza. Del resto non è una novità che la dieta green non presenti vantaggi soltanto per ciò che concerne l’impatto ambientale, ma anche la salute. È nuovamente un importante istituto a presentare dati scientifici a riguardo, la Loma Linda University – che già nel 1997, in tempi non sospetti per il “trend” vegetariano, aveva ospitato il Terzo Congresso Internazionale sulla Nutrizione Vegetariana. Recentemente invece l’istituto ha messo in relazione una dieta vegana e vegetariana con la prevenzione del cancro al seno. Lo studio evidenzia un rischio inferiore ben del 34 % rispetto a soggetti che seguono una dieta onnivora. La ricerca è stata finanziata dal National Cancer Institute ed è stata condotta dalla famosa attivista Kathy Freston su due gruppi di persone, uno dei quali sottoposto a regime alimentare vegano. Dopo due settimane, campioni di sangue dei soggetti volontari sono state poste a contatto con cellule tumorali umane ricreate artificialmente. Osservando l’alterazione genetica, i ricercatori sono stati in grado di determinare la maggiore efficacia preventiva della dieta vegana. Risparmio di risorse, ridotta emissione di Co2, minore impatto ambientale, prevenzione di tumori e malattie. Sono solo quattro delle argomentazioni effettivamente convincenti che i sostenitori della dieta priva di carne e derivati animali portano verso i loro detrattori. Eppure sono ancora numerosissimi i detrattori, anche all’interno dell’ambito accademico della medicina, che individuano nel veganismo e vegetarismo una fonte di scompensi e di malnutrizione. Un esempio è la carenza della vitamina B12, contenuta in buona quantità in carne, pesce, uova o pollame. Numerosi gli studi in proposito, tra cui spicca quello del dott. Hermann, che indica il 77 % dei vegetariani e il 94 % dei vegani come carente di vitamina B12. L’utilizzo di integratori naturali è, a tal proposito, una pratica sempre più diffusa tra quei vegetariani e vegani che tengono sotto controllo i valori di questa vitamina. Nonostante i tentativi di detrazione, sono sempre più numerose le iniziative per diffondere la dieta vegetariane e vegana in Italia. Numerose le associazioni che promuovono a livello micro e macro locale la cucina vegan, come la casa editrice e network attivista AgireOra che esporta regionalmente la sua “Gara di dolci vegan”, producendo materiale informativo e pubblicitario gratuitamente per tutti coloro che volessero affiliarsi in questo contest. O come l’iniziativa “Prendiamoli per la gola”, portata avanti dall’Avi e giunta ormai alla sua decima edizione a ottobre 2012 e portata avanti per tutto il mese. L’evento è rivolto principalmente a chi ancora vegetariano o vegano non lo è, ma ha interesse a provarne la cucina, e vede un network di ristoratori e locali che, aderendo all’iniziativa, presentano un proprio menù liberamente ispirato alla cucina tradizionale, al “made in Italy” e alla cucina multietnica. I segnali dicono che il “trend verde” è, almeno in Italia, in ascesa. Il tempo dirà se effettivamente, complici i numerosi campanelli d’allarme che arrivano da più fronti, tale segnale si trasformerà in una realtà più corposa, o addirittura in una prassi.
Da unimondo.org
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui