Guardarsi e capirsi al volo; sentire ciò che l’altro prova, soffrire o gioire insieme a lui; vedere un sorriso e riempirsi di gioia; sentire un pianto e inquietarsi.
Siamo cresciuti tutti con la convinzione che cuore e ragione siano fatti di pasta diversa.
Di recente le neuroscienze hanno dimostrato che l’empatia, ossia la meravigliosa capacità di mettersi nei panni dell’altro, non risiede nei cuori teneri, bensì nel cervello e precisamente nei “neuroni specchio” che si attiverebbero nella stessa area cerebrale durante l’interazione tra individui che vivono nello stesso stato emozionale.
I neuroni “sentinelle dell’empatia” dimostrano che siamo “intersoggettivi”, cioè non possiamo vivere gli uni senza gli altri: siamo membra di un unico grande “corpo”.
La capacità individuale di gestire il proprio mondo interiore si acquisisce all’interno della relazione, in primis con Colui che soddisfa il cuore, che è creato e creatore, principio e fine, l’alfa e l’omega, l’unico in grado di instillare quotidianamente pace e gioia.
Dove viviamo e con chi ci relazioniamo continuamente dipende solo da una nostra scelta: non si tratta di cambiare posto, ma di trasformare, ripulire e adornare il nostro spazio interiore.
Vivere gioiosamente, totalmente, liberi dai sensi di colpa seguendo il nitido riflesso di Dio farà sì che il Paradiso diventi una nostra intima esperienza, non più un semplice concetto metafisico.
La terra diventa stupenda se riusciamo a viverne la bellezza, a goderne le sue gioie, ad esercitare i nostri diritti come eredi legittimi del creatore della nostra anima.
Dunque, ancor prima di instaurare una relazione di qualsiasi natura, impariamo ad ESSERE AMORE, a riconoscere dentro di noi il fluire incessante dell’amore agape, divino e incondizionato che ci è stato donato gratuitamente.
Così come respirare è vita per il corpo, amare è vita per l’anima.
L’amore vero è quello che sgorga dall’unica sorgente divina, da Colui che ha modellato e creato i suoi figli con la sua potente mano rendendoli speciali e sublimi opere d’arte, ognuno unico e irripetibile ma tutti appartenenti allo stesso Creato.
Si tratta dello stato dell’essere che illumina il cammino di tutti i giorni, della lanterna notturna che non fa inciampare e scaccia ogni paura, della guida “che fa da Cicerone” che insegna con i fatti la “buona novella” della straordinaria eredità a cui tutti abbiamo diritto, che salva, libera e guarisce.
Allora, prima di empatizzare con gli altri instaurando relazioni che potrebbero rivelarsi dannose impariamo ad instaurare una comunione con il nostro intimo Cicerone, l’oratore per eccellenza che con il suo esempio ci ha donato l’AMORE inondandoci con il suo.
Il fulcro dell’amore agape è racchiuso in un unico potente comandamento: ama te stesso come il tuo prossimo.
Questo è possibile solo ricomponendo i pezzi del nostro cuore e riconoscendone la vera paternità: non c’è bisogno di alcun test del DNA ma di un semplice Si, di un semplice grido di un “cuore contrito” rivolto all’unico vero liberatore e salvatore.
Solo così l’amore che scorre continuamente in noi figli di Dio potrà essere riversato in ogni relazione che ci sarà indicata da quella voce soave che impareremo a sentire dentro di noi, l’unica che ci porterà al successo in ogni area della nostra vita.
L’amore si dimostra in “fatti e verità”, non con “lingua e parole”: proprio come i neuroni specchio, che si attivano senza alcuno sforzo intellettuale quando rispecchiamo una nostra emozione nell’altro, così l’amore come stato del nostro essere scorre naturalmente come una sorgente di acqua limpida inondando gli altri attraverso le relazioni.
L’intersoggettività, dunque, ci permette di condividere i comportamenti dell’altro, di capire cosa fa l’altro e perché lo fa; di discernere la spia emotiva che si è accesa nell’altro e che abbiamo imparato a riconoscere prima in noi.
Allora percezione e azione diventano due facce della stessa medaglia, una mappatura di sé: empatizzare significa comprendere dall’interno ciò che l’altro prova.
Nel mondo naturale la psicologia insegna che l’empatia non è la simpatia, in quanto seppur risulta molto difficile simpatizzare con gli altri senza essere empatici, si può sicuramente essere empatici e al contempo essere egoisti o addirittura sadici.
Lo dimostrano gli innumerevoli casi di cronaca nera degli ultimi tempi dove il “macabro” diventa realtà attraverso corpi spiritualmente morti, che proiettano sugli altri il loro inferno interiore.
Nel mondo spirituale simpatia e empatia sono sinonimi: “l’amore rende simili l’amato (Creatore) e l’amante (sua creatura)”. Ecco che la passione per Dio porta alla compassione per gli uomini, riconosciuti e accettati incondizionatamente e legittimati ad esistere in quanto figli di un unico meraviglioso padre, di un’unica meravigliosa triade divina.
Nel mondo naturale l’empatia diventa uno stile di vita, una modalità di base con cui entriamo in relazione con gli altri; nel modo spirituale la rivelazione è la matrice coesiva del nostro sentire, che ci aiuta a capire con chi entrare in relazione.
L’empatia sta al mondo naturale come la rivelazione sta al mondo spirituale.
Nel Cristiano l’intelligenza emotiva si fonde con l’intelligenza spirituale formando il carattere dell’unico irripetibile figlio di Dio: il seme è piantato nella sua identità.
Dopo essere entrati in una relazione profonda con la nostra parte divina il rispecchiamento di noi negli altri sarà semplice.
A noi la scelta: in Chi vogliamo rispecchiarci? Quale spazio interiore abbiamo imparato a costruire? Quale Architetto abbiamo scelto? Se abbiamo scelto lo stesso Architetto della nostra anima il Paradiso sarà già dentro di noi: in questo caso la relazione instaurata sarà la proiezione dello stesso e saremo “la luce e il sale del mondo”.
“Infatti, non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato” (Ebrei 4:15).
Saverio Corsini – notiziecristiane.com
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